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BOTTEGA DEL CAFFE' (LA) - regia Antonio Zavatteri

La bottega del caffè La bottega del caffè Regia Antonio Zavatteri

di Carlo Goldoni
regia di Antonio Zavatteri
con Alberto Giusta, Antonio Zavatteri, Aldo Ottobrino, Pier Luigi Pasino, Alessia Giuliani, Lisa Galantini, Mariella Speranza, Massimo Brizi, Roberto Serpi
scene e costumi di Laura Benzi
luci di Sandro Sussi
produzione Compagnia Gank
al Bellini di Casalbuttano (Cremona), il 21 novembre 2010

www.Sipario.it, 25 novembre 2010

C'è poco da ridere nella Bottega del caffè di Carlo Goldoni, riletta dalla Compagnia Gank per la regia di Antonio Zavatteri. Trasportata in un'atmosfera senza tempo, grazie alle scene e costumi di Laura Benzi, La Bottega del Caffè vive di una tensione interna in cui la passione per il gioco d'azzardo, il denaro, le maldicenze di Don Marzio e il senso d'onestà del caffettiere Ridolfo raccontano la vita di quella piazzetta che è dei giorni nostri senza volersi presentare attuale per forza. La lettura che Gank dà della pièce goldoniana è acuta e intelligente, condotta con coerenza recitativa e senza retorica, impegnata a non frequentare gli stereotipi di un teatro goldoniano di maniera con l'unico rischio che per coerenza di pensiero l'effetto sia alla fine un po' monocorde. Nei costumi ci sono richiami settecenteschi: una scarpa col tacco, un ventaglio; nei colori di quel campo su cui si affacciano la locanda, la casa da gioco e il caffè c'è il cromatismo del Tiepolo, ma tutto appare 'sporcato' da una contemporaneità che ci rende le vicende di cui si racconta più vicine e in un certo qual modo inquietanti. Si ha come l'impressione che l'affannarsi di Ridolfo (Alberto Giusta) perché Eugenio, animo gentile e un po' goffo (Aldo Ottobrino) si liberi dal giogo del gioco e dagli inganni di Flaminio (Pier Luigi Pasino) risponda non solo a una tensione etica, ma voglia evitare che la vicenda declini in dramma, se non in tragedia. E se per il gioco Eugenio trascura la moglie Vittoria (Lisa Galantini), il gioco per Flaminio è lo strumento per avere risorse al fine di conquistare la bella ballerina Lisaura (Mariella Speranza), dimentico della moglie. In tutto ciò a pescare nel torbido sono il biscazziere Pandolfo (Massimo Brizi) e soprattutto il maldicente Don Marzio (Antonio Zavatteri). L'agire di Ridolfo – coadiuvato dal servo Trappola (Roberto Serpi) - porterà a sbugiardare gli inganni di don Marzio ma anche a svelare le truffe di Pandolfo ricongiungendo le coppie: Eugenio e Vittoria e Flaminio e la moglie Placida (Alessia Giuliani). A questa geometria dell'ordine sociale ricostituito dal moralista Ridolfo che Alberto Giusta rende meno stucchevole e petulante – fanno da contraltare l'immoralità del biscazziere – trasformato in macchietta - e il gioco leggero ma pericoloso delle maldicenze di un Don Marzio cui è destinata la cacciata dalla piazzetta, lui avventore e per questo corpo estraneo di quella comunità di nenonati borghesi. La Bottega del Caffè di Gank ha avuto un pregio indiscusso: mostrare come sia ancora possibile fare teatro 'di tradizione' senza tradire i canoni estetici di un gioco della rappresentazione che rispetta le regole della grammatica scenica e sa all'interno dei fondamentali mostrarsi fresco, non di maniera, ma soprattutto vero e capace di parlare allo spettatore di oggi.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Venerdì, 09 Agosto 2013 08:49

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