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PERICLE - regia Antonio Latella

Pericle Pericle Regia Antonio Latella

da William Shakespeare
adattamento e regia: Antonio Latella
con Alexandre Aflalo, Estelle Franco, Dominique Pattuelli (Belgio)
Jean-François Bourinet, Daniela Labbé Cabrera (Francia)
Valentina Gristina, Emiliano Masala, Daniele Pilli (Italia)
Paula Diogo, Luís Godinho, Martim Pedroso (Portogallo)
Julián Fuentes Reta (Spagna)
Udine, Teatro Palamostre
a Isola Pescaroli nell’ambito del festival Il Grande fiume, settembre 2007

www.Sipario.it, 1 febbraio 2008
Avanti, 4 ottobre 2007
Corriere della Sera, 9 aprile 2007

Pericle di Shakespeare è la conferma – se ce n’era bisogno – del genio assoluto di Antonio Latella che ha saputo creare uno spettacolo possente, ricco di emozioni, intelligente per lettura drammaturgica, costruendo intorno al testo poco noto di Shakespeare un gruppo di interpreti giovani e tutti bravissimi, provenienti da buona parte d’Europa come è tradizione del Progetto Thierry Salmon, diretto da Franco Quadri, e che è possibile grazie al sostegno produttivo del CSS di Udine. Pericle è il racconto del viaggio senza tregua del re di Tiro, soggetto ai capricci della sorte, alla crudeltà degli dei, animato da amore forte per la sua Taisa, conquistata dopo un torneo e creduta morta dando alla luce Marina.

L’intricata trama vede Pericle conquistare l’amore per perderlo subito dopo, vede il re di Tirso cercare un regno e approdare in altrettanti reami in cerca di un senso dell’esistenza che è costruito a posteriori dall’uomo, ma che è in realtà in balia del divenire. Detto questo Antonio Latella costruisce una strepitosa partitura scenica e linguistica che affianca senza soluzione l’italiano, il francese, lo spagnolo e il portoghese, in un mix di lingue che non è del nutrito gruppo di attori ma è anche segno di una universalità del linguaggio teatrale. Del Pericle si godono le immagini. Potente la deposizione iniziale che apre con senso sacrale quello che non è solo un rito, ma è un continuo e straziante interrogare Dio sui suoi progetti, sul suo sguardo sull’uomo, sulla crudeltà che infligge a tutti, al di là del bene e del male. Il coro è allora il magma drammaturgico da cui esce la storia di Pericle, una storia di viaggi, una storia di dolore, di nascite drammatiche e di morti assurde, di amore totale e di dolore straziante, ma anche di un lieto fine finale che ha il sorriso triste di una condanna a vivere. Il viaggio di Pericle è viaggio dell’Uomo, e Latella lo racconta con i corpi dei suoi attori, con segni semplici che si fanno simboli. In questo senso i panni bianchi che gli attori stendono e piegano sono destinati ora a diventare sudari oppure vele che solcano il mare, onde, ma anche lenzuola per il riposo della morte. Bastano due barche di carta e una danza amorosa fra Pericle e la sua Taisa a mimare un dolcissimo amplesso. Nelle invenzioni iconiche di Latella ci sono i quadri del Rinascimento italiano, c’è la pittura fiamminga, c’è la danza e il canto, in un mix di linguaggi, suoni, emozioni che lasciano senza fiato. Si passa dallo struggente dolore della morte di Taisa, al baccanale nel bordello in cui il sesso è sopraffazione, si passa dall’accatastarsi di corpi martoriati dal naufragio, alla rivelazione finale che si manifesta nel richiamo bellissimo alla pietà di Michelangelo. Laddove lo spettacolo si era aperto con una deposizione…

Di fronte a quanto accade in scena, di fronte alla forza degli attori messi a dura prova da una serata gelida e ventosa e in una replica all’aperto a suo modo unica – inventata all’interno del festival Il Grande fiume all’indomani del debutto dello spettacolo alla Biennale, non ci si può che inchinare alla bravura di: Alexandre Aflalo, Estelle Franco, Dominique Pattuelli, Jean François Bourinet, Daniela Labbé Cabrera, Valentina Gristina, Emiliano Masala, Daniele Pilli, Paula Diogo, Luis Godinho, Martim Pedroso, Juliàn Fuentes Reta e soprattutto al genio generoso e fecondo di Antonio Latella, il miglior regista italiano del momento.

