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GL'INNAMORATI - regia Gianpiero Borgia

"Gl'innamorati", regia Gianpiero Borgia "Gl'innamorati", regia Gianpiero Borgia

da Carlo Goldoni
drammaturgia Fabrizio Sinisi
con Elena Cotugno e Gianpiero Borgia
regia Giampiero Borgia
costumi Giuseppe Avallone
musiche Papaceccio mmc
luci Pasquale Doronzo
scene Elena Cotugno
foto di scena Raffaella Distaso
Coproduzione Teatro dei Borgia e Teatri di Bari
Milano, Teatro Libero, dal 3 al 16 ottobre 2016

www.Sipario.it, 21 ottobre 2016

Il gioco dell'amore in trincea

Sacchi pieni di sabbia e affilati coltelli disegnano la scenografia bellica che fa da sfondo alla difficile storia d'amore tra due giovani, Eugenia e Fulgenzio. Il sentimento è reciproco ma è complicato dalla gelosia. Fulgenzio ospita la cognata Clorinda a casa sua ed Eugenia, per ripicca, si promette sposa a un ricco conte favorito dallo zio di lei. Ne nasce una serie di equivoci infinita in cui i due amanti non si avvicinano mai e che culmina con il suicidio minacciato da Fulgenzio. Il finale lascia spazio a un chiarimento definitivo dove, finalmente, i due protagonisti si ricongiungono e vanno a nozze.
"Gl'innamorati" è una commedia scritta da Carlo Goldoni nel 1759 che contiene e prolunga, nel riadattamento "meridionale" di Fabrizio Sinisi, il tema dell'amore e delle problematiche che gli appartengono: operazione drammaturgica che conferma l'opera goldoniana come uno dei classici più importanti della letteratura teatrale italiana. Eugenia e Fulgenzio, abitanti di un non specificato luogo del Sud Italia, sono una donna e un uomo innamorati. Le difficoltà esistenziali che incontrano appartengono al gioco dell'amore o meglio sono create da esso stesso, come i personaggi ci dicono in alcuni passaggi della commedia. Confessare palesemente il proprio innamoramento e consegnarsi del tutto alle braccia dell'altro è un atto troppo rischioso e pieno di insidie. La gelosia e la volontà di possesso dell'altro ne sono gli ostacoli principali sotto i quali si cela l'incertezza di un sentimento ricambiato che rimanda all'incertezza di sé stessi. Di fronte a questa angoscia è tanto meglio scappare nella speranza di far capitolare definitivamente l'amato, perché si sa: "in amore vince chi fugge". Ma quella che può essere, in apparenza, una strategia vincente, diventa, alla fine, una scelta destinata a fallire quando è fatta, più o meno consapevolmente, da entrambi gli amanti che così non si incontrano mai. Fulgenzio "scappa" verso Clorinda ma non lo fa apposta mentre Eugenia "scappa" con il conte e lo fa razionalmente. Fra i due personaggi è la donna ad essere quello più "cattivo" ma anche quello più forte psicologicamente come testimonia la rivoltella che Fulgenzio si punta alla tempia rischiando di porre termine al gioco dell'amore. Al di là delle interessanti analisi psicologiche dei personaggi, interessanti perché rimandano al tentativo di comprendere l'uomo e la donna nelle scelte comportamentali nella copia innamorata, resta un fatto: l'amore è un gioco, a volte violento, che può finire positivamente come nel caso di Eugenia e Fulgenzia ma non può essere sempre così.
È questo il fil rouge dell'opera goldoniana che la riscrittura di Fabrizio Sinisi ci consegna nella sua chiarezza rischiando tuttavia, come conseguenza di una sintesi, di lasciare abbozzati alcuni personaggi che avrebbero maggiormente "colorato" la storia. La scelta registica di Gianpiero Borgia, anche attore in questa commedia, di farsi interprete, oltre a Fulgenzio, di altri personaggi è coraggiosa ma non trova sempre riscontro nella loro diversificazione interpretativa. La recitazione di Elena Cotugno è vivace e ritmata e ben contrapposta a quella divertente del pappalardesco Borgia.
Ne esce uno spettacolo piacevole che, con la sua leggerezza, seduce il pubblico intimo del Teatro Libero.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Giovedì, 27 Ottobre 2016 11:08

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