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SCARFALIETTO (LO) - regia Geppy Gleijeses

Lo scarfalietto Lo scarfalietto Regia Geppy Gleijeses

di "Lo scaldaletto" di Eduardo Scarpetta;
adattamento, regia e spazio scenico Geppy Gleijeses?, Scene: Paolo Calafiore, ?Luci: di Luigi Ascione, ?Costumi: Sabina Chiocchio?, Musiche: Matteo D'Amico
Produzione: Teatro Stabile di Calabria, Teatro Quirino
?Interpreti: Geppy Gleijeses, Lello Arena, Marianella Bargilli, Valentina Capone, Gina Perna, Antonio Ferrante, Gianni Cannavacciuolo, Luciano D'Amico, Gino De Luca, Antonietta D'Angelo, Vincenzo Leto?
Trieste, Politeama Rossetti 21 marzo 2012

www.Sipario.it, 21 aprile 2012

Sono due pazzi scombinati i novelli sposi che bisticciano ininterrottamente nella farsa "Lo scarfalietto". Il brusio del litigio coniugale è il basso continuo che si avverte in tutte le scene di questo testo, "un miracolo di fattura e un intarsio perfetto", scritto a fine ottocento da Eduardo Scarpetta (ispirandosi ad una pochade di Meilhac-Halévy, proprio gli autori del libretto della Carmen di Bizet e della Manon di Massenet).

I loro battibecchi rutilanti, i loro dispetti reciproci in cui coinvolgono servitori, avvocati, ballerine di varietà, giudici strappano il sorriso sin dal primo quadro, che come per incanto – assieme agli altri – esce da un polveroso libro magico. Alla stregua di buffe marionette, marito e moglie si inseguono, si fanno sberleffi, si picchiano, si mordono, si insultano seguendo la cifra caricaturale partenopea. E ancora più divertenti e ottusi risultano se ad interpretarli sono due fuoriclasse come Lello Arena, uno dei grandi comici napoletani contemporanei, e Marianella Bargilli, giovane talentuosa attrice. Con la "smorfia" che l'ha reso celebre Arena anima, infatti, il personaggio mitico di Felice Sciosciammocca, borghese arricchito che nella riforma operata da Scarpetta sul teatro napoletano sostituì la maschera di Pulcinella, abolendo altresì la recitazione a soggetto. Goffo e boccalone per antonomasia (il suo cognome significa "colui che sta a bocca aperta"), è ingenuo fino alla stupidità, ignorando l'esistenza di tante parole e del loro significato e innescando così una girandola infinita di malintesi.

Geppy Gleijeses porta in scena il suo amore per la drammaturgia napoletana, firmando lo spettacolo nella regia, nell'adattamento del testo e nell'idea per lo spazio scenico. "Per me rappresentare Scarpetta era una necessità... è un genio che rappresenta psicoanaliticamente anche tutto il tuo passato", scrive nelle note, definendo questo repertorio finalmente recuperato "un grumo di passioni, un viluppo di sentimenti e di ricordi avvolti dalla nostalgia di anni lontani e gioiosi"...

La trama procede all'insegna dell'iperbolicità. In un salotto borghese tra due giovani coniugi succede il finimondo per la banale rottura di una borsa dell'acqua calda ('o scarfalietto, appunto) nel letto nuziale: la crisi matrimoniale diventa serissima ("è iniziata la guerra dei Trent'anni!"), si convocano avvocati e si preparano richieste di separazione. A tutto questo assiste per caso don Gaetano Papocchia, che vuole proprio nel palazzo di Felice affittare un "quartino" per la sua amante Emma Carcioff, capricciosa soubrette d'avanspettacolo. Nel secondo atto, l'attempato e improbabile viveur, tutto lazzi e gag nella brillante versione di Gleijeses, viene inseguito, per testimoniare sull'accaduto, dalla furiosa coppia fino al teatro Mercadante, dove così le prove di un balletto in corso sono destinate miseramente a naufragare. L'ambientazione del terzo atto è infine in tribunale, tra esilaranti teste, giudici e uscieri, durante un processo in cui rimane memorabile l'arringa dell'avvocato don Anselmo Raganelli Tartaglia, caratterizzazione spassosissima sempre affidata alle cure recitative ancora di Gleijeses.

Un allestimento intelligente molto apprezzato dal pubblico proprio perché costituito da un trionfo di esibita teatralità cui gli attori sanno conferire la giusta enfasi. Esso indugia, infatti, sull'umorismo machiettistico che concresce su una ridda di equivoci e bizzarrie ma sa ritrarre impietosamente anche l'insita comicità del mondo borghese.

Elena Pousché

Ultima modifica il Domenica, 29 Settembre 2013 12:55

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