di Sibylle Berg
Regia: Sebastian Nübling
Con: Suna Gürler, Rahel Jankowski, Cynthia Micas, Çiğdem Teke, Aydanur Gürkan, Fée Mühlemann, Zoé Rügen, Annika Weitzendorf, Sarah Böcker, Nilu Kellner, Amba Peduto e Marie Carlota Schmidt
Coreografia: Tabea Martin
Scena: Moïra Gilliéron, Magda Willi
Costumi: Ursula Leuenberger
Luci: Jan Langebartels
Drammaturgia: Katja Hagedorn
Berlino, Teatro Maxim Gorki, dal 24 settembre 2015
C'era una volta un gruppo di quattro amiche. Erano giovani, felici e spensierate. Conducevano una vita sregolata, scandita da feste, alcol, droghe e rapporti occasionali. "E poi arrivò Mirna"... in seguito a uno dei tanti errori commessi sul sedile posteriore di un'auto in compagnia di un non-ancora-uomo, che di lì a poco si sarebbe volatilizzato, se di propria iniziativa o in seguito a un "congedo" forzato poco importa. Ebbene, Mirna, la figlia che ognuna delle protagoniste si ritrova in grembo, è rappresentata sulla scena da quattro bambine che si atteggiano a inflessibili educatrici delle assai immature genitrici. La versione quadruplicata dell'impertinente bambina non fa altro che accelerare il decadimento psicofisico delle quattro donne non più "ventenni e allegre", bensì ahimè già "trentenni e disperate". Le quattro amiche si devono dunque confrontare con l'immagine e il ruolo di donna-madre gioiosa, apprensiva, amorevole che hanno ripudiato sino a quel momento: "Perché sto per diventare madre, se io stessa odio mia madre?", si domandano in coro le quattro protagoniste. Il proposito per il futuro è chiaro: non diventare come la propria madre, dunque continuare a condurre una vita sregolata, "semplicemente con una figlia". Ma la realtà delude le aspettative: gli amici si dileguano, i conoscenti manco a parlarne, i potenziali partner sono introvabili, le prospettive di realizzazione personale rasentano lo zero. Che fare in uno scenario del genere? Ritirarsi nel proprio appartamento a "scrivere e autopubblicare libri su vampiri"? No di certo. Bisogna cambiare vita, lasciare la città e i parchi giochi dove si affollano le donne-madri stereotipate e trasferirsi in campagna insieme alle amiche che condividono lo stesso amaro destino. "Passeremo le serate in veranda e prepareremo la cena sulla stufa a legna!", ripetono più volte le quattro protagoniste in un enfatico impeto di autoconvincimento. Mentre Mirna prepara i bagagli per il trasloco, le quattro protagoniste raccontano la frustrazione e la preoccupazione per la propria inadeguatezza al ruolo di madre. Le figlie non perdono occasione per richiamare all'ordine le madri inette e indisciplinate, che non sanno decidersi ad agire e finiscono per vedere in Mirna, incarnazione di disciplina e conservatorismo, il peggiore degli incubi.
Alla squadra delle quattro madri caotiche, dai capelli arruffati, vestite con felpe sformate e ampi abiti dalle fantasie floreali, viene contrapposta quella delle quattro figlie, le quattro Mirna dall'aria saccente, i capelli raccolti in un'ordinata coda di cavallo, in felpa fucsia, shorts di jeans e gambaletti bianchi. Il regista Sebastian Nübling sceglie di far recitare in coro ciascuno dei due gruppi. Si tratta di due cori radicalmente opposti: quello delle madri disordinato, quello delle figlie disciplinato. La contrapposizione madri-figlie emerge addirittura nei movimenti scenici, le prime scomposte e sgangherate, le ultime statiche e ordinate.
Il palcoscenico è completamente spoglio. Gli otto personaggi di E poi arrivò Mirna (titolo originale: Und dann kam Mirna) sanno riempirlo con energia dirompente e comicità esilarante. Maternità, femminilità, così come il rapporto intergenerazionale vengono tematizzati in modo leggero, ma allo stesso tempo sottile e acuto: l'autrice Sibylle Berg e il regista Nübling non prendono posizione, non giudicano le quattro protagoniste, ma rimettono agli spettatori una riflessione più ampia sui ruoli di donna, madre e figlia che prescinda dall'immagine stereotipata degli stessi.
E poi arrivò Mirna è la continuazione di Non mi importa di quel che c'è là fuori (titolo originale: Es sagt mir nichts, das sogenannte Draußen), scritto dalla Berg, messo in scena da Nübling ed eletto spettacolo dell'anno 2014 dalla rivista di teatro "Theater heute".
Gloria Reményi