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PRIMA DELLA PENSIONE - regia Elena Bucci e Marco Sgrosso

"Prima della pensione", regia Elena Bucci e Marco Sgrosso. Foto Luca Del Pia "Prima della pensione", regia Elena Bucci e Marco Sgrosso. Foto Luca Del Pia

ovvero cospiratori una commedia dell'anima tedesca di Thomas Bernhard
traduzione Roberto Menin
progetto, scene e regia di Elena Bucci e Marco Sgrosso
con Elena Bucci, Marco Sgrosso, Elisabetta Vergani
disegno luci Loredan Oddone
drammaturgia e cura del suono Raffaele Bassetti
supervisione ai costumi Ursula Patzak, assistente all'allestimento Nicoletta Fabbri,
collaborazione alla scena Carluccio Rossi
macchinismo e direzione di scena Davide Capponcelli,
elettricista e datore luci Gianluca Bergamini, sarta Marta Benini
produzione Emilia Romagna Teatro e Le Belle Bandiere
al teatro delle Passioni, Modena, 27 gennaio 2017

www.Sipario.it, 4 febbraio 2017

La genesi di Prima della pensione di Thomas Bernhard è legata al cosiddetto 'affare Filbinger', come si legge nella prefazione al quarto volume dedicato al teatro dell'autore austriaco dalla casa editrice Ubulibri: «Per aver chiesto un trattamento carcerario meno duro per uno dei componenti del gruppo Baader Meinhof, Claus Peymann, considerato un 'simpatizzante' del terrorismo, era stato costretto a lasciare la direzione del teatro di Stoccarda, proprio da quello stesso presidente del Baden-Wuttenberg di cui negli stessi giorni si venne a sapere che era stato un fedelissimo di Hitler e aveva svolto fino all'ultimo funzioni di giudice nella marina militare». Da questa querelle politica prende spunto Prima della pensione in cui Rudolf Holler, presidente del tribunale ed ex ufficiale delle Ss, insieme alle sorelle Vera e Clara celebra il 7 ottobre di ogni anno il compleanno di Himmler. Vera è una sorta di vestale di questa cerimonia e intreccia col fratello una relazione incestuosa, Clara sulla carrozzella è la vittima dei due, lei che legge i giornali e i libri, lei che è in odore di essere una terrorista bolscevica. Questa è la storia che si compie in una casa vecchia, polverosa in cui nulla è cambiato, in cui tutto deve rimanere così com'è, in cui i tre rievocano i tempi di un infanzia felice e caratterizzata da un'educazione rigida
I tre fratelli Holler si rifugiano nella casa, si sentono assediati dal mondo di fuori, diffidano di tutti, sono sepolti in quelle mura, in attesa di una rivincita sul mondo. Tutto si compie intorno ad una messinscena, alla celebrazione carbonara del compleanno di Himmler, una messinscena che svela il rapporto fra i tre, svela le reciproche dipendenze, il meccanismo che unisce carnefice e vittima, il delirio spettrale dell'attesa che il sole risplenda ancora sulla Germani riconsegnata al nazismo e di cui Holler e le sue sorelle perpetuano il ricordo. Ciò che inscena Prima della pensione è il persistere dell'abisso in noi, è la consapevolezza che il mostro non è sconfitto, ma si annida in un ognuno di noi, pronto a riemergere prepotente e assoluto. Elena Bucci e Marco Sgrosso sembrano prediligere nel loro Prima della pensione il taglio 'metateatrale' offerto dalla annuale rappresentazione inscenata, dietro quella recita in onore di Himmler c'è comicità e tragedia, accomunate da un riso raggelato, da quella tensione che impone gli officianti del rito di stare in precario equilibrio perché è un attimo passare da carnefici a vittime e viceversa. La scena ideata per questo intimo e scuro Prima della pensione evoca un interno borghese che assomiglia a una sorta di tana, un luogo scuro e soffocante che sa di rifugio.
C'è la consapevolezza dell'inscenare un rito che muove la recitazione di Elena Bucci e quella più rigida e anaffettiva di Elisabetta Vergani. Fra i tre il più bernhardiano appare Marco Sgrosso che dà del giudice Holler la vertigine di un lucido delirio, che dichiara e incarna la rabbia dell'autore che gli fa dire: «Noi viviamo tempi terribili/ noi europei abbiamo sbagliato tutto/ quando ce ne accorgeremo sarà troppo tardi/ l'americanismo ci ha avvelenati/ Quelli che cantano le lodi della democrazia / sono in realtà i suoi veri assassini/ Ma in fondo viviamo in un mondo malato di opportunismo / dove tutti parlano con la voce dell'ipocrisia / nessuno pronuncia più parole sincere / e ci avviamo verso un futuro tremendo». Delira Holler... ma certo le parole di Thomas Bernhard oggi risuonano come un inquietante presagio se si pensa che la pièce è stata scritta nel 1979.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Domenica, 05 Febbraio 2017 00:45

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