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VITA E' UN CERCHIO (LA) - regia Mario Mattia Giorgetti

La vita è un cerchio La vita è un cerchio regia Mario Mattia Giorgetti

regia di Mario Mattia Giorgetti
testi di Gianni Hott
con Mario Mattia Giorgetti
Milano 2009

www.Sipario.it, 12 gennaio 2009
La poesia di Gianni Hott prima di leggerla vale la pena di sentirla recitata dalla viva voce d'un attore che sappia entrare in sintonia con il suo spirito profondo. Emerge così in primo piano la forza evocativa d'un linguaggio ricco di immagini vitali, colorate, espressione d'una forte passionalità che rischia sovente di cadere nella retorica, nell'eccesso di aggettivazioni barocche ma si ferma in tempo perché l'ispirazione parte sempre da una meditazione sofferta, da un impegno appassionato di sincerità.

Hott scrive poesie per chiarire a se stesso le problematiche che la vita pone a una mente riflessiva. I temi trattati sono molteplici, dalla riflessione filosofica all'indignazione per le ingiustizie della società. Spiccano in modo particolare l'ossessione del tempo che ci sfugge sbriciolandosi in attimi fugaci, la memoria che sfida l'usura del tempo, l'erotismo che va oltre la sfera della passione sessuale per diventare capacità di sentimento, d'amore, di vitalismo prorompente. E sullo sfondo, inevitabile, l'ombra della morte annidata nell'illusorietà del tempo, la morte che vince ineluttabilmente ma al tempo stesso è un niente sconfitto dalla febbre orgiastica, spinta fino al limite dell'annullamento mistico, di Eros.

Sono in definitiva i grandi temi esistenziali ed è una scelta coraggiosa perché si cammina sul crinale stretto che separa l'entusiasmo trascinatore dalla caduta nella banalità. Hott, pur con qualche eccesso didascalico e retorico, supera nel complesso la prova per la sua capacità evocativa stimolata da un'osservazione attenta della realtà che sa cogliere dettagli inusuali e accostamenti paradossali. Nelle sue composizioni più riuscite Hott sa evidenziare con grande pregnanza un particolare minimo in cui si concentra tutto un insieme di evocazioni intense. Come per esempio nella poesia che coglie sulla pensilina d'una stazione il saluto tra un bimbo dietro il finestrino d'un treno in partenza e un barbone, l'incontro fuggevole della speranza con la sconfitta. O nella composizione d'immediatezza quasi zen su una goccia di pioggia disperatamente aggrappata in abbraccio amoroso a una foglia e destinata ineluttabilmente al fango del suolo.

Vittorio Tivoli

Ultima modifica il Domenica, 11 Agosto 2013 15:05

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