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DOPPIO LEGAME - regia Federico Magnano San Lio

"Doppio legame”, regia Federico Magnano San Lio "Doppio legame”, regia Federico Magnano San Lio

di Maria Piera Regoli e Salvatore Zinna
regia Federico Magnano San Lio
con Salvatore Zinna
luci Aldo Ciulla
organizzazione Alceste Ferrari
produzione Retablo
Parco Horcynus Orca di Messina, 27 agosto 2017

www.Sipario.it, 29 agosto 2017

Un mondo senza sbirri

Questioni di famiglia agitano la placida esistenza di Enzo Indelicato, ladruncolo palermitano con il sogno dell'onestà, Forrest Gump dei bassifondi coinvolto suo malgrado in storie di sequestri e omicidi da un boss sanguinario e megalomane. La mafia è un blob che insudicia le strade e plagia le coscienze: dopo una sfiancante gavetta, Indelicato, uomo solo in un mondo senza sbirri, prova a sottrarsi al proprio destino urlando il suo tradimento a Cosa Nostra. Una bestemmia salvifica nel regno della devozione.
Nello sfasamento tra mimica e comunicazione verbale (il "doppio legame" del titolo, teoria elaborata dall'antropologo britannico Gregory Bateson) Salvatore Zinna appicca il suo rogo contro la criminalità organizzata, un j'accuse ricavato dai verbali del celebre maxiprocesso - con la collaborazione di Maria Piera Regoli – che esplora per contrasto l'indifferenza dello Stato verso ultimi e diseredati. Una volta ingoiato dal sistema, un uomo ridicolo è costretto pirandellianamente a fingersi pazzo per poter sopravvivere: dal grottesco rito di iniziazione a base di vino e cannoli alle sceneggiate ordite per guadagnarsi un posto in manicomio, Enzuccio rinuncia alla propria dignità in difesa dei fratelli, brutalmente minacciati da decine di fantasmi scorsesiani, avatar ideali dell'isterico Joe Pesci di Quei bravi ragazzi. In scena una malia da gangster-movie, una mostra delle atrocità che Zinna ritrae magistralmente con lunghe digressioni e movenze disturbanti: violenza e ingenuità si mescolano in un continuum ove convivono senza attriti una disumana bestialità e il candore di facciata di un mediocre esecutore, pesce piccolo privo in apparenza di reale autonomia.
Sul palcoscenico nudo del Parco Horcynus Orca l'attore di origine ennese guida la danza macabra dell'insignificanza, elogio della sconfitta di chi non riuscirà mai a mondarsi dal peccato originale della povertà. Colpevole o innocente, in questo caso, è solo un dettaglio.

Domenico Colosi

Ultima modifica il Venerdì, 01 Settembre 2017 01:00

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