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TI REGALO LA MIA MORTE, VERONIKA - regia Antonio Latella

"Ti regalo la mia morte, Veronika", regia Antonio Latella "Ti regalo la mia morte, Veronika", regia Antonio Latella

di Federico Bellini e Antonio Latella
liberamente ispirato alla poetica del cinema fassbinderiano
regia di Antonio Latella
con Monica Piseddu, Annibale Pavone, Valentina Acca, Candida Nieri,
Caterina Carpio, Nicole Kehrberger, Fabio Pasquini, Maurizio Rippa,
Massimo Arbarello, Sebastiano Di Bella, Fabio Bellitti
scene di Giuseppe Stellato, costumi di Graziella Pepe
luci di Simone de Angelis, ombre alTREcce, assistente alla regia Brunella Giolivo
produzione Ert,
al teatro Storchi di Modena, 7 maggio 2015, prima nazionale

www.Sipario.it, 15 maggio 2015

"Aiutatemi...aiutatemi. Non è una domanda, nessun punto di domanda. Aiutatemi, vi prego, è un favore che vi chiedo": parte così Ti regalo la mia morte, Veronika. Monica Piseddu alla ribalta, chiama a raccolta il pubblico, dietro di lei una fila di sedie lignee di una sala cinematografica, sullo sfondo un enorme arazzo di pelo grigio. Monica Piseddu è Veronika Voss e in una sala con le mezze luci accese inchioda il pubblico alla poltrona con quella sua richiesta e se lo porta dentro lo spettacolo, lo rapisce e lo tiene in scacco fino alla fine, senza sosta. Potente, tesa, la mimica facciale è di straordinaria dolente efficacia, il corpo esile coperto di un vestitino leggero con sulle spalle uno scialle rosso dice di un limite, dice di un bisogno d'amore urlato, dice di una vita irrimediabilmente passata, della morte che incombe, della paura dell'oblio. Così prende il via Ti regalo la mia morte, Veronika da Fassbinder, secondo Latella, non uno spettacolo, ma qualcosa che sta a metà strada fra un rito e un pensiero agito sulla morte, sul bisogno d'amare, sulla donna e, naturalmente, sul cinema, sul teatro o ancora meglio su quella realtà accresciuta che sanno essere cinema e teatro. La nostalgia di Veronika Voss non solo è l'ultimo film di Fassbinder, ma soprattutto è un pretesto, è il mondo, è il canovaccio su cui Antonio Latella costruisce uno spettacolo autonomo che è omaggio al cineasta tedesco, è racconto fassbinderiano, ma è anche riflessione sul linguaggio della finzione e del cinema, sulla vita mangiata dall'arte, sulle illusioni e le favole narrate, girate, recitate che finiscono con essere più vere del vero, più reali della realtà. L'avvio del film La nostalgia di Veronika Voss è affidato alla lettura corale della sceneggiatura in cui la punteggiatura è segno che scotta, parola che mette un punto, scandisce il mondo per voce di primati, di scimmioni bellissimi che si arrampicano, circondano Veronika; la scimmia di cui è prigioniera, la droga che la ucciderà, la dipendenza nei confronti della dottoressa Katz, l'amore per Robert. Dietro quella fila di sedie accade un rito, si muovono figure che compongono ora il volto di Veronika, ora quello di Fassbinder in un gioco di sagome e ombre in cui si intravvede la presenza del regista tedesco, ma anche di una sorta di 'sosia' di Antonio Latella. Quasi che il regista partenopeo si offrisse a una condivisione mimetica con il 'suo' regista. Ciò che accade in Ti regalo la mia morte, Veronika è bellezza agita, ci sono i riferimenti a Fassbinder ma non sono l'unica chiave di lettura, c'è la voglia di interrogarsi sul linguaggio del cinema e del teatro, ma alla fine è solo una maschera per riflettere sull'impossibilità di arrivare all'autenticità della vita. Monica Piseddu insieme ad Annibale Pavone, Valentina Acca, Candida Nieri, Caterina Carpio, Nicole Kehrberger, Fabio Pasquini, Maurizio Rippa, Massimo Arbarello, Sebastiano Di Bella, Fabio Bellitti sono tutti perfetti, in gran sintonia in questo lavoro che è un respiro estetico che trascina via, che ti risucchia così come l'eroina risucchia Veronika e la porta in un altrove che è cechoviano, un enorme ciliegio in fiore ai piedi del quale in abiti ottocenteschi compaiono le donne di Fassbinder: Maria, Margot, Emma, Elvira in attesa dell'ultimo invitato Robert, l'amore impossibile di Veronika. Davanti a tanta bellezza si rimane senza fiato, Fassbinder lascia il passo a Cechov, Latella rende omaggio a Massimo Castri, la realtà china la testa e regala allo spettatore l'insondabile ambiguità della verità che sta nella finzione del teatro.... Un capolavoro.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Sabato, 19 Dicembre 2015 01:08

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