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MUTANDE (LE) - regia Monica Conti

Le mutande Le mutande Regia Monica Conti

di Carl Sternheim
traduzione di Giorgio Zampa
regia di Monica Conti
scene e costumi di Claudia Calvaresi, luci di Robert John Resteghini, suono di Franco Visioli
assistente alla regia Francesca Debri
con Sergio Mascherpa, Diana Hobel, Federica Fabiani, Nicola Stravalaci e Antonio Giuseppe Peligra
produzione Ctb, Ert e Corte Ospitale
al teatro Santa Chiara, 11 gennaio 2011

www.Sipario.it, 5 marzo 2011

In una sera di quasi metà febbraio, come a ricordarci, per caso, il titolo della rappresentazione teatrale "Midsummer" ("Mezza estate" a giocare con le canzoni), che si è tenuta al Teatro Kismet Opera Stabile d'Innovazione di Bari, situato appena fuori dalla città ed un po' difficile da raggiungere, ho scoperto una realtà interessantissima, un luogo: il Teatro, uno spazio frizzante, pieno di fermenti artistici. Un ex capannone industriale trasformato in un luogo preposto a valorizzare un'idea di "Teatro" a tutto tondo e modello di mediazione tra il teatro e tutte le altre forme di comunicazione e creazione: scrittura, pittura, video, fotografia, musica. Ed è in questa realtà, insieme ad un folto pubblico molto eterogeneo, di persone di tutte le età di entrambi i sessi, mi sono trovata ad aprire uno "scrigno pieno di preziosi gioielli nascosti": lo spettacolo "Midsummer", che ne è stracolmo. Iniziando dallo scrittore del testo, il rinomato drammaturgo David Greig, nato ad Edimburgo e cresciuto in Nigeria, acclamato in tutto il mondo e pluripremiato; all'autore delle musiche, Gordon McIntyre, personaggio di spicco dei Ballboy, gruppo delle indie-pop scozzese, che va per la maggiore fra i giovani di Edimburgo, suggestivo compositore, chitarrista e cantante; all'innovativo, raffinato regista Gianpiero Borgia, barlettano, Premio Nazionale della Critica Teatrale 2010, Premio "Sipario" per il Teatro, stagione 2009/2010, per la sua creatività nell'ambito dei linguaggi scenici; Nomination International Festival Award 2008, Edimburg; Nomination al Total Theatre Award 2007, Edimburg; al traduttore del testo, il celebre critico teatrale, giornalista ed anglista Masolino D'Amico, che lo ha tradotto in modo vivace e felice per la prima volta in italiano; per proseguire, poi, con gli attori: Manuela Mandracchia, più volte insignita del Premio Ubu, attrice legata da un lungo sodalizio a Luca Ronconi; Christian Di Domenico, affermato ed eclettico attore pugliese della scena nazionale, ed attore di riferimento in Italia del maestro Jurij Alschitz; con Papaceccio mmc e Cespo Santalucia per l'adattamento delle musiche; a Giuseppe Avallone per le scene ed i costumi; ed all'evento che ricorre quest'anno, cioè, il decennale della fondazione della Compagnia Teatro dei Borgia e l'inaugurazione, con Midsummer, della sua attività di produzione.

Lo spettacolo, grande successo internazionale in esclusiva in Italia, è una struggente, romantica "commedia con canzoni", ma non un musical, piena di ironia, di passione, divertente, tenera, profonda, gentile, intelligente, che sa parlare a tutti, non soltanto alla generazione che prende in considerazione, quella dei trentacinquenni, quegli eterni adolescenti che devono fare i conti e confrontarsi con la vita, con le loro scelte, con i loro sogni, con ciò che desideravano essere, con la loro continua ricerca di felicità, a tutti i costi, di amore, temi comuni a tutte le generazioni.

