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MONTEDIDIO - regia Dani Horowitz

Montedidio Montedidio Regia Dani Horowitz

dal romanzo omonimo di Erri De Luca
scritto e diretto da Dani Horowitz
versione italiana del testo Claudia Della Seta
con la collaborazione di Erri De Luca
scene Eran Atzmon, costumi Yehudit Ofek, musica: Yuval Mesner, disegno luci: Ya'acov Sliv
con Itamar Argov, Claudia Della Seta, Amir Dulitsky, Sebastiano Filocamo, Hila Meckier, Olek Mincer, Royi Nave, Stefano Viali
Napoli, Teatro San Ferdinando, dal 20 al 22 febbraio 2009

Il Mattino, 22 febbraio 2009
«Montedidio», con De Luca in fuga nei territori dell'anima

«Montedidio», lo spettacolo che il Teatro Stabile di Napoli ha fortemente voluto ospitare al San Ferdinando, ha tutte le caratteristiche di un evento speciale. Principalmente per il senso politico e la valenza simbolica dell'operazione. Tratto dall'omonimo romanzo di Erri De Luca ambientato nel quartiere attestato sul sito antico di Partenope, è allestito dal Teatro Arabo Ebraico di Jaffa, una struttura che già nella sua intestazione e per i suoi due direttori, il palestinese Norman Issa e l'israeliano Igal Ezraty, testimonia un'occasione di convivenza civile tra le due comunità nel difficile contesto locale. E va considerato anche il singolare percorso della realizzazione. Il romanzo è stato adattato per la scena a cura e per la regia di Dani Horowitz in lingua ebraica e, con tragitto inverso, è stato ora riproposto in versione italiana da Claudia Della Seta e Afrodita Compagnia di Tel Aviv, con la collaborazione linguistica dello stesso De Luca. Nel cast, tre attori sono italiani, gli altri israeliani che recitano nella nostra lingua senza sottrarsi a umori e anche espressioni napoletane. La transumanza di idiomi che connota la genesi della pièce richiama una koinè culturale che è consona alla personalità stessa di Erri De Luca, nella cui biografia come nella sua opera letteraria è sempre presente il tema del viaggio e dell'erranza. «Montedidio» ha proprio questa dimensione di fuga in territori altri, fisici o dell'anima. Così avviene per il giovane protagonista (Amir Dulitsky), che sulla terrazza della casa si esercita con il legno magico di un boomerang da lanciare verso il cielo. Così per il vecchio ebreo Rav Daniel, divenuto a Napoli Don Rafaniello (Olek Mincer), reduce dalla Shoah, che sogna di raggiungere Gerusalemme con le ali che un angelo gli ha promesso che spunteranno dalla sua brutta gobba. Il ragazzo vive la sua iniziazione nella bottega di falegname di Mast'Errico, impara dalla saggezza di Rafaniello, conosce l'«ammore» con Maria (Hila Meckier) sottratta alle oscenità di un bruto. La regia di Horowitz si muove su un doppio registro, tra il minuto realismo degli interni e la grande pedana che si slancia alta sul quartiere. La musica con echi di pentagramma napoletano asseconda l'azione. Concorrono nei vari ruoli Itamar Argov, Roy Nave e i personaggi del vicolo Stefano Viali, Sebastiano Filocamo, Claudia Della Seta. Nel finale dell'apologo, tra i sibili dei fuochi di Capodanno, il vecchio ebreo otterrà le ali per volare verso la sua patria d'elezione e i due giovani, in un risvolto drammatico, avranno il viatico per altre mete di vita.

Franco de Ciuceis

Ultima modifica il Giovedì, 10 Ottobre 2013 10:35

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