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SANGUE (IL) - regia Pippo Delbono

"Il sangue", regia Pippo Delbono "Il sangue", regia Pippo Delbono

ideazione e regia Pippo Delbono

con Pippo Delbono e Petra Magoni
e
con Ilaria Fantìn (liuto, opharion, oud, chitarra elettrica)

produzione Compagnia Pippo Delbono

In coproduzione con il Festival del Teatro Olimpico di Vicenza

Napoli, Teatro Nuovo dal 15 al18 dicembre 2016

www.Sipario.it, 19 dicembre 2016

Chiunque conosca Pippo Delbono sa della sua lunga e coraggiosa carriera attraverso teatro e cinema. Un percorso costellato di riscritture e rivisitazioni ardite: sperimentazioni su cui molto si è scritto, specie a proposito del coinvolgimento nelle messe in scena di barboni e reduci da manicomi. Versi incontrano musiche, storie prendono vita in performance che, distruggendo gli schemi, non risparmiano emozioni.
Delbono parla dal palco agli spettatori, senza seguire un vero e proprio copione: chiacchiera come se fosse all'osteria, inanella aneddoti sulle sue straordinarie amicizie. Come quella con il compianto Lou Reed e sua moglie Laurie Anderson, che dello spettacolo Il Sangue avrebbe dovuto essere protagonista (se solo Lou non si fosse ammalato).
Poco male: la performer statunitense è sostituita in questo "concerto in forma drammatica" dalla cantante Petra Magoni, che da subito si mostra perfettamente calata nella giusta atmosfera lirica.
Il Sangue è un racconto di dolore e smarrimento: l'epopea tragica (nel vero senso della parola) del profugo e dell'apolide, nella sua personificazione classica, ovvero Edipo. Eroe della mitologia greca, protagonista della saga tebana e della tragedia di Sofocle. Un disperato senza tempo e vagabondo senza più una meta. Delbono ripercorre il dramma di Giocasta suicida, ma soprattutto dell'uomo, Edipo, marito e figlio nello stesso tempo; mostruoso quanto inconsapevole artefice della profezia che lo volle assassino di suo padre (e sposo di sua madre), maledetto fino alla settima generazione. Accecato dallo sconforto e dall'abbandono, prima che dalla propria mano: del resto, che altro i suoi occhi avrebbero dovuto vedere?
Il viaggio de Il Sangue, in cui il pubblico generosamente viene accompagnato, è fatto di episodi curiosi: incastonate nella tragedia greca e universale, infatti, troviamo le storie degli ultimi; come l'attore feticcio Bobo, che è sordo, muto e reduce da quarant'anni di manicomio. Di primavere Bobo ne ha ormai compiute 80 e da 20 segue Delbono in compagnia, da un palcoscenico all'altro.
Il dramma di Edipo, l'uomo senza patria né radici, si sviluppa anche attraverso le canzoni interpretate da Petra Magoni, che (intervenendo nel monologo di Delbono) dà voce ad autori rinascimentali come Peri e Caccini, ma poi si cimenta anche col sommo Monteverdi. La cantante pisana regala, inoltre, grandi emozioni con il Leonard Cohen di Hallelujah, la Sinéad O'Connor di Nothing compares to you e Fabrizio De Andrè per il gran finale. Suggestivo l'accompagnamento musicale di Ilaria Fantìn, che fa vibrare le corde di strumenti antichi come il liuto e l'opharion.
Delbono, abituato a riflettere attraverso la sua arte su temi sociali e politici che dividono, non guarda con commiserazione alla condizione del profugo, ma vi si cala con la generosità e l'intensità che lo contraddistinguono. Da uomo viscerale che sa commuovere e compiere un miracolo: dal dolore fa nascere un fiore; una creatura delicata e pura come Bobo, alla cui voce è affidata la conclusione di questo toccante spettacolo.

Giovanni Luca Montanino

Ultima modifica il Lunedì, 19 Dicembre 2016 20:28

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