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CONVERSAZIONI DI ANNA K (LE) - regia Ugo Chiti

Le Conversazioni di Anna K Le Conversazioni di Anna K Regia

liberamente ispirato a La metamorfosi di Franz Kafka
testo e regia: Ugo Chiti
con Giuliana Lojodice, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Alessio Venturini
scene: Daniele Spisa, costumi: Giuliana Colzi, musica originale e adattamento: Vanni Cassori e Jonathan Chiti, luci: Marco Messeri
Roma, Teatro Eliseo, dal 20 gennaio al 8 febbraio 2009

Il Messaggero, 24 gennaio 2009
Anna K, che attrice

Giuliana Lojodice racconta che il testo, Le Conversazioni di Anna K., le fu offerto dal giovane direttore del Teatro Eliseo, Massimo Monaci. Bravo. Ottima scelta, sia per quanto riguarda il copione, sia per aver pensato a un'attrice assolutamente efficace nel non facile ruolo della domestica addetta a Gregorio Samsa, l'uomo-insetto della Metamorfosi di Franz Kafka.
In scena all'Eliseo fino all'8 febbraio, Anna K è una pièce molto ben congegnata, con il marchio di un artigiano-artista cui nulla del teatro "che rende" e "che sa" risulta ormai estraneo. Chiti, anche regista, ha liberamente tratto dall'inquietante capolavoro di Kafka (un impiegatuccio che vive in famiglia si trasforma un bel giorno in scarafaggio, scombussolando la vita di casa) uno spaccato domestico dominato dalla figura della serva, Anna, nel racconto originale personaggio solo accennato, nascosto nel "non detto", nel "non sviluppato" di rango.
Anna, vedova di due mariti e tuttofare presso i Samsa, dopo la disgrazia toccata a Gregorio ne diventa la custode-governante-amica. Inizialmente capace di arrivare al lavoro in ritardo, brontolando ruvida su orrende storie di cronaca nera, s'impadronisce pian piano dell'intera situazione. Per infelicità, altruismo, semplicità di carattere. Ma anche per un nascosto e sconfinato dolore, per uno struggimento erotico di estrema poesia che emergono solo al finale, come l'acqua vomitata a valle da una diga rotta. Anna dedica all'insetto la propria praticità, l'amara consuetudine con i catarri e le cacche, la perizia nel trarre un'ottima marmellata di amarene dai frutti di un ciliegio le cui radici affondano nel sangue del vicino mattatoio. Lo accudisce con un'abnegazione così vera da risultare, nella tragedia, anche e irresistibilmente comica. Inutile descrivere la bravura di Giuliana nel camminare semicurva, a piedi larghi e oscillando, con la grinta di ogni domestica anziana comunque animata dalla voglia di esserci e di fare. Inutile restituire, dell'attrice, la vivezza, i toni scabri, la forza espressiva, la gestualità incredibile, studiata eppure naturale. Il pubblico gradisce a tal punto da non lasciarla andar via, agli applausi, se non dopo molto e molte chiamate.
Chiti serve alla protagonista una rappresentazione sul vassoio d'argento: scene mutevoli create da un gioco di quinte e di tiranti; luci livide, praghesi, suggestive; compagni di scena, ciascuno per proprio conto, ben attenti a creare attorno ad Anna gli aloni ipnotici necessari al personaggio (Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci). Vedere per gustare.

Rita Sala

Ultima modifica il Lunedì, 12 Agosto 2013 09:25

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