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NON C'È ACQUA PIÙ FRESCA - regia Alfonso Santagata

"Non c'è acqua più fresca", regia Alfonso Santagata "Non c'è acqua più fresca", regia Alfonso Santagata

Volti, visioni, parole dal Friuli di Pier Paolo Pasolini
di Renata Molinari e Giuseppe Battiston
regia Alfonso Santagata
con Giuseppe Battiston
musiche originali e dal vivo Piero Sidoti
produzione CSS Teatro Stabile di innovazione del FVG
Milano, Teatro Franco Parenti dal 19 al 23 aprile 2016

www.Sipario.it, 27 aprile 2016

"Non c'è acqua più fresca" è uno spettacolo basato sulla raccolta di poesie scritte da Pasolini in "La meglio gioventù" nel 1954. Giuseppe Battiston e Piero Sidoti danno vita a Sandro e Rico, due personaggi che, insieme a Pasolini, allietavano le genti dei paesi friulani con spettacoli di intrattenimento. La malinconia e la nostalgia di quei tempi diventano un pretesto per ricreare quell'atmosfera ludica e gioiosa. Un baule, un pallone, una pompa di bicicletta, un secchiello pieno d'acqua sono gli oggetti scenici per ricordare le storie di chi, come Pasolini nel 1950, ha lasciato quelle terre alla ricerca di un futuro migliore. Battiston racconta pezzi di vita di chi non c'è più come il Nisiuti che si è perso nel mondo, il Nini minatore in Belgio e il Colussi partito per la Russia con Napoleone; e lo fa, ricreando dei manichini con i vestiti che escono dal baule, animandoli e intrecciando le loro storie con i versi della poesia Pasoliniana in dialetto friulano. Sidoti accompagna le parole con la musica e il canto. Il risultato è l'atmosfera bucolica dei bei tempi che furono dove gli elementi prevalenti sono la terra e l'acqua, quell'acqua del Tagliamento ricca di storia che riempie di significato l'mmaginario del popolazione che lì vive. Nello spettacolo si alternano momenti allegri e tristi verso un finale coinvolgente in cui le bandierine colorate di una sagra inventata oltrepassano il palcoscenico per coinvolgere anche il pubblico.
L'essenza Pasoliniana dello spettacolo è già un punto di partenza qualitativamente alto. I versi del poeta friulano bastano di per sé a emozionare il pubblico, pieni come sono di lirismo e capaci di farci comprendere la terra in cui sono nati e la sua cultura regionale. Il dialetto friulano dei versi è supportato dalla traduzione simultanea, anche se la loro musicalità è sufficiente a restituirci le sensazioni che vogliono esprimere. Se l'effetto è così toccante per chi non è friulano, possiamo immaginare cosa significhi ascoltare quelle parole per chi è "di quei posti". Battiston e Sidoti aggiungono ulteriore bellezza poetica a questa base di partenza già favorevole. Il primo, attraverso un' interpretazione piena di umanità e verità che tocca il punto più alto nel monologo su Nini, arricchito dalle luci basse, davvero toccante. Il secondo, attraverso l'umiltà del cantastorie di paese capace di farci respirare l'aria malinconica e bambina di quei paesi. La bravura dei due interpreti riesce a compensare una drammaturgia e una regia che in alcuni momenti non sembrano ordinate e armonizzate fra loro. Il pubblico, nel finale, applaude uno spettacolo i cui effetti positivi si sentono soprattutto il giorno dopo la sua visione, facendoci sentire "vivi". Da vedere.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Venerdì, 29 Aprile 2016 04:32

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