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SOTTOVOCE, OMAGGIO A RAFFAELE VIVIANI - regia Ernesto Lama

Da sinistra Elisabetta D'Acunzo, Ernesto Lama, Marina Bruno in "Sottovoce", regia Ernesto Lama. Foto Fiorella Passante Da sinistra Elisabetta D'Acunzo, Ernesto Lama, Marina Bruno in "Sottovoce", regia Ernesto Lama. Foto Fiorella Passante

con Marina Bruno, Elisabetta D'Acunzo, Ernesto Lama

pianoforte Giuseppe Di Capua

fiati Francesco Sossio

contrabbasso Emiliano Berti

percussioni Pasquale Benincasa
elaborazioni musicali Giuseppe Di Capua

regia Ernesto Lama

Napoli, Teatro Nuovo dal 19 –al 21 dicembre 2017

www.Sipario.it, 21 dicembre 2017

Il prossimo 10 gennaio si compiranno 130 anni esatti dalla nascita di Raffaele Viviani, lo "scugnizzo stabiese". Probabilmente, uno dei modi migliori di celebrare questo importante anniversario per il mondo del teatro e degli spettacoli in genere è assistere a Sottovoce, pièce imbastita dalla compagnia Gli Ipocriti raccogliendo alcune tra le più belle canzoni, poesie e gag scritte (e interpretate) da Viviani. In scena prima di tutto Ernesto Lama, protagonista che nella riproposizione del repertorio di Raffaele Viviani dà sfogo alle sue qualità di intrattenitore a 360 gradi (cantando, recitando e anche improvvisando battute col pubblico), accompagnato dalle altrettanto brave e versatili Marina Bruno ed Elisabetta D'Acunzo. Un cast che non si risparmia e offre una grande prova fisica – oltre che di sentimento –, accompagnato dalla musica dal vivo di Giuseppe Di Capua e del suo ensemble.
Basta poco al pubblico del Teatro Nuovo di Napoli per ritrovarsi catapultati nella città di inizio novecento, tra le sue miserie e i sentimenti. I divertimenti e l'attesa frenetica della tradizionale festa di Piedigrotta, trionfo del folclore partenopeo; le angosce di un padre che vede assottigliarsi lo stipendio di umile guardiano municipale (e contemporaneamente allargarsi la famiglia, in cui coi figli arrivano nuove bocche da sfamare); le spacconate dei cosiddetti "guappi" che non perdono occasione di ostentare forza e spavalderia. Il tutto sapientemente descritto dal poeta e drammaturgo Viviani, che passa dalla comicità e ironia pungente alla dolcezza e pathos di chi svela i tormenti dell'anima. Per esempio, della gelosia o di un amore non corrisposto. Tra i temi affrontati anche le morti sul lavoro, rimaste drammaticamente attuali: in questo frangente Ernesto Lama, recitando i versi del Viviani, indossa una camicia bianca in segno di lutto.
L'omaggio a Raffaele Viviani intitolato Sottovoce si divide in cinque quadri, il primo dei quali dedicato proprio alla festa di Piedigrotta: alle musiche capaci di far ballare l'intera città, ai colori e ai carri, ma soprattutto alla gente che pare in delirio. Di tutt'altro genere il secondo quadro, che riguarda gli innamorati, con brani celebri come 'O nnammurato mio e Tarantella Segreta. In un'alternanza continua tra il pittoresco e il grave, si susseguono poi riflessioni sul lavoro e sulla guapparia, fino al conclusivo omaggio all'operetta.
Sottovoce regala suggestioni memorabili. Il racconto in musica, per esempio, dell'operaio che muore tragicamente cadendo dall'impalcatura è toccante e di grande lucidità; sembra quasi che l'autore sapesse di dover denunciare una piaga che difficilmente si sarebbe rimarginata. Colorato e vivace, invece, il segmento dedicato alla malavita al femminile, con le due interpreti Bruno e D'Acunzo che, intonando Bambenella o Avvertimento, indossano abiti maschili (con tanto di cravatte), come a voler rappresentare l'emancipazione.
Infine la morte, che Viviani descrive nei suoi versi come un'amica misteriosa: il poeta è sempre e indissolubilmente attaccato alla vita, ma anche affascinato dalla legge sovrannaturale che domina l'umanità e che prima o poi porrà la fine di tutto, germinando (forse) un nuovo inizio.

Giovanni Luca Montanino

Ultima modifica il Venerdì, 22 Dicembre 2017 08:14

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