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SOGNO D'UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE - regia Elio De Capitani

"Sogno d'una notte di mezza estate", regia Elio De Capitani. Foto Luca Piva "Sogno d'una notte di mezza estate", regia Elio De Capitani. Foto Luca Piva

di William Shakespeare
traduzione di Dario Del Corno
regia di Elio De Capitani
scene di Calo Sala, costumi di Ferdinando Bruni
musiche originali di Mario Arcari
coro della notte di Giovanna Marini
con Corinna Agustoni, Giuseppe Amato, Marco Bonadei, Sara Borsarelli, Clio Cipolletta, Enzo Curcurù, Loris Fabiani, Lorenzo Fontana, Vincenzo Giordano, Sarah Nicolucci, Emilia Scarpati Fanetti, Luca Toracca, Vincenzo Zampa
luci di Nando Frigerio
produzione Teatro dell'Elfo, con il sostegno di Fondazione Cariplo
visto al teatro Ponchielli, il 6 ottobre 2016

www.Sipario.it, 2 dicembre 2016

Più che un sogno, un lungo incubo in cui l'amore lascia il passo al sesso, in cui il diurno è fagocitato dal notturno, in cui gli appetiti erotici si saziano nel bosco, da sempre luogo di incontri poco raccomandabili, ma anche spazio in cui fare i conti con il lato oscuro dei propri desideri. Tutto questo suggerisce Sogno di una notte di mezza estate, lo spettacolo culto del Teatro dell'Elfo, come Arlecchino servitore di due padroni lo è per il Piccolo Teatro. Elio De Capitani recupera l'edizione del 1997, un'edizione storica, festosa, eccessiva, colorata, kemp. La ripresa di quell'edizione finisce inevitabilmente con farsi scrittura archeologica, evocazione di un clima e di un'estetica che dichiarano il tempo che hanno e chiedono di essere accettati in toto o rifiutati, senza troppi compromessi. Questa sensazione è di chi vide l'edizione del 1997 e può oggi fare il raffronto, diverso è probabilmente lo sguardo di chi vi arriva senza esperienze pregresse.
A dominare la scena è una sorta di arco trionfale che richiama la scena dell'Olimpico di Vicenza. È questo il segno dell'Atene neoclassica in cui Teseo e Ippolita sono prossimi a festeggiare le loro nozze. In realtà l'apollineo contesto ateniese contiene già di per sé il dionisiaco, chiamato ad esprimersi al massimo nel bosco con la sfida fra Oberon, re degli Elfi, e Titania, regina delle fate. Tutto il Sogno è un moltiplicarsi all'ennesima potenza del desiderio: Teseo e Ippolita hanno il loro corrispettivo in Oberon e Titania, non è un caso che siano interpretati dai medesimi attori: Enzo Curcurù e Sara Borsarelli, così come speculari sono i bisticci amorosi che legano i quattro giovani innamorati: gli energici Clio Cipolletta (Elena), Sarah Nicolucci (Ermia) Vincenzo Giordano (Lisandro), Loris Fabiani (Demetrio). Il gioco delle passioni e degli equivoci è gestito con atletica energia da Puck che si muove come un demone, come una sorta di Arlecchino, interpretato da Giuseppe Amato che ricorda da vicino Ferdinando Bruni, vent'anni fa nei panni del folletto. La compagnia degli artigiani con Bottom destinato a voglie asinine (Marco Bonadei) e gli altri sodali: Lorenzo Fontana, Vincenzo Zampa, Corinna Agustoni trova una sua cifra espressiva in una comicità da vaudeville e da cabaret che conquista il pubblico per la sua immediatezza e verve, ma inevitabilmente finisce col compiacersi delle varie gag.
Sogno di una notte di mezza estate di Elio De Capitani pesta sull'eccesso di senso e di toni, cita spettacoli ed estetiche che spaziano dal Sogno di Lindsay Kemp al film L'ultima tempesta di Peter Greenaway che vent'anni fa avevano un loro fascino e che oggi appartengono a un passato che si potrebbe definire classico e anestetizzante, mentre negli anni in cui furono proposti fecero se non scandalo, per lo meno discutere. A tutto ciò sui assiste con affetto per chi vide il Sogno nel lontano 1997 al teatro Romano di Verona. Assistere al Sogno di una notte di mezza estate di De Capitani fa lo stesso effetto di assistere all'Arlecchino di Strehler: appare evidente che l'estetica è passata, fa un po' tenerezza, lo si gode se lo si contestualizza, in caso contrario si ha l'impressione di essere al cospetto di una vecchia signora che nasconde il tempo che avanza con un trucco un po' troppo pesante.
Detto questo, Sogno di una notte di mezza estate ha la ragione di permanere per la storia del Teatro dell'Elfo, perché ne rappresenta la palestra estetica e didattica, è il territorio in cui i capocomici Elio de Capitani e Ferdinando Bruni formano e mettono alla prova i loro giovani interpreti, è lo spazio del provarsi con l'ebbrezza della fantasia sulle ali di quell'aquila dai voli in picchiata che è William Shakespeare. Se l'edizione 2016 ha avuto una sua ragione d'essere nei 400 anni della morte di Shakespeare e nel progetto che ha coniugato la pièce con l'opera A Midsummer Night's Dream di Britten, iniziativa promossa dal circuito OperaLombardia, il Sogno di una notte di mezza estate porta in sé il dna del teatro d'attore di De Capitani/Bruni, un teatro che sa guardare al pubblico e alla necessità di inseguire e seguire una medietas estetica che possa mettere d'accordo spettatore professionista e spettatore occasionale, portando entrambi gli sguardi su un campo drammaturgico in cui l'attualità e la contemporaneità hanno la meglio, sono il terreno di senso in cui trovano spazio le novità testuali come l'approccio ai grandi classici. In questo senso avere a che fare con il Sogno di una notte di mezza estate dell'Elfo è fare i conti con la storia di una compagnia e di due capocomici come De Capitani e Bruni.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Venerdì, 02 Dicembre 2016 22:30

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