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IO, NESSUNO E POLIFEMO, INTERVISTA IMPOSSIBILE - regia Emma Dante

"Io, Nessuno e Polifemo, Intervista impossibile" - regia Emma Dante "Io, Nessuno e Polifemo, Intervista impossibile" - regia Emma Dante

testo e regia di Emma Dante
con Emma Dante, Salvatore D'Onofrio, Carmine Maringola, Federica Aloisio, Giusi Vicari, Viola Carinci
musiche eseguite dal vivo di Serena Ganci
costumi di Emma Dante, scene di Carmine Maringola, luci di Costanzo Zucaro
coreografie di Sandro Maria Campagna, assistente alla regia Daniela Gusmano
produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo
al Teatro Olimpico di Vicenza, 18 settembre 2014.

www.Sipario.it, 19 settembre 2014

Sullo sfondo c'è la scena dell'Olimpico, quella città classica che profuma di invenzione del mito, ridefinizione della classicità in nome di una rinascita che la storia chiamerà Rinascimento. In proscenio c'è l'essere nel qui ed ora del teatro, nel tentativo di rileggere il mito, intervistare Polifemo (Salvatore D'Onofrio), con l'intrusione – inevitabile – di Ulisse/Odisseo/Nessuno (Carmine Maringola) e la partecipazione di un io che non è da poco: Emma Dante; il tutto accompagnato dalle musiche eseguite dal vivo da Serena Ganci. L'intervista impone una giusta distanza, impone la relazione con l'intervistato – relazione impossibile nel caso di Polifemo – e al tempo stesso quel distacco che fa l'intervistatore un mediatore, mediazione che salta nel caso l'intervistante si ponga sullo stesso piano dell'intervistato, dicendo 'io'. Emma Dante afferma di voler entrare nella testa di Polifemo, di raccontare la vera storia del gigante beffato da Odisseo e che imputa a 'Nessuno' la sua cecità e sconfitta. In realtà alla fine la regista dice di sé, del suo teatro, della comune caverna nera in cui la cecità di Polifemo vive rinchiusa e in cui la Dante scruta in cerca dell'abisso che è in ognuno di noi, in un corpo a corpo fra morte, eternità, e il presente dello stare in scena. Aprono la scena tre figure danzanti che sono ora i compagni di viaggio di Ulisse, ora sono Penelope che tesse la sua tela, in attesa di un marito che si è scopato l'Olimpo ma che nutre il desiderio di tornare pur sempre dalla sua donna. E' un intrecciarsi di piani semantici e narrativi l'intervista impossibile, Io, Nessuno e Polifemo in cui citando Carmelo Bene, il teatro come ricerca di verità, Emma Dante è regista e narratrice interna, è magnetica signora dai capelli nero corvini, dal rossetto squillante, un maestro di cerimonie in giacca e pantaloni neri che fa deflagrare le parole, fa della storia di Polifemo un'esclusiva giornalistica, un Polifemo napoletano e non siciliano, un Polifemo condannato a vivere in eterno con Ulisse sul groppone, questi una sorta di tipo da reality, uno showman con tanto di girls platinate. Ed è evidente che nella testa del gigante con un occhio solo ci sono il mito, il folclore, il dialetto, c'è in toto il teatro di Emma Dante che intervistando il carnale Polifemo sembra cercare una sorta di rispecchiamento e quello svelamento che il miglior teatro dovrebbe portare con sé. Emma Dante tesse la tela, dà spazio e governa i due protagonisti: il Polifemo sanguigno di D'Onofrio e l'Ulisse bell'imbusto e impertinente di Maringola, ma alla fin fine è lei che emerge, è quel suo io che possente ha preso a pretesto la storia di Polifemo per raccontare del teatro che rivela, della sua Sicilia, del dialetto lingua carnale, dell'angoscia di quel morire ogni giorno che è umano, come umano è il ricordare, è la memoria senza la quale si muore e si è costretti ad un eterno presente. Tanta la carne al fuoco in Io, Nessuno e Polifemo, tante le suggestioni, le parole, ma è Emma Dante che buca la scena, che da sciamana del teatro si conquista l'abbraccio caloroso del pubblico del 67° Ciclo di spettacoli classici al Teatro Olimpico di Vicenza.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Domenica, 21 Settembre 2014 11:37

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