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PICCOLA ANTIGONE E CARA MEDEA - regia Teresa Ludovico

"Piccola Antigone e Cara Medea", regia Teresa Ludovico "Piccola Antigone e Cara Medea", regia Teresa Ludovico

Due atti Unici di Antonio Tarantino

Con Teresa Ludovico e Vito Carbonara

Spazio e Luci Vincent Longuemare

Regia di Teresa Ludovico 

Produzione Teatro Kismet OperA Bari

Napoli, Teatro Elicantropo da giovedì 17 a domenica 20 marzo 2016

www.Sipario.it, 18 marzo 2016

Quando il pubblico è invitato a entrare nella sala intima e raccolta del Teatro Elicantropo, la scena è già aperta: la protagonista di Piccola Antigone e Cara Medea - con tanto di camice da inserviente, guanti e cuffia – dà il benvenuto agli spettatori di spalle, mentre pulisce per terra, abbozzando qualche passo di danza e intonando poche note di una rumba in sottofondo.
Lei, Teresa Ludovico, è protagonista e regista di questo allestimento, presentato dal Teatro Kismet OperA di Bari. Un monologo dedicato a due personaggi simbolo della tragedia greca, Antigone e Medea, nella riscrittura contemporanea e velenosamente ironica di Antonio Tarantino. Un racconto caustico, arrabbiato, che non manca di suscitare delle risate amare, con la complicità dell'attore spalla Vito Carbonara.
La prima parte dello spettacolo è dedicata all'eroina di Sofocle, Antigone, che qui ritroviamo incarnata in una prostituta dall'accentuata vis polemica e maniaca dell'igiene. Piccola Antigone ce l'ha con le "colleghe" extracomunitarie (che chiama con fare dispregiativo ex-comunitarie), colpevoli di falsare il mercato attraverso prezzi ribassati, ma non solo. Guerriera ormai sconfitta, sopraffatta dalla vita, ella ruggisce ancora contro i clienti che (assecondati proprio dalle prostitute straniere) pretendono tariffe abbordabili anche quando non mettono il preservativo o pretendono di farlo in posizioni strane. Mentre pulisce (compulsiva) la stanza in cui vive e riceve, Antigone parla in modo schietto, tossico e salace di rapporti anali, orali ed altre pratiche: per lei nessun limite o pregiudizio, eccetto il "tesoro" che tiene gelosamente custodito per il "suo" uomo. Un insieme di piccoli gesti che rappresentano un anelato futuro di amore e riscatto: la possibilità di slacciarle il reggipetto, di accarezzarle i capelli, o di baciarla sulle labbra. Per lei, come nella tragedia di Sofocle, il finale più orribile: ritrovare il proprio padre in un fin troppo morboso cliente.
Al bravo e credibilissimo Vito Carbonara il compito di dar vita ai classici intermezzi che nell'antico teatro greco scandivano le varie rappresentazioni. Cinque racconti dal sapore fanciullesco, ma dal tono surreale e quasi onirico.

Giovanni Luca Montanini

Ultima modifica il Sabato, 19 Marzo 2016 06:37

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