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MOTO PERPETUO DELL'ANIMA NELL'ODE MARITTIMA (IL) - regia Irma Immacolata Palazzo

"Il moto perpetuo dell'anima nell'Ode Marittima" - regia Irma Immacolata Palazzo "Il moto perpetuo dell'anima nell'Ode Marittima" - regia Irma Immacolata Palazzo

di Pessoa
con Cosimo Cinieri
regia Irma Immacolata Palazzo
Roma - Maxxi, 23 Luglio 2014

www.Sipario.it, 24 luglio 2014

Ode Marittima di Pessoa, ieri, al Maxxi, in occasione di YAP Maxxi 2014, per la manifestazione Le rose del Parnaso, con la regia di Irma Immacolata Palazzo, ha portato lo spettatore dentro il viaggio iniziatico di un testo intriso di simbolismo lirico e carnale al tempo stesso.
Cosimo Cinieri, il rapsodo-voce recitante, ha saputo catturare il pubblico nella rete, specie attraverso i suoni onomatopeici che il testo offriva, a tratti insidiosi e viscerali, in un dialogo con Bibiana Carusi - la sirena dalla voce-soprano ammaliante - e con una jam session di pianoforte, percussioni e fisarmonica, sulle note di musiche originali composte dai maestri Virgili e Fiorini.
L'autore, una delle figure più importanti del Futurismo portoghese, attraverso un linguaggio alchemico e allegorico che muta in parola il moto perpetuo dello sciabordio delle acque marittime, ci presenta la ricostruzione storica di momenti efferati della storia dell'Uomo, in cui si sono rese palesi la sua brutalità e le sue immutabili contraddizioni: "Essere un saccheggiatore e al tempo stesso la vittima bambina di quel saccheggiatore".
Con linguaggio noetico, dal sapore filosofico puramente intuitivo – "tra grida marittime come un aroma la mia infanzia si risveglia" -, si è di fronte ad una vera e propria circumnavigazione attorno ad alcuni concetti-cardine: le parole non sono mai come sembra che siano. Lo stesso volano del testo è dato, infatti, dall'allegoria di quel pensiero ossessivo-ricorsivo che riporta sempre l'autore al punto di partenza: i crimini perpetrati dall'umanità contro se stessa. Eppure, la possibilità di una parola nuova è dietro l'angolo, pronta a raccontarci una nuova emozione sconosciuta o una nuova angolazione di percezione di antiche emozioni, a testimonianza di una viaggio emozionale che non ha mai fine.
Così, la regista ha portato in scena il moto perpetuo dell'animo umano - tema centrale del testo di Pessoa - miscelando parola, musica a danza con un finale affidato al moto perpetuo, che i passi di pizzica e taranta offrono al corpo. Visualizzato prima nelle parole, grazie alla forza del testo e all'eleganza della musica, per poi approdare dentro il corpo, contenitore dell'anima, il moto perpetuo dell'anima si confonde e identifica con quello del Mare. Il liquido amniotico della Madre Terra, infatti, giunge a terra per riposare e da qui torna indietro, alla volta di un fremito esploratore sempre nuovo dentro le sue viscere più recondite.

Margherita Lamesta

Ultima modifica il Venerdì, 25 Luglio 2014 11:22

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