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DIARIO INTIMO DI UNA CAMERIERA - regia Gianni Scuto

"Diario intimo di una cameriera", regia Gianni Scuto "Diario intimo di una cameriera", regia Gianni Scuto

di Octave Mirbeau
Regia di Gianni Scuto
Interpreti: Barbara Cracchiolo, Alessandro Gambino, Domenico Maugeri,
e con la partecipazione di Nellina Laganà
scene di Franco Weber, costumi di Gianni Cavalieri
Produzione: Teatro Gamma Catania

al Clan Off Teatro di Messina 27 -28 gennaio 2018

www.Sipario.it, 28 gennaio 2018

Il grande amore di Gianni Scuto per Parigi lo porta spesso a ri-scoprire autori francesi di cui cura pure gli adattamenti per i suoi spettacoli. Questa volta mette in scena al Clan Off Tetro di Messina Diario intimo di una cameriera, romanzo di Octave Mirbeau, denso di pruderie e un tocco di moralismo, pubblicato ad inizio del secolo scorso e di cui negli anni sono stati tratti tre liberi adattamenti cinematografici realizzati da Jean Renoir (1946), Luis Buñuel (1964) e Benoît Jacquot (2015). Sin dalle prime battute, Scuto, con la complicità di luci, velatini e musichette da rive gauche, cerca di fare respirare al pubblico aure piccanti da Belle Epoque, individuando in Celestine l'obscur objet du désir di tanti sporcaccioni della classe agiata parigina dove lei ha prestato servizio. Adesso l'attraente cameriera cui da vita una Barbara Cracchiolo dall'ampia risata aggraziata, vestita con un miniabito da servizio, due calze di nylon di diverso colore tenute da giarrettiere, crestina bianca sui capelli, è al servizio degli eccentrici signori Lanlaire. Il padrone di casa, un po' fetish quello di Alesassandro Gambino, la corteggia in modo buffo e goffo, accettando tuttavia la donna le bizzarrie di monsieur e subendo nel contempo, il marito, le angherie della riccastra moglie (Nellina Laganà) che lo tiene al guinzaglio, agghindata, madame, sempre con abiti scintillanti e con dei boa che le cingono collo e corpo. Celestine è come un spugna. Assorbe qualunque avance le venga fatta da qualunque tipo di uomo, che può essere un monsignore con papalina rossa, un capitano non si sa di che cosa che mangia topi, oppure il factotum Joseph di casa Lanlaire, una specie di amante di lady Chatterley, cui da vita Domenico Maugeri dalla bella voce di doppiatore di film e dai lunghi capelli argentei, colui che non più giovane ma ancora nerboruto e testosteronico, riesce ad eccitare la scafata Celestine, che ha pensato forse alle sue qualità erotizzanti e con il quale condivide un'indole torbida, pure misteriosa, allorquando ha il sentore che possa essere lui lo stupratore d'una giovinetta trovata morta in un bosco o il ladruncolo che ha rubato tutta l'argenteria di casa Lanlaire. E mentre al tempo di valzer scorrono le note di Le temps des cerises (stupenda canzone scritta da Jean Baptiste Clément e musicata da Antoine Renard) monsieur Lanlaire gioca gettando a Celestine delle (finte) ciliegie, pensando Celestine di organizzare la propria vita fuggendo con Joseph, accettando di diventare una barman d'un caffè nella cittadina marittima di Charbourg in Normandia, col pensiero rivolto ai tanti marinai cui preparerà tazzine di caffè. Lo spettacolo di Scuto è divertente, assumendo talvolta i connotati di cabaret per via dei trenini imbastiti dai quattro personaggi e dall'immancabile can can in chiusura. Scopriamo attraverso Celestine, che poi è lo sguardo lucido di Mirbeau, il mondo ripugnante dei potenti, della gente cosiddetta perbene, i lati oscuri della Ville Luminiere di quegli anni, dal bois de Boulogne alla Bastiglia, dall'Observatoire a Montmartre, dai Ternes ai Gobelins. Il moralista Mirbeau toglie la maschera di rispettabilità alle classi dominanti e denuncia lo status scandaloso dei domestici, vera forma moderna di schiavitù, cui lettori e spettatori dovrebbero insorgere nei confronti d'una società putrida, dove senza pietà i poveri sono schiacciati dai ricchi.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Giovedì, 01 Febbraio 2018 08:10

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