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GYULA, UNA PICCOLA STORIA D'AMORE - regia Fulvio Pepe

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Gyula. Una piccola storia d'amore" - regia Fulvio Pepe "
Gyula. Una piccola storia d'amore" - regia Fulvio Pepe

scritto e diretto da Fulvio Pepe
con Ilaria Falini, Orietta Notari, Gianluca Gobbi, Enzo Padi, Alberto Astorri,
Nanni Tormen, Ivan Zerbinati, Alessia Bellotto,
Nicola Pannelli, Tania Rocchetta, Massimiliano Sbarsi
regista assistente Carlo Orlando, spazio scenico di Mario Fontanini, luci di Pasquale Mari
produzione Fondazione Teatro Due di Parma,
Parma, Teatro Due di Parma dal 9 al 18 gennaio 2015

www.Sipario.it, 15 gennaio 2015

Gyula Una piccola storia d'amore è uno spettacolo che funziona, ha gli ingredienti giusti per divertire e commuovere, sa tenersi in delicato equilibrio fra malinconia e comicità, sentimentalismo e realismo magico. Gyula è anche il tassello di una convinzione artistica del Teatro Due: che sia importante dare spazio a nuovi drammaturghi e registi, incoraggiarne la creatività, mettere a loro disposizione mezzi e attori per costruire una drammaturgia del contemporaneo. Intorno a questi due aspetti pare logico articolare la riflessione su uno spettacolo che sa piacere e farsi piacere. Gyula (Ilaria Falini ne tratteggia l'innocenza e la magia con coerenza e rigore) è la storia di un ragazzino ritardato, in un paese della sterminata Russia in cui le voci della chiusura della segheria mettono in crisi un'intera comunità. Intorno a Gyula ruota l'affetto non solo della madre (Orietta Notari), preoccupata che il figlio rimanga in casa ore e ore ad ascoltare la radio e la musica classica, ma anche l'attenzione degli altri abitanti: dagli avventori del bar, al responsabile della segheria Messi (Alberto Astorri) che gli offrirà un lavoro, contare i tronchi. Ma se il ragazzino ritardato è l'ago della bilancia e della felicità di quel paese, il testo di Fulvio Pepe procede per quadri che descrivono un ambiente, una microsocietà un po' annichilita e scorata, ma in cui le relazioni ancora contano, e questo grazie alla presenza magica di Gyula. Così esilarante è il rapporto di sfida fra i due operai: Bodgan, sbruffone e prepotente, Adi l'amico più timido e remissivo, interpretati da Gianluca Gobbi ed Enzo Paci che si portano via la simpatia e le risate del pubblico . Il punto di incontro è il bar di Viku, barista allampanato che succube della madre è alla ricerca del vero amore: un divertente e stralunato Ivan Zerbinati. Parallela c'è poi la storia del maestro Jani, violinista di fama nell'orchestra provinciale, da dieci anni in attesa che l'ensemble riapra. La passione di Gyula per la musica e la storia del violinista sono destinate a intrecciarsi e questo grazie alla fortunosa e improvvisa partecipazione ad un programma radiofonico del piccolo Gyula, fenomeno nel riconoscere i brani musicali che porterà a casa un premio in denaro, destinato a far riaprire l'orchestra... Di più – e forse si è già svelato troppo – non vale la pena dire per non rovinare la sorpresa a chi vorrà partecipare alla piccola storia d'amore di Gyula. Fulvio Pepe costruisce un testo ben scritto, che ben definisce l'ambiente e le figure dei vari personaggi, tratteggiati in modo tale da parere immediatamente vecchie conoscenze così che lo sguardo dello spettatore si muove in quella piccola comunità come se fosse di casa. C'è un clima sospeso, c'è una allegra e misurata caratterizzazione nei personaggi che rendono credibile la situazione e al tempo stesso la consegnano ad un'atmosfera magica, di fiaba; ed anche questo contribuisce a coinvolgere lo spettatore che partecipa di pancia a quanto accade. Insomma in Gyula. Una piccola storia d'amore tutto funzione, gli attori sono ben coesi, chi più chi meno, si conquista la sua credibilità, ma ciò che conta è la coralità di un mondo piccolo e che nel suo Gyula ha l'inattesa molla di un riscatto e una felicità insperati. A fronte dell'aspetto estetico e dell'effetto della messinscena sulla platea, Gyula. Una piccola storia d'amore è il bel segno di una politica artistica di Fondazione Teatro Due che sta dando spazio a giovani registi e drammaturghi per progetti di messinscena anche ambiziosi per numeri di interpreti. Gyula arriva dopo Hikikomori. Metamorfosi di una generazione, in silenzio diretto da Vincenzo Picone a Gyula due produzioni che puntano sulla creatività e voglia di mettersi in gioco di nuovi registi, insomma una progettazione del futuro di cui va dato merito alla direzione artistica del Teatro Due. E di questi tempi non è cosa da poco.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Giovedì, 15 Gennaio 2015 12:03

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