Racconta di un incontro "improbabile", forse, di un "amore" in una sera di "mezza estate", in una romantica, piovosa Edimburgo, fra un uomo ed una donna, disillusi nei confronti dell'amore, fra mondi e sentimenti completamente diversi e distanti fra loro. La scena è quella della città, di un pub, di un interno casa, con musica. La città, sempre presente, dal fondale che avvolge sia il palcoscenico che la scena come in un abbraccio, a volte rassicurante altre volte disperato, e quello che da lì a poco si evolverà, succederà al suo interno, è vista come teatro ed artefice dell'incontro dei due personaggi, delle loro disperazioni, dell'amarezza della vita, della loro continua ricerca di "amore", del "loro amore"; negli schermi che ci proiettano all'esterno attraverso le immagini di un piovoso pomeriggio-sera scozzese, triste, inquieto, romantico come l'"essere" di Helena (Manuela Mandracchia), elegante avvocato, alla ricerca continua dell'"Amore", di una relazione stabile, eternamente insoddisfatta, forse, anche, per il suo essere incompleta come donna, per la non maternità, voluta? temuta?; o come Bob (Christian Di Domenico), un uomo insignificante, a prima vista, non realizzato nel suo sogno di vita, quello di fare il musicista di strada a suonare in giro per l'Europa e che ora si ritrova ai margini della malavita di Edimburgo, ma che, invece, è un grande sognatore dal cuore tenero; nella musica, anch'essa protagonista nello spettacolo, che accenna, sottolinea ed accentua ogni momento, ogni sentimento, diventando quasi una ossessione, il leitmotiv di tutta la rappresentazione, di tutto questo "inno all'amore", dal brano di apertura "With or Without you" ("Con o senza di te"), degli U2, cantata dal vivo in modo sublime e struggente da Christian Di Domenico, come anche tutti gli altri brani, cantati divinamente da Manuela Mandracchia, e suonata in egual misura con la chitarra da Jimy Ray, che si è trovato a sostituire improvvisamente Papaceccio, autore dell'adattamento delle musiche, quelle di Gordon McIntyre, splendidi bozzetti dipinti ad acquarelli i testi e la musica, sognanti, sorprendentemente ironici, autoironici, con una vena di amarezza e di malinconia tipicamente scozzese ma mai di disperazione, sempre e comunque protesi alla ricerca di un raggio di sole e di speranza, che creano situazioni ed atmosfere di sognanti sospensioni, con crescenti coinvolgimenti: chitarristici, drammaturgici, recitativi sentimentali, emozionali.

Si incontrano, dunque, una sera in un wine bar e, ubriachi fradici, finiscono a letto insieme. Sembra finire lì la cosa per entrambi, ma quando il giorno dopo si incontrano di nuovo, scoprono di provare qualcosa l'uno per l'altra, "si sono innamorati". Nella struggente e sublime atmosfera di apertura, creata dalla canzone suddetta, inizia questo "folle" weekend, di racconti delle loro vite, di bevute, di ubriacature, di fughe, di inseguimenti in auto, (Bob, tra l'altro è un rivenditore di automobile), e non, di appuntamenti amorosi, di illusioni, di sesso sfrenato, di "amore" tenero, di sentimenti, di ironia, di divertimento, in un ritmo vorticoso di continue mescolanze di linguaggi diversi, molto congeniali al regista: parole, canzoni, immagini, come in un set cinematografico, come in tv, intimistico, da conferenza, con domande dalla sala a coinvolgere anche il pubblico in questo racconto, "per trascorrere una serata insieme", con situazioni e tempi che si intrecciano, si rincorrono, si slegano, si svelano e ci svelano, ci mostrano l'essenza della realtà che vivono, che viviamo, che è tutt'altro che un travolgente e frenetico fine settimana, ma amara, piena di solitudine, di solitudini quotidiane nella frenetica vita delle città, della società. Però "change is possible", come troviamo scritto sulla brochure dello spettacolo e come ci ricorda l'autore, "il cambiamento è possibile" è il lieto fine, che non poteva mancare. Grazie, quindi, ancora una volta al regista Gianpiero Borgia per questo speciale e particolare "Midsummer", ennesimo gioiello che ci ha offerto e per la sua preziosa e felice direzione.

G.g.

Ultima modifica il Domenica, 06 Ottobre 2013 13:32

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