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CENERENTOLA (CENDRILLON) - regia Joël Pommerat

"Cenerentola" regia Joël Pommerat. Foto Cici Olsson "Cenerentola" regia Joël Pommerat. Foto Cici Olsson

testo e regia Joël Pommerat
scene e luci Eric Soyer
assistente alle luci Gwendal Malard
costumi Isabelle Deffin
suono François Leymarie
video Renaud Rubiano
musica originale Antonin Leymarie
con
il padre della ragazzina, il re Alfredo Cañavate
la fata, una sorella Noémie Carcaud
la seconda sorella, il principe Caroline Donnelly
la matrigna Catherine Mestoussis
la ragazzina Deborah Rouach
la voce del narratore Marcella Carrara
il narratore Nicolas Nore
figurante Julien Desmet
produzione Théâtre National/Bruxelles
in coproduzione con La Monnaie/De Munt
in collaborazione con Compagnie Louis Brouillard e l'Institut français Milano
sovratitolazione a cura di Prescott Studio
Milano, Piccolo Teatro Strehler dal 22 al 26 aprile 2015

www.Sipario.it, 26 aprile 2015

Innovatore del teatro, Joël Pommerat (Roanne 1963) molto famoso nella natia Francia e in Belgio è autore e regista dalla carriera prolifica: tra l'altro nel 1990 fonda la Compagnia Louis Brouillard e, dopo avere partecipato nel 2006 al Festival d'Avignon con quattro spettacoli, è stato per tre anni artista residente (scelto da Peter Brook) al Théâtre des Bouffes du Nord e inoltre artista associato dell'Odéon Théâtre de l'Europe di Parigi e del Théâtre National di Bruxelles. Quest'anno inaugurerà il Festival d'Avignone.

Pommerat si definisce autore di poemi scenici non dissociabili dalla loro messa in scena e dai corpi e dai gesti degli attori interpreti. Frutto di un lungo processo creativo attraverso una sintesi di tecniche, il suo spettacolo-testo nasce 'in diretta' lavorando con voce, gesto, suono e immagini, fatto che gli fa affermare di scrivere spettacoli. Il testo viene dopo: è ciò che resta dello spettacolo comunque capace di fare riflettere lo spettatore evocando le sue paure e speranze.

Pommerat approda per la prima volta al Piccolo Teatro con Cenerentola (una Cendrillon in lingua francese con sovratitoli in italiano) - antica favola nota in tutto il mondo con numerose varianti e più conosciuta nelle codificazioni europee operate prima da Charles Perrault e poi dai fratelli Grimm - che rilegge in chiave contemporanea con un taglio introspettivo rendendo la fanciulla vittima di un'errata interpretazione di una frase sussurrata dalla madre in fin di vita: ciò crea un legame paranoico tra un'impossibile sopravvivenza della madre scomparsa e il suo pensarla determinando nella piccola un senso di colpa distorto e duraturo dal quale si libererà con fatica.

Di buon grado la piccola Sandra, ormai vittima di questa strana psicosi, accetta di divenire Cendrillon (deliziosa l'assonanza tra nome e appellativo) e di essere relegata a svolgere i lavori più umili e faticosi dalla futura moglie iraconda e vanesia di suo padre e dalle sue sgraziate e viziate figlie quasi come mezzo per non distrarsi dal pensiero della madre e autopunizione per quando la dimentica: una penitenza espiatoria scandita da un orologio la cui suoneria ossessiva le tiene viva la memoria di questo angosciante dovere, così diverso dal gioioso (di foscoliana memoria) 'dare la vita' pensandolo a chi non c'è più.

In un'atmosfera surreale, oscillante tra sogno e realtà, che trascina e attrae anche grazie alle infinite sfumature di una luce drammatica, si dipana la moderna favola condita da ambizioni, meschinità, ignoranza, incapacità di una fata maldestra fino alla super moderna festa che aumenta le paturnie di un principe impacciato, infelice e afflitto da un analogo problema irrisolto relativo alla scomparsa non metabolizzata della madre: non sarà lui a salvare Cendrillon, ma ne verrà salvato festeggiando con un ballo liberatorio e scardinando così uno dei topoi fissati dalla tradizione.

Uno spettacolo intimo e fantasioso simpaticamente e ironicamente surreale interpretato con elegante equilibrio e grande bravura da tutti i personaggi alcuni dei quali ricoprono un doppio ruolo (le due sorellastre divengono il principe e la fata e l'impacciato padre un fantasioso re): eccezionali Deborah Rouach nell'interpretare una 'bambina' che non riesce a crescere ancorata com'è al suo dramma esistenziale che le ha comunque negato un'infanzia e un'adolescenza normali e Catherine Mestoussis che sotto le sgradevoli apparenze di odiosa matrigna e madre superficiale vive una serie infinita di complessi che radicano a loro volta in un passato irrisolto.

Wanda Castelnuovo

Ultima modifica il Lunedì, 27 Aprile 2015 00:41

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