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PARLA COSÌ LA VERITÀ - regia Flavia Giovannelli

"Parla così la Verità", regia Flavia Giovannelli "Parla così la Verità", regia Flavia Giovannelli

Studio corale da Così è (se vi pare) e da La Signora Frola e il Signor Ponza suo genero, di Luigi Pirandello
Con Dario Battaglia, Alessandro Burzotta, Andrea Cannata Aurora Cimino, Carla Cintolo, Cinzia Coniglione, Corrado Drago, Alice Fusaro, Marcello Gravina, Ivan Graziano, Virginia La Tella, Anita Martorana, Riccardo Masi, Francesco Torre, Giulia Valentini.
Regia Flavia Giovannelli

Napoli, Teatro Elicantropo dal 15 al 18 dicembre 2016

www.Sipario.it, 19 dicembre 2016

Una rappresentazione corale. Una farsa amara, in perfetto stile pirandelliano, attraverso cui riflettere sulla solitudine umana. Sulle fobie e le verità taciute che ci isolano, innescando meccanismi di attrazione e rifiuto reciproci. Colpisce di Parla così la Verità - studio da Così è (se vi pare) e da La Signora Frola e il Signor Ponza suo genero, di Luigi Pirandello - la giovane età, ma soprattutto la bravura del cast: neo diplomati dell'Accademia del Dramma Antico "G Giusto Monaco" di Siracusa (I.N.D.A.), confluiti nella compagnia Caso 19 Teatro.
Il testo è ambientato nel 1958: la radio passa notizie relative al terremoto in Friuli. Durante un'assemblea condominiale di un palazzo di periferia, abitato da persone "per bene", si discutono la ristrutturazione dell'affaccio e la nomina di un amministratore giudiziario (in sostituzione del precedente incaricato). Ma a catalizzare l'attenzione dei partecipanti (che incarnano diverse caratterizzazioni e tipologie umane, come la timorata di Dio, le signorine frivole e pettegole, o il maniacale conoscitore delle leggi in ogni cavillo) è il "caso umano" del signor Ponza.
Questi è subito descritto dai condomini come un figuro cupo e sinistro, senza collo e dagli occhi torvi. Una specie di carceriere solitario, che non rivolge la parola né il saluto ad alcuno: sua unica ossessione tenere la moglie sotto chiave, impedendole il contatto con qualunque altro essere umano, inclusa sua madre.
Costei, la signora Frola, è invece raccontata come una donna elegante e malinconica, dai modi gentili. Una povera signora, rassegnata a non poter vedere la sua unica figliola a causa della morbosa gelosia di suo genero. Eppure, la Frola non nutre rancori nei confronti dell'uomo, anzi: ne parla come di una creatura premurosa e garbata, che a lei non fa mancare alcunché... A parte il contatto con la figlia, si intende.
L'assemblea dei condomini, nel corso della rappresentazione, assume sempre di più le fattezze del coro di una tragedia greca: parlando all'unisono, si leva come in una voce sola, descrivendo la Frola e il Ponza, ma soprattutto rivelando a poco a poco il proprio, ostinato sentimento di curiosità.
L'obiettivo/smania è uno solo: stabilire chi tra suocera e genero sia il vero pazzo. I due, infatti, si accusano a vicenda, il Ponza sostenendo che la figlia della Frola sia morta in circostanze tragiche e la Frola affermando che invece la sua Lina sia viva e vegeta.
Chi ha ragione? Il Ponza (come vuol fare credere) si è effettivamente sposato una seconda volta, mentre la figlia della signora Frola sarebbe scomparsa quattro anni prima? Oppure la suocera, così gentile e delicata, fa bene a ritenere che suo genero, del tutto fuori di sé, intenda solo impedire a lei (e al resto del mondo) di vedere l'adorata Lina?
Non v'è che un modo di scoprire la verità: un confronto – sollecitato dall'assemblea condominiale – con la moglie del Ponza. Ma la verità non è forse quella che ciascuno ha diritto e piacere di credere? Una scelta, quasi sempre di comodo oppure dettata da viltà, in base alla quale neghiamo a noi stessi la profondità di un dramma esistenziale, il senso di vuoto e la follia incomunicabile che ci attanaglia?
Precisi e toccanti i ragazzi di Caso 19 Teatro nel pronunciare le battute sincronicamente, muovendosi e intonando come un canto che si confonde nell'ondeggiare di una messe. Fissando l'uno o l'altra della compagnia si ha d'un tratto l'impressione di udirne distintamente la voce; ma un attimo dopo eccola perdersi di nuovo nel coro che, teso e disperato, si dibatte raccontando la solitudine.

Giovanni Luca Montanino

Ultima modifica il Lunedì, 19 Dicembre 2016 20:44

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