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SCHIAVI DELLA VIOLENZA - regia Lorenzo Capineri

"Schiavi della violenza", regia Lorenzo Capineri "Schiavi della violenza", regia Lorenzo Capineri

di Pasquale Salerno
regia Lorenzo Capineri
con Pasquale Salerno, Michele Spinicci, Nino Faranna, Francesco Benanti Vitale,
Alessandro Sitta, Marco Campolunghi, Sara Baldassarre

assistente regia Giulia Violante Teruzzi
scenografia Giulia Violante Teruzzi
luci Francesco Gentili, Lorenzo Capineri
organizzatrice generale Federica Paladini
progetto "Polveri di Scena" in coproduzione con Teatro Edi (Barrio's)
Teatro Edi (Barrio's), Milano, 11 novembre 2016

www.Sipario.it, 7 dicembre 2016

La ricerca di se stessi nell'Inferno dantesco

Un incipit dantesco ci porta nell'inferno di una città senza nome, probabilmente nel meridione d'Italia e alle soglie degli anni '90, dove regna il Male, fatto di corruzione e assenza di ogni forma di morale sociale. Suo sindaco è il malvagio Don Basile. Quattro giovani maschi, anime perse in un labirinto esistenziale senza vie di uscita, tentano di ribaltare il proprio destino dedicando la loro malavita a soccorrere i più deboli. Un medico vizioso che si spinge un po' oltre con la figlia è la prima vittima di questo ambizioso progetto. Tra iniziali sensi di colpa che colgono i quattro, mettendo in crisi le loro intenzioni iniziali, si arriva presto allo scontro finale con Don Basile e il suo scagnozzo che nel frattempo vengono a conoscenza dei nuovi rivali. Libero, Dante, Cristo e Muto, così si chiamano i componenti del gruppo criminale, decidono per primi di sferrare l'attacco, ma non tutto va come previsto e chi rimane è obbligato a ripensare e a rimettere in discussione la propria vita.
"Schiavi della violenza" scritto da Pasquale Salerno, anche attore nello spettacolo, vuole suggerirci che tutti noi, in un senso o nell'altro, prima o poi cadiamo nella violenza. Sia nel caso in cui ce ne serviamo per scopi malefici, sia nel caso in cui la utilizziamo per obiettivi più nobili come fanno i personaggi della storia. Ma al di là di questo primo significato formale più o meno discutibile (davvero siamo tutti schiavi della violenza, di quella fisica? Perché di questo si tratta nello spettacolo) che rischia di emergere da una drammaturgia un po' semplicistica che oppone i buoni ai cattivi, il testo scorre su un fil rouge interpretativo più sottile e sociologico. Sotto le urla (a volte eccessive) e le pistole che danno vita alla rabbia si intravede la crisi di identità personale e sociale non solo dei protagonisti ma anche dei molti giovani di oggi alle prese con il problema del lavoro e, più profondamente, con la ricerca di un senso nella vita. La violenza quella fisica, ci teniamo a sottolinearlo, diventa per Libero e i suoi compagni il senso che trovano o meglio lo strumento per trovarlo. È una violenza sempre intrisa di religione che rimanda il pensiero alle organizzazioni criminali del Sud Italia dove il sangue si mischia a Dio. È da questo punto di vista, quello sociologico, che "Schiavi della violenza" risulta più interessante.
Lorenzo Capineri sostiene la drammaturgia firmando una regia affascinante dai toni innovativi. I suoi ingredienti vincenti sono i video, le musiche e soprattutto il sapiente utilizzo delle luci. Tutti insieme riescono a creare un'atmosfera dal sapore cinematografico dando profondità emotiva alla messinscena. In una scenografia semplice ma efficace, gli attori aggiungono ritmo ed energia ad una recitazione che non annoia mai e che ci illude di trovarci di fronte a un film d'azione. Ci vengono in mente "Romanzo Criminale" e "Arancia meccanica". Non è poco. Se "Schiavi della violenza" per ora è un progetto, gli auguriamo di consolidarsi in un risultato vincente. Ha tutte le carte in regola per poterlo essere come lo dimostrano gli applausi convinti del pubblico.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Giovedì, 08 Dicembre 2016 15:27

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