Nicola Arrigoni

Un prologo d'emozioni multilingue Antonio Latella, che per conto del Progetto "Thierri Salomon - La Nuova Ecole des Maitres" ha curato la particolarissima messa in scena di "Pericle", una delle opere più rare di William Shakespeare, afferma di aver scelto questa storia in cui si parla della perdita e del ritrovamento di una figlia da parte del padre, al fine di costruire uno spettacolo vitale e sensuale, avventuroso ed epico, dominato da tempestosi viaggi in mare, smarrimenti ed agnizioni, congiure perverse e passioni. Nel dipanarsi della tragedia tra genti di terre diverse si è affidato totalmente agli attori di una compagnia multilingue, per tracciare sui loro corpi e nelle loro parole, una nuda scena, un labirintico tragitto, che è viaggio interiore dei personaggi alla ricerca di se stessi. V'è stata quindi alla prima come alle repliche di questo spettacolo, che ha inaugurato la stagione del Teatro Quirino di Roma, più di qualche perplessità da parte degli spettatori che, pur istruiti sulle singole scene da un foglio distribuito all'ingresso, se ne sono rimasti comunque in platea senza comprendere ciò che dicevano gli attori nelle lingue di loro provenienza. S'è trattato, come spiega altresì la sinossi riservata ai critici ed agli addetti ai lavori, di "una performance visionaria e volutamente poliglotta, essenzialmente proposta come prologo d'emozioni". D'accordo sì, ma dove sta scritto che il pubblico debba prima leggere ciò che si è inteso rappresentare, ed essere inoltre plurilingue per poter comprendere a pieno quanto viene detto dai quindici interpreti nudi, che agitandosi in quindici lenzuola, propongono uno spettacolo senz'altro di grande cultura, ma che comunque esige una preordinata preparazione. Questo "Pericle" che è di Latella più che di Shakespeare, a mio parere, andrebbe proposto soprattutto nelle accademie e nelle scuole di teatro, là dove gli allievi già conoscono l'opera originaria e quindi hanno modo con tale progetto ancor più di approfondirla.

Renato Ribaud

Il «Pericle» da Shakespeare con la regia tumultuosa di Latella

Quei corpi osceni, anzi innocenti

Il «Progetto Thierry Salmon» dell' École des Maîtres, prestigiosa scuola per giovani attori diretta da Franco Quadri premiata quest' anno con il Leone D' Oro alla Biennale di Venezia, si è concretizzato nel visionario, rituale, orfico Pericle, spettacolo la cui regia, tumultuosa come un fiume in piena, è firmata da Antonio Latella che è anche autore della drammaturgia dell' opera attribuita a Shakespeare. Un testo dalla trama complessa nel quale Pericle, principe di Tiro, risolto l' enigma che il re Antioco pone ai pretendenti della bellissima figlia, è costretto a fuggire perché il re, legato alla giovane da un rapporto incestuoso, lo minaccia di morte. Iniziano così le peripezie di Pericle che, sposatosi con Taisa e divenuto padre di Marina, in un ordito picaresco dal ritmo incalzante di fughe, tempeste, naufragi, assalti di pirati, sortilegi, agnizioni, riuscirà a ricomporre la famiglia che le beffe del destino e la malvagità degli uomini avevano disperso. Una trama fiabesca nella quale Shakespeare, come scrive Auden, recupera una forma drammaturgica «primitiva»: è come se un autore dei nostri giorni dopo aver padroneggiato forme espressive di grande complessità, viri verso il western con un consapevole ricorso ad artifici e effetti di ogni genere. Di quest' opera Antonio Latella dà una lettura registica che pone l' accento sul senso di smarrimento creato dal continuo cercarsi tra loro dei protagonisti, perdersi e ritrovarsi, dalla loro incertezza o non conoscenza della propria identità. Le tappe di Pericle nel suo viaggio diventano il viaggio nelle lingue dei giovani interpreti: l' italiano corre di scena in scena, di isola in isola, si trasforma in francese, in spagnolo, in portoghese, moltiplicando la ricchezza sonora del testo. I corpi degli attori, spesso nudi in un gioco di carne osceno e innocente, anche se volte troppo insistito, sono la «materia» plasmabile e duttile di una scena fatta solo di un tavolo che, con spirito creativo dall' animo fanciullo, si trasforma in tomba, in nave, in letto, in prigione, come i bianchi lenzuoli diventano ora mare, ora sudari, ora libri. Un turbinare di eros, potere, caso e destino cui danno vita un gruppo di attori bravi, generosi, palpitanti e rigorosi in uno spettacolo che è linfa vitale per il teatro.

Magda Poli

Ultima modifica il Martedì, 24 Settembre 2013 07:58

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