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IO SONO... ALFIE - regia Mariano Bauduin

"Io sono... Alfie" regia Mariano Bauduin "Io sono... Alfie" regia Mariano Bauduin

dal romanzo di Bill Naughton
testo e regia di Mariano Bauduin
con Maurizio Murano
le voci di Simona Esposito, Renata Fusco, Lello Giulivo, Anna Spagnuolo, Patrizia Spinosi
Disegno luci: Guido Levi
Video e suoni: Alessandro Papa
Costumi di Marianna Carbone

Napoli, Teatro Elicantropo 23 – 26 marzo 2017

www.Sipario.it, 26 marzo 2017

Un personaggio noto, per aver attraversato con immutata spavalderia generi e media: a partire da un capolavoro letterario, due film di successo (figli di epoche diverse), fino alle riscritture per il teatro. Così, Alfie arriva a Napoli. Il seduttore; il cinico playboy interessato solo al denaro e al sesso; l'egoista, affascinante e spregiudicato anti eroe nato dalla penna di Bill Naughton.

Il romanzo Io sono... Alfie rivive al Teatro Elicantropo nell'adattamento curato da Mariano Bauduin (testo e regia). In scena il bravo Maurizio Murano, che non solo dà voce al protagonista – interpretato nelle due celebri trasposizioni cinematografiche prima da Michael Caine e poi, più di recente, da Jude Law –, ma si lancia in generose interpretazioni canore, all'inizio e alla fine della rappresentazione (come a racchiuderla in una preziosa cornice).

In effetti, la componente musicale è molto presente nello spettacolo, attraverso grandi successi che rimandano alle mille luci di New York e, in generale, al cinema americano degli anni '50 e '60: George Gershwin, Irvin Berlin, Henry Mancini e Tom Waits, ma anche Mick Jagger e Burt Bacharach.

Alfie è un vincente, non solo nel suo monolocale di città, ma nella vita in genere. La New York di donne insoddisfatte e desiderose di compagnia (che popolano la scena grazie alle voci prestate da Simona Esposito, Renata Fusco, Anna Spagnuolo e Patrizia Spinosi) è ai suoi piedi. Solo avventure, incontri furtivi ed eccitanti; magari reiterati, ma senza alcun impegno. Nemmeno l'ombra di una responsabilità o preoccupazione: il coinvolgimento sentimentale sta a zero, almeno per lui.

Alfie vive serenamente il suo modo di essere, così spregiudicato e opportunista. Se ne frega. Il grillo parlante, la voce della coscienza, una specie di alter ego (che poi sarebbe il suo creatore Bill Naughton) si sforza continuamente di aprirgli gli occhi risvegliando in lui sensibilità e morale, ma niente: è inutile, Alfie non cede! Si cambia d'abito (dai completi scuri con cravatta elegante, ai jeans e camicia bianca), vanesio e sempre attento ai dettagli, ma non è disposto a modificare la propria indole. Nemmeno quando all'orizzonte si prospettano nubi e momenti difficili.

Perché Alfie, perfino lui, al di là dell'aria spavalda, è un uomo; con le sue fobie e debolezze. Uno che (per esempio) ha una paura matta del dolore, inteso non come sofferenza emotiva, ma proprio come male fisico. Ecco perché pregherà il suo alter ego e autore di risparmiargli pene e tribolazioni: Alfie vuole solo stare bene.

Così, l'angoscia non dura che un attimo, la fragilità è un'ammissione fugace... Poi via: di nuovo menefreghista e splendente.

Nelle scorribande notturne, incontri galanti e clandestini, approcci e corteggiamenti, Maurizio Murano è brillante e credibile. Coinvolge il pubblico passandogli foto delle sue conquiste (le donne di Alfie), invitandolo in scena e offrendo da bere alle signore; il tutto in maniera assai piacevole e charmante. Tra un ritornello davanti allo specchio e un passetto di danza indossando i mocassini lucidi; la mano tra i capelli pettinati con la brillantina e il ricordo di una travolgente avventura erotica.

Alfie, nell'interpretazione di Murano come in quelle che già conoscevamo grazie al cinema, è ricchezza e luce di prisma: mascolinità a profusione, simpatia di guascone, ma anche tenerezza disarmante.

Giovanni Luca Montanino

Ultima modifica il Lunedì, 27 Marzo 2017 12:26

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