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È QUESTA LA VITA CHE SOGNAVO DA BAMBINO? - regia Edoardo Leo

Luca Argentero in "È questa la vita che sognavo da bambino?", regia Edoardo Leo. Foto Stefano Pollio Luca Argentero in "È questa la vita che sognavo da bambino?", regia Edoardo Leo. Foto Stefano Pollio

con Luca Argentero
Produttore: Stefano Francioni produzioni
Regista: Edoardo Leo
Autore: Gianni Corsi
Teatro Comunale Ettore Petrolini di Ronciglione 13 aprile 2019

www.Sipario.it, 15 aprile 2019

Eroi si muore, recita una felice battuta di Achille Campanile. Ma prima occorre aver vissuto eroicamente. In quanti possono dire di averlo fatto? Pochi. Pochissimi in modo autentico ed originale. Per queste persone la parola "impossibile" non rappresenta un ostacolo insormontabile, un veto da temere. Al contrario, è il giusto stimolo per tentare, migliorare, dar prova delle proprie doti, sperimentare i propri talenti. È tale impossibilità che lo spettacolo È questa la vita che sognavo da bambino? intende indagare. E lo fa con dolcezza ed ironia. Senza mai cedere a banali moralismi. E avvalendosi di un interprete noto per una recitazione garbata, piena di rispetto, precisa e sottile: Luca Argentero.
Tre illustri protagonisti passati alla storia e vivi nel ricordo di tutti. Ciascuno di loro eroico a proprio modo. Chi sono? Luigi Malabrocca detto Luisin, Alberto Tomba e Walter Bonatti. Persone come se ne potrebbero incontrare all'angolo della strada, sui banchi di scuola o in un caffè. Ma con una particolarità: quella d'esser veri, di non aver paura delle bizzarrie create da qualche comportamento strambo. È questa la caratteristica che ha reso le loro imprese eccezionali e degne d'esser conosciute. Perdere di proposito più Giri d'Italia per accaparrarsi premi di consolazione consistenti in generi alimentari (l'impresa di Luisin). Affrontare ogni gara sciistica come un gioco, per puro divertimento e sola goliardia (l'eroismo di Alberto Tomba). Arrivare fin sul K2 per non morire e perché solo a certe altezze è possibile essere vicini a Dio e sentirsi uomini (il progetto di Walter Bonatti). Gesta che sono state l'espressione autentica e schietta d'un modo d'essere divenuto vita vissuta senza alcuna mediazione, priva di futili orpelli e d'ogni formalismo. Un essere-nel-mondo eroico e nel senso più alto.
Protagonista, assieme a Malabrocca Bonatti e Tomba: Luca Argentero. Dotato di una recitazione precisa, delicata e piena di attenzione, egli ha saputo destreggiarsi con intelligenza in uno spettacolo che richiede, contemporaneamente, doti affabulatorie e interpretative. Componenti che non sempre riescono a convivere agilmente in un attore. Al contrario, il nostro interprete ha mostrato d'essere a proprio agio tanto nel raccontare che nel recitare. Caratterizzandoli sia con accennate inflessioni dialettali che con sguardi sornioni velati di innocenza, Argentero ha guardato a ciascun personaggio non con stolida e passiva ammirazione, bensì come esempio vivo e presente. Giganti sulle cui spalle salire per arrivare a possedere una vista più ampia ed acuta.
Arricchendo il tutto con la giusta dose di ironia e con simpatia, Luca Argentero ha regalato al pubblico di Ronciglione uno spettacolo delizioso ed esemplare. Non solo per le vite e gesta ammirevoli che vengono raccontati, ma anche per quella giusta misura di distanza e garbo mostrata, nella recitazione, verso i personaggi interpretati.
Dote rara, quest'ultima, fra gli attori che dominano la scena odierna.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Lunedì, 15 Aprile 2019 12:04

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