Il cavallo bianco e il cavallo nero
di Emiliano Bronzino, Pasquale Buonarota, Alessandro Pisci
Da La Repubblica di Platone
Con Pasquale Buonarota, Alessandro Pisci, MariaJosé Revert Signes
Regia Emiliano Bronzino
Scene Francesco Fassone
Costumi Roberta Vacchetta
Assistente alla regia Micol Jalla
Assistente alle scene Jessica Koba
Assistente ai costumi Serena Chiarantano
Fondazione Teatro Ragazzi e Giovani Torino
Debutto nazionale Casa del Teatro Ragazzi e Giovani Torino 23 marzo 2024
Sorprendente nell’impasto di potenzialità, pièce ludica, didattica, di pura suggestione. Introduce ad un tema della filosofia di Platone creando un contesto fantastico e ispirato, evidente nella cura delle immagini e dei dettagli, nella ripartizioni dei ruoli che poi sono tre parti imprescindibili della stessa entità, tre sfaccettature dell’anima umana. Istinto, volontà, ragione. Cosa aspetta questo bizzarro trio di fratelli, capitato in una landa desolata, un pianeta lontano come quello del Piccolo Principe? Chi è il loro Godot? L’arcano si svela alla fine in un puerile sgambettio, un cucciolo d’uomo a cui donare istinto, volontà, ragione, per animare cuore, braccia, testa. Un bel gioco profondo che si rivela adatto a ogni fascia d’età. Sul palco Buonarota e Pisci emanano un’intesa rodata in decine di spettacoli, iterando le celie dei due opposti, rispecchiando le caratteristiche di ciascuno dei cavalli del mito filosofico, il nero cioè l’istinto, il bianco cioè la volontà. La ragione è incarnata invece da una donna, l’attrice spagnola MariaJosé Revert Signes, che rammenta le qualità intellettive della dea Atena. La regia cuce relazioni fluide e rasserenanti, nel rendere gli attori un poco animaleschi, veri puledri, guidando l’immaginazione in vaste praterie. Il gioco, che è una storia, è anche un azzardo, perché sottolineando l’uso della ragione induce all’impegno, al porsi delle domande, al cercare soluzioni, attraverso lo strumento più potente di cui dispone l’uomo cioè la parola, il dialogo, la capacità di mediazione, di confronto. E’ chiaro che uno spettacolo teatrale non risolve problemi sovranazionali di estrema gravità. Ma dimostrare di credere nell’educazione, che forma i cittadini di domani, è fare politica. E se questi cittadini in nuce si abituano ad usare le parole anziché le pistole, un piccolo tassello a favore di un mondo di pace si posa. Le piramidi sono fatte di mattoni, uno ad uno ad uno ad uno. Maura Sesia