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LOUISE E RENÉE - regia Sonia Bergamasco

Isabella Ragonese e Federica Fracassi in "Louise e Renée", regia Sonia Bergamasco. Foto Lorenzo Ceva Valla Isabella Ragonese e Federica Fracassi in "Louise e Renée", regia Sonia Bergamasco. Foto Lorenzo Ceva Valla

Da Mémoires de deux jeunes mariées di Honoré de Balzac
drammaturgia: Stefano Massini
regia: Sonia Bergamasco
con Isabella Ragonese e Federica Fracassi
scene: Marco Rossi
costumi: Gianluca Sbicca
luci: Cesare Accetta
cura del movimento: Alessio Maria Romano
produzione: Piccolo Teatro di Milano – Teatro d'Europa
Milano, Piccolo Teatro Grassi dal 21 marzo al 30 aprile 2017

www.Sipario.it, 12 aprile 2017

Autore prolifico e dotato di notevole capacità di introspezione e analisi, Honoré de Balzac (Tours 1799 – Parigi 1850) raccoglie, parafrasando la nostra Divina Commedia, la sua sterminata opera fatta di romanzi ne La comédie humaine (La commedia umana) articolandola in tre parti, ciascuna con diverse sezioni. L'unico romanzo epistolare di questo iperprolifico autore è Mémoires de deux jeunes mariées (1842) in cui due giovani donne con un passato di comune amicizia e maturazione in un collegio di Carmelitane (dove stante l'epoca avrebbero potuto rimanere se non fosse stato per il carattere di una e per i piani familiari diversi stabiliti per l'altra) proseguono questo rapporto attraverso lettere che accompagnano il dipanarsi di due vite contraddistinte da diversi modi di affrontare e reagire alle vicende esistenziali.

Stefano Massini riprende questo testo con impegno e serietà adattandolo al teatro e conservandone essenza e forma epistolare che rende vivace, articolato, sfaccettato e coinvolgente il fluire delle vite interiori che scivolano sulla carta per tornare a esistere attraverso la lettura delle amiche legate dai fogli che volano da una mano all'altra come le parole, i gesti, gli sguardi... che da fanciulle riscaldavano le loro solitudini.

Quello che emerge dallo spettacolo è una solitudine viva, profonda, sofferta, combattuta eppure dinamica nell'ambiente chiuso e coercitivo (se non repressivo) più che protettivo dei collegi connotati da regole, silenzi, doveri e mai dal diritto di essere compresi e amati - forse quella solitudine provata dall'autore durante un'infanzia e un'adolescenza trascorse tra collegi e una famiglia mal amalgamata con un padre troppo anziano rispetto a una moglie eccessivamente giovane e poco motivata e con un fratello illegittimo - una solitudine che le due giovani appena uscite dall'educandato sperano ciascuna a suo modo di cancellare e che invece si protrae in altre forme nella vita di ciascuna. D'altra parte indipendentemente dalla diversità caratteriale per cui una si rivela più conservatrice e pronta al sacrificio e l'altra più fantasiosa e bizzarra a entrambe mancano esercizio e pratica nella palestra dell'amore che non hanno mai sperimentato, ma coltivato come sogno sconosciuto e ideale.

Un mondo vibrante di aspirazioni, speranze e delusioni splendidamente reso da Isabella Ragonese e Federica Fracassi, due attrici di talento e di grande professionalità ben coese e dirette da Sonia Bergamasco che si ritrova a casa per avere debuttato nell'Arlecchino servitore di due padroni di Giorgio Strehler sul palcoscenico del Piccolo in cui ora è alla sua prima produzione.

Louise, nobile fantasiosa, vivace e arguta giovane dell'aristocrazia parigina, esaltata da un'idea di amore coltivata con l'amica più posata, e Renée, figlia di piccoli possidenti provenzali, tornano a casa e da tale momento inizia un intenso interscambio di corrispondenza in cui si coglie sempre più il loro essere agli antipodi. Un sodalizio che ha dato senso e calore a nove anni di una monotona e solo apparentemente rassicurante vita collegiale non poteva che determinare una somiglianza generata da un affetto consolidato tanto da fare sembrare Louise e Renée due aspetti di un unico 'organismo', suggestione accentuata dall'indossare le due attrici abiti bianchi dello stesso modello e dall'avere entrambe i capelli rossi: un caso quest'ultimo o una scelta mirata a mettere in luce in entrambe una certa bizzarria derivata secondo il falso detto cristiano (in verità di matrice romana) dal colore dei capelli?

Uno spettacolo raffinato, intenso e sentito che riesce a incuriosire ed emozionare suggerendo al di là delle mutate condizioni socio-culturali le mille difficoltà di una crescita in solitudine, che trova oggi corrispondenza in situazioni analoghe in cui il 'collegio' è rappresentato dal vivere in famiglie inesistenti, e i condizionamenti esistenziali in virtù dei quali si è prigionieri non più delle singole famiglie, ma delle strane e mutevoli regole sociali che inibiscono il libero esprimersi e dipanarsi di sentimento e ragione.

Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Giovedì, 13 Aprile 2017 09:35

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