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SCUOLA DELLE MOGLI (LA) - regia Arturo Cirillo

"La Scuola delle Mogli", regia Arturo Cirillo. Foto Luca Del Pia "La Scuola delle Mogli", regia Arturo Cirillo. Foto Luca Del Pia

di Molière, traduzione di Cesare Garboli
con Arturo Cirillo, Valentina Picello, Rosario Giglio, Marta Pizzigallo, Giacomo Vigentini,
scene di Dario Gessati; costumi Gianluca Falaschi
luci Camilla Piccioni; musiche Francesco De Melis
regia Arturo Cirillo
assistente regia Mario Scandale
assistente scenografo Eleonora Ticca; assistente costumista Nika Campisi
musiche di scena eseguite da Francesco De Melis (chitarra classica), Caterina Dionisi (pianoforte), Vasco Maria Livio (computer), Lorenzo Masini (chitarra acustica), Orlando Trotta Paik (clarinetto e percussioni)
foto Luca Del Pia
produzione MARCHE TEATRO – Teatro dell'Elfo – Teatro Stabile di Napoli
visto al teatro Comunale di Casalmaggiore, 12 febbraio,
in tournée, 24 febbraio teatro San Domenico di Crema,
dal 26 febbraio al 10 marzo al Teatro dell'Elfo a Milano

www.Sipario.it, 14 febbraio 2019

E' un mondo coloratissimo quello che Arturo Cirillo si è inventato per la sua Scuola delle mogli, tanto colorato è il contesto, quanto buia e doppia è l'anima del suo Arnolfo. Così l'attore e regista napoletano torna al suo Molière e lo fa con uno stile maturo, pieno di invenzioni, mettendo in atto un mix di tracce sotto testuali che vanno dalla farsa alla rivista, dall'idea di personaggi marionette a una cupezza che si scioglie in una corsa finale senza meta.
Tutto ruota intorno alla casa girevole ideata da Dario Gessati in cui Arnolfo (Arturo Cirillo) ha rinchiuso Agnese (Valentina Picello), ragazza di umile provenienza, educata con l'obiettivo di farne una moglie docile, ignorante e ingenua, tenuta sotto chiave nella sua cameretta a cui si accede tramite una scala e una botola; e guardata a vista dai servi Marta Pizzigallo e Rosario Giglio. Peccato che nel disegno di educazione sentimentale messo in atto da Arnolfo non sia stata computata la variabile amore che per la giovane Agnese ha le fattezze di Orazio (Giacomo Vigentini). Ne La scuola delle mogli la partita è fra la costruzione razionale del ruolo sociale: la moglie e la forza sconvolgente del cuore: quello di Orazio, ma anche quello del burbero Arnolfo che alla fine si ritrova innamorato della sua creatura, ovviamente non corrisposto e visto un po' come un mostro. Tutto questo nella versione registica di Arturo Cirillo assume un andamento leggero, a tratti caricaturato, da raffinata rivista in cui la traduzione poetica di Cesare Garboli appare squillante e ben delineata come le luci di Camilla Piccioni, le musiche di Francesco De Melis e i costumi di Gianluca Falaschi.
Si parte con un tono leggero, ma poi pian piano a fronte della consapevolezza del fallimento e del trionfo della passione gli accenti si fanno più cupi e stridono intelligentemente con i colori accesi di una scena che sembra fare il verso ai quadri di Hopper e nelle luci a certe assolutezze visive, regalate dal miglior Bob Wilson. Nello svelarsi della follia dominatrice e ossessiva di Arnolfo ciò che pareva solare e allegro si fa cupo: la cameretta tutta ninnoli di Agnese è una prigione da cui lei cerca di fuggire e a cui accede non visto il suo amante. Il buon Arnolfo a cui Orazio si affida è doppio, è impegnato a osteggiare l'amore del giovane fingendosi suo sodale, fino a scoprirsi lui stesso innamorato di quell'Agnese che vorrebbe sua bambola e che educa come tale con tanto di parrucca e vestito plastico che ne fanno una sorta di automa.
Valentina Picello costruisce una Agnese in sottrazione, allampanata, atterrita, ma non sconfitta e men che meno remissiva che alla fine non solo mostra di sapere il fatto suo, ma nella corsa intorno alla casa, inseguita da Orazio, dimostra la sua indipendenza e allergia al matrimonio. Arturo Cirillo è ora un Arnolfo a scatti e che reinterpreta le movenze marionettistiche del miglior Totò, per poi farsi più morbido ma non meno incisivo e graffiante nell'evolversi del personaggio da calcolatore a vittima d'amore. E allora – ultimo atto di resa – all'Agnese liberata e in balia della corsa della passione, l'Arnolfo beffato non può che dire en passant un sulfureo e spezzante: 'sporcacciona'. Bella la prova d'attore del giovane e agile Giacomo Vigentini, così come sorretti da sapere attoriale sono le parti di Rosario Giglio e Marta Pizzigallo. Gli applausi finali sono calorosi per un Molière molto pensato e molto agito.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Martedì, 19 Febbraio 2019 08:38

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