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SONG OR NOT SONG - regia Vittorio Viviani

Song o not song Song o not song Regia Vittorio Viviani

di e con Vittorio Viviani
al piano Andrea Bianchi, scene e costumi Vittorio Viviani,
Messina, Sala Laudamo dal 12 al 14 aprile 2013

www.Sipario.it, 14 aprile 2013

Con quella faccia scavata da mariuolo e quella mise con pantaloni e camicia color antracite, come si conviene ai migliori chansonnier dell'Olimpia di Parigi, Vittorio Viviani – nessuna parentela col grande Raffaele drammaturgo cantante e macchiettista napoletano vissuto a cavallo tra '800 e '900 - si presenta alla Sala Laudamo non più con Ottavia Piccolo, cui le ha fatto da spalla in tanti spettacoli di Stefano Massini (Processo a Dio, La commedia di Candido, L'arte del dubbio) ma in compagnia dell'ottimo pianista Andrea Bianchi, per dare vita ad un pastiche musicale titolato Song o not song. Un pasticcio pure linguistico, come si può intuire, per cui il "song" può significare "canzone" in inglese, ma pure "sono" in napoletano. Insomma un titolo amletico, per cui l'essere o non essere lascia il posto a famose canzoni straniere riscritte in napoletano giocando sull'assonanza linguistica. Ecco dunque che My Way portata al successo da Frank Sinatra diventa Guaje mieje incentrata su un disoccupato; Yesterday dei Beatles si tramuta in Vers 'i sei intra 'o tram so' ottansei; Sound of silence di Simon and Garfunkel, canzone tratta dalla colonna sonora del film Il laureato (1967) di Mike Nichols, diventa E si so' fatti quasi l'otto con un Adamo che aspetta un'Eva in forte ritardo. E' ispirato Viviani, trovando dei complici in sala con cui condividere alcune scenette riguardanti il periodo esistenzialista francese con accenni ai versi di Prevert, passando poi ad una sorta di giaculatoria in onore di San Gennaro nei panni d'una vecchietta con scialle nero sulle spalle. Lo spettacolo con influenze stranianti brechtiane ma anche di Viviani Raffaele, assume i connotati d'un concerto per pianoforte e cantattore in cui Viviani Vittorio con grande ironia e un filo di sarcasmo racconta fatti dei nostri giorni con un'amarezza tragicomica. Ecco dunque che Blowin'in the wind di Bob Dylan diventa in U' brodo si fa friddi e in stile cabarettistico la Serenatella non è più "sciuè-sciuè" ma "shoa-shoa" e la famosa Et maintenant di Gilbert Becaud diventa Ammuntunà con chiari riferimenti alla spazzatura ammonticchiata in tante nostre città. L'ultimo pezzo è una canzone riveduta e corretta, tratta da Le vieux (I vecchi) di Jacques Brel e poi un bis in cui la New York, New York di Liza Minnelli diventa Nun tengu chiù letti sò' proprio distrutto.-

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Mercoledì, 25 Settembre 2013 09:01

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