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STUDIO SUL SIMPOSIO DI PLATONE - regia Andrea De Rosa

Studio sul simposio di Platone Studio sul simposio di Platone Regia Andrea De Rosa

di Platone, drammaturgia Federico Bellini
regia Andrea De Rosa
con Giulia Briata, Antonio Gargiulo, Eleonora Giovanardi, Leonardo Lidi, Anna Gaia Marchioro, Martina Polla, Matthieu Pastore, Filippo Quezel, Massimo Scola, Annamaria Troisi
direttore tecnico Robert John Resteghini, produzione di Emilia Romagna Teatro Fondazione
al Teatro delle Passioni, Modena, 12 ottobre 2012, debutto nazionale

www.Sipario.it, 17 ottobre 2012

Il dialogo platonico è un pre-testo, è il punto di partenza, ma non è troppo chiaro quale sarà il punto di arrivo dello Studio sul Simposio di Platone, messo in scena da Andrea De Rosa come un grande punto interrogativo sull'amore... Lo spazio vuoto fa da tavoletta su cui si incidono gli interrogativi platonici, cui fanno seguito un testo e una drammaturgia che procedono per situazioni, per apologhi di ordinaria o straordinaria disperazione erotica, solipsismo, mercificazione del corpo, cupio dissolvi di un'attualità che irrompe nel pensiero platonico, mostrando la distanza abissale fra il filosofo e l'uso che ne fa il regista De Rosa. Il corpo diviso a metà, l'anima in cerca della sua parte gemella per sentirsi completa e appagare un senso di mancanza perenne sono il motore che spinge ad agire, a cercare di soddisfare il desiderio che è mancanza, ma anche fuga dalla morte. L'amore può sconfiggere la morte e lo fa nella procreazione, è infatti nella generazione che l'uomo si eterna, ma anche nel sapere e nella conoscenza dell'altro che lega indissolubilmente i due amanti, in una tensione al sapere; come indica Platone nel legame fra allievo e maestro. Sono questi alcuni brandelli di un procedere per enunciati che interseca Platone, Carmelo Bene, Jacques Lacan, Umberto Galimberti, Jean Paul Sartre, Bertrand Russel, solo per citare alcuni degli autori che compongono un testo che procede per apposizione e non per via argomentativa. E la drammaturgia di Federico Bellini rispecchia l'andamento di una messinscena che appone situazione a situazione e si apre con gli interrogativi posti dagli attori alla platea sulla parità fra i sessi, sull'amore omosessuale, su ciò che vuol dire sadismo o masochismo e via discorrendo... In tutto ciò s'inseriscono le parole platoniche come risposta o rimpallo dell'incertezza e della paura di amare, o meglio del declinare l'amore come sessualità e pornografia. Così sullo sfondo un'infermiera sul modello dei film pornosoft è segno di un immaginario erotico, al centro fra bottiglie e un portatile c'è chi si masturba, mentre le scene di un film porno vengono proiettate sullo sfondo. L'elenco delle tipologie di film porno è il catalogo di una sessualità vissuta come prestazione, una sessualità autoreferenziale che nulla ha a che fare con Eros del Simposio e con Platone. C'è il legame d'amore che si estrinseca in un legare il corpo di una donna, immobilizzarlo come carcassa appesa di una macelleria dell'anima. C'è – come tormentone omosex – il ripetere da parte di uno degli attori: «Ma nel Simposio non ci sono le donne», quasi che la presenza femminile intimorisca il maschio ermafrodita, l'uomo a cui non rimane che un piacere onanistico e solipsistico. Ed è questo che accade nella scena finale col denudarsi di uno dei ragazzi, il suo inneggiare a ipad, iphone, e ai prodotti, il suo fotografarsi e riprendersi in una solitudine di angosciante masturbazione.... In tutto ciò Lo Studio sul Simposio di Platone realizzato da Andrea De Rosa si limita a frequentare con superficialità i luoghi comuni di un'angoscia dell'oggi che nulla ha a che fare con l'amore, non trova risposte agli interrogativi iniziali e soprattutto si concede ad una deriva effettistica che appare alla fin fine banalotta e francamente brutta da vedere.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Domenica, 29 Settembre 2013 12:54

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