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QUARTETT - regia Robert Wilson

Quartett Quartett Robert Wilson

di Heiner Müller
regia, scene, luci: Robert Wilson
musiche originali di Michael Galasso
con Isabelle Huppert, Ariel Garcìa Valdès, Rachel Ebehart, Philppe Lehembre, Benoît Maréchal
coproduzione Odéon Théâtre de l’Europe, La Comédie de Gnève, Théâtre du Gymnase
al Teatro Strehler, Milano, prima nazionale, 2007

www.Sipario.it, 2007

Isabelle Huppert strepitosa, generosa e sensuale nell’algida e perfetta architettura scenica ideata da Bob Wilson per Quartett di Heiner Müller. Heiner Müller ha ridotto in un testo essenziale, tranciante e tagliente il romanzo Le relazioni pericolose, quindici pagine di assoluto rigore stilistico e parole scolpite con precisione e bellezza. Su quel testo Bob Wilson – amico di Heiner Müller - ha costruito il suo spettacolo di pura forma, mettendo in scena non solo le geometrie amorose della perfida Merteuil (Isabelle Huppert) e di Valmont (Ariel Garcìa Valdes), ma trasformando di corpi degli attori (in scena anche Rachel Eberhart, Philippe Lehembre, Benoit Maréchal) in puri segni che nelle gestualità ripetute e innaturali disegnano lo spazio stagliandosi sui fondali colorati e cangianti inventati dalla magia delle luci, ideate da Bob Wilson. Quartett di Heiner Müller svela con asettica precisione i meccanismi della relazione di coppia e i meccanismi di seduzione in cui il corpo e il solo atto fisico diventano l’unico modo per dare un senso all’esistenza se non alla vita stessa. Il rapporto fra Valmont e Merteuil diviene un gioco al massacro, un continuo sperimentare, un osare perenne che finisce col distruggere i due soggetti in un languido e inquietante scambio di identità, due amanti ma accomunati dalla medesima solitudine. La relazione fra i due si riflette nel doppio dei due innamorati  più giovani – una proiezione a posteriore delle invenzioni amorose di Valmont e Montreuil -, uno specchiarsi che è anche un po’ un autoannullarsi. Su tutto e tutti domina lei, Isabelle Huppert, di nuovo al fianco di Bob Wilson dopo lo strepitoso Orlando di quindici anni fa. Isabelle Huppert è in scena in continuazione per circa due ore, la recitazione è assolutamente astratta, ma paradossalmente sa essere carnale, calda. Le parole finiscono col significare in base non solo al loro valore semantico, ma anche a quello fonico. Quartett è un teorema sulle mille possibilità dell’amore e sulle relazioni pericolose di Valmond e Montreuil, relazioni che finiscono col confondersi, come il ruolo dei due attori, in cui natura animale e belluina si fondono in un gioco crudele che lascia senza fiato. Paradossalmente assistendo non si prova una sola emozione in Quartett, ma si gode profondamente della bellezza assoluta di Isabelle Huppert e del mago Bob Wilson, un esempio di teatro costruito sulla pura forma in cui gli elementi scenici, la perfetta gestione dello spazio, la capacità di piegare la naturalezza della presenza fisica degli attori in astrazioni danno corpo ad un’algida bellezza che non può non colpire, che riempie gli occhi e stupisce il cervello, ma chiede allo spettatore di starsene al suo posto, di assistere all’invenzione di un mondo di luce che si affaccia sull’abisso delle passioni.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Domenica, 11 Agosto 2013 09:41

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