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COME SPOSARE UN MILIARDARIO - regia Carla Bianchi

Giorgia Sinicorni in "Come sposare un miliardario", regia Carla Bianchi Giorgia Sinicorni in "Come sposare un miliardario", regia Carla Bianchi

Ovvero il capitalismo spiegato da una donna...
uno spettacolo di Audrey Vernon
adattato e tradotto da Giorgia Sinicorni
con Giorgia Sinicorni
regia Carla Bianchi
ha collaborato all'adattamento Andrea Purgatori
Milano, Teatro Franco Parenti, dal 4 al 15 luglio 2018

www.Sipario.it, 13 luglio 2018

La guida di Audrey Vernon, per sole donne

Giorgia Sinicorni mette in scena il suo personale adattamento del libro scritto da Audrey Vernon, una sorta di guida per il mondo femminile su come trovare un uomo ricco e poi cercare di sposarselo. "C'è qualche milardario questa sera in sala? Uff ...ancora una sala di poveri. Va beh, pazienza, siamo poveri ma siamo felici!". È su queste parole che inizia un one woman show che, nel corso di poco più di un'ora, svela l'inautenticità dell'incipit sostenendo l'impossibilità di essere poveri e allo stesso tempo felici. La Sinicorni caratterizza un personaggio, con il pelo sullo stomaco, impegnato unicamente a realizzare l'incontro dei sogni. La sua scalata alla ricchezza è un obiettivo subito chiarito e allo stesso tempo un'idea la cui consapevolezza passa dal confronto con il pubblico. Il suo rapporto con il pubblico assume le caratteristiche di un rapporto fra docente e allievo. L'interrogativo iniziale è: quanti sono e quali sono gli uomini più ricchi del mondo? La risposta è nella lista di "Forbes" in cui sono elencati i 2.208 privilegiati che detengono il 50% della ricchezza mondiale. Loro sono i giusti, loro hanno fatto bene ad arricchirsi alle spalle dei poveri. Segue una serie di battute colorate di un cinismo estremo che disegna un mondo la cui unica regola è homo homini lupus. La giovane interprete vorrebbe convincere le donne presenti in sala a seguirla in questa sua impresa. Lo vorrebbe fare, provocando una risata liberatoria che però non sempre avviene. La comicità volutamente brutale a cui assistiamo è spesso fine a se stessa. Non riesce sempre a farci sorridere, anche se amaramente. Risultano invece più interessanti i momenti di leggerezza, lontani dall'obiettivo iniziale, come il finale in cui il biancore di un abito da sposa sembra dare un tocco di purezza e poesia alla vita senza scrupoli della protagonista.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Venerdì, 13 Luglio 2018 10:31

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