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TI HO SPOSATO PER ALLEGRIA - regia di Piero Maccarinelli

Ti ho sposato per allegria - regia di Piero Maccarinelli Ti ho sposato per allegria - regia di Piero Maccarinelli

di Natalia Ginzburg
con Chiara Francini e Emanuele Salce
e con Anita Bartolucci, Giulia Weber, Valentina Virando
scene Paola Comencinicostumi Sandra Cardinimusiche Antonio Di Pofidisegno luci Gianni Staropoli
regia Piero Maccarinelli
Produzione Roberto Toni per ErreTiTeatro 3
in collaborazione con Teatro della Pergola Fondazione
Roma, Sala Umberto, dal 14 gennaio al 2 febbraio 2014
Milano, Teatro San Babila, dal 7 al 16 novembre 2014

www.Sipario.it, 9 novembre 2014
www.Sipario.it, 6 febbraio 2014
L'insostenibile peso della finzione

"Ti ho sposato per allegria" è un classico della produzione drammaturgica di Natalia Ginzburg, scritta nel 1964. Commedia: "leggera nei toni quanto caustica e dura nella sostanza è la guerra aperta e dichiarata, dell'autrice, contro l'istituzione borghese del matrimonio: l'idea stessa di unione e l'impossibile prospettiva di combinare insieme esistenze e aspirazioni diverse.

Dal teatro al cinema

La pièce vanta un noto adattamento cinematografico, realizzato nel 1967 da Luciano Salce ed interpretato dalla coppia Monica Vitti- Giorgio Albertazzi.

Con cotanto illustre pedigree il San Babila, non ha esitato un attimo ad inserirla nel programma, nell'ambito di una stagione all'insegna dell'intrattenimento e della leggerezza... Un momento di riflessione... Solo uno, sarebbe bastato per capire quanto la Ginzburg sia antitetica rispetto alla concezione stessa di autrice leggera.

Ogni battuta delle sue commedie è un sassata! Strali al veleno scagliati contro ogni aspetto dell'esistenza: convinzioni personali, stili di vita, immagini dell'Io covate sotto la cenere delle reciproche infelicità. Tutto ciò che ne deriva sono: i tradimenti ideologici fra uomini e donne. Proletariato contro alta borghesia, logica contro caos, il tutto articolato in dialoghi semiseri, giocati sul fil di lana, fra disgrazie familiari, serie futilità e veleni quotidiani.

"Dov'è il mio cappello? ..."

Una mattina uggiosa a Roma e tutto ha inizio da un comune e logico interrogativo: "Dov'è il mio cappello?" Incipit apparentemente banale- proferito dal giovane avvocato Pietro - colto al momento di uscire da casa- per recarsi al funerale di un certo Lamberto Genova, medico e conoscente di famiglia.

Atto borghese e conformista che scatena, nella giovane moglie Giuliana, una sequenza interminabile di obiezioni: battute a fiume che implicano domande... ed altre domande ancora. Ed ecco il meccanismo che innesca l'azione nella commedia e crea un vortice di nomi, facce, storie, falsi ricordi e contrattempi.

Il teatro della Ginzburg è figlio dell'autocoscienza, della psicoanalisi, dei tic verbali e delle piccole idiosincrasie quotidiane, trasformate in alibi, a guisa di scusante degli egoismi quotidiani.

In "ti ho sposato per allegria", in particolare, ciò che tiene insieme questo neo matrimonio, è un vago senso di euforia e distrazione. La realtà che si cela dietro la coppia Pietro –Giuliana è una drammatica mancanza di alternative. La decisione di entrambi, di sposarsi, è solo il prodotto di considerazioni superficiali: assenza di un legame di reciproca condivisione ed eterna vocazione al divertimento... Le medesime dinamiche che renderà probabili le infauste previsioni della madre di Pietro... Assurta a pedante e svaporata "voce della ragione".

La leggerezza non si finge

La leggerezza è un dono... Uno stato di grazia: non si finge, né si imita. Soprattutto, la leggerezza non va confusa con la superficialità! La regia di Piero Maccarinelli è caratterizzata dal ritmo plastificato e piatto delle sit–com. Un piglio stanco e routinario che depaupera battute e senso stesso della commedia della Ginzburg, rendendola vuota e datata.

Una battuta, dopo l'altra, un quadro dopo l'altro, si tira avanti con noia e fatica. Sempre viva la speranza di terminare, il prima possibile, l'agonia di dialoghi che appaiono allo spettatore come sproloqui infiniti e interminabili.

La scelta di un figlio d'arte e veterano, qual è Emanuele Salce, non basta a contenere lo sfascio e non stempera l'amaro di una messa in scena che fa acqua da tutte le parti. La performance di Chiara Francini, nella parte di Giuliana, è più greve del piombo: stereotipata, statica e infantile non ingrana mai del tutto con lo spirito della commedia. Fra accenti forzatamente boccacceschi e ancheggiamenti a vuoto offre, allo spettatore, una lettura in chiave monocorde e a tratti irritante.

Giulia Weber, -.nella parte di Vittoria; domestica "tuttofare" -appare priva di mordente. Tutto sommato, il contorno giusto per questa commedia piatta e insipida.

Al primo atto, insulso, se ne aggiunge un secondo, se possibile, ancora più noioso e insostenibile, La presenza di Anita Bartolucci e Valentina Virando, rispettivamente madre e sorella di Pietro, pur concedendo una boccata di ossigeno, al pubblico, rendono questo Ensemble ancora più omogeneo e indistinto. Scelta musicale e scene, forzatamente simpatiche, strizzano l'occhio alla nostalgia degli anni sessanta- settanta dando la conferma delle premesse e del naufragio di una operazione di stampo palesemente commerciale.

Francesca Bastoni

Lo spettacolo di Maccarinelli risulta un pò fragile, nonostante gli sforzi e la buona presenza dell'attrice Chiara Francini e l'interpretazione dei più giusti e bravi attori tra i quali a spiccare è Giulia Weber nel ruolo della spiritosa cameriera, sempre interpretata da brave attrici in passato, e della suocera di Anita Bartolucci.
Emanuele Salce il marito della protagonista sorprende per la sua grazia e tenerezza.
Un testo un pò' antico che ricorda gli anni '70, ma che oggi appare un pò datato, almeno che non ci sia un interprete di grande rilievo e con una capacità comica particolare.
Dopo poco la curiose e il piacere comunque di assistere a una buona commedia svanisce così come i toni e la voce dalla prima attrice che per quanto si sforzi e a tratti sia anche buffa diventa un pò noiosa e ripetitiva.
Il personaggio si racconta continuamente, una ragazza che si affaccia alla vita con allegria e disincanto tra casa, lavoro perso e ritrovato, fidanzati che vanno e vengono, amiche come Elena e Manola molto invadenti. La ricerca della propria identità attraverso un'epoca un pò sgangherata ma sicuramente viva. Difficile oggi conservare un interesse "teatrale" per testi di questo genere; forse risulta più interessante una lettura senza negare lo stile e l'importanza di una scrittrice come la Ghinzburg in "lessico famigliare" commedie come: L'inserzione, Fragola e panna, La segretaria e tante altre.
Indimenticabile l'interpretazione di Adriana Asti e Monica Vitti.
Ricordo più recente anche Maria Amelia Monti e sempre la brava Giulia Weber ad affiancarla. La produzione è Erretiteatro di Roberto Toni.

Celina Vanni

Ultima modifica il Domenica, 09 Novembre 2014 23:45

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