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ALTRO AMLETO (UN) - regia Aldo Cassano

"Un altro Amleto", regia Aldo Cassano. Foto Lorenza Daverio "Un altro Amleto", regia Aldo Cassano. Foto Lorenza Daverio

di Magdalena Barile
regia Aldo Cassano
con Federico Manfredi, Emilia Scarpati Fanetti, Nicola Stravalaci, Debora Zuin
assistente alla regia Natascia Curci
scene Valentina Tescari
costumi Lucia Lapolla
luci Giuseppe Sordi
suono Antonio Spitaleri
video Matteo Massocco e Valeria Palermo
capo macchinista Danilo Tamburini
macchinista Cecilia Sacchi
Milano, CRT Teatro dell'Arte, dal 19 al 28 febbraio

www.Sipario.it, 29 febbraio 2016

Essere o non essere? Dilemma nella ricca Brianza

L'Amleto di William Shakespeare rivisitato da Magdalena Barile, è un giovane ed unico erede di una facoltosa famiglia di industriali brianzoli. Il ragazzo, dopo un periodo di studi all'estero, ritorna a casa, dove ad attenderlo ci sono la madre, lo zio, sposati dopo la morte del padre di Amleto, una fidanzata innamorata e, soprattutto, una smisurata ricchezza che promette un futuro spensierato. Ma il ragazzo è infelice, rabbioso, non crede in nulla, l'unica cosa che sa fare è dormire, pensa al suicidio, ma, soprattutto, medita di uccidere la madre e lo zio, per lui rispettivamente colpevoli: la prima, per non aver deciso, una volta morto il marito, di trasferire tutto il suo amore sul figlio; il secondo, per il desiderio, non corrisposto, di immaginare Amleto come futuro padrone della sua azienda. E, poi, c'è la fidanzata, incapace, e quindi colpevole anche lei, di comprendere a fondo il bisogno di autenticità che il protagonista non trova in un mondo famigliare "di plastica"; mondo che, in apparenza, potrebbe chiamarsi felicità, ma che nel profondo, diventa, per il protagonista, una prigione esistenziale dove prevale la follia.
È su questo doppio piano di senso, tra le apparenze da un lato e la ricerca di verità umana dall'altro, che si gioca lo spettacolo. Il protagonista rimane schiacciato dalla propria ambivalenza, contraddistinta dai due bisogni, contradditori, di emancipazione e di protezione dalla famiglia. Dove, per emancipazione, si intende la volontà di cercarsi per trovare sé stessi e, per protezione, invece, nel caso di Amleto, si intende la rinuncia di questo tentativo coraggioso, per affidarsi alla mediocrità rassicurante del "sembrare". Ecco che allora, il nome di Amleto, che viene dato al protagonista, trova la sua ragione d'essere. Anche se la drammaturgia dello spettacolo oltrepassa il senso dell'eroe shakespeariano per avvicinarsi più a un saggio psico-sociologico, e da questo punto di vista efficace, sul vuoto esistenziale e tragico che caratterizza, per certi versi, la ricca borghesia della società contemporanea. Qui, spesso, la ricchezza materiale sostituisce la comunicazione sincera fra gli esseri umani con l'egoismo sfrenato dei loro bisogni non corrisposti. È il caso della madre di Amleto, che vuole un figlio dalla sua fidanzata, o il caso dello zio che desidera Amleto capitano di industria. E poi, c'è il complesso di Edipo nella volontà tratteggiata del protagonista, di violentare la madre e uccidere lo zio-padre.
In questo spettacolo tutti i personaggi sono egoisti, tutti si nascondono dietro le apparenze rassicuranti, tranne Amleto che prova a scegliere l' "essere" e a non indossare la "maschera sociale", tentando, senza riuscirci, di portare la comunicazione con gli altri personaggi a un livello più autentico. Amleto, alla fine, resta stritolato fra il clima famigliare avvelenato e il suo tentativo di essere diverso. Ma non va meglio agli altri che muoiono nella loro mediocrità tragicomica. Nessuno si salva, tranne, forse, il cane finto di peluche, che non può parlare e che assiste, sotto il tavolo del soggiorno, alle vicende umane di questa famiglia infernale.
"Un altro Amleto" è uno spettacolo riuscito, che va oltre il suo titolo e se non fosse per il suo titolo, che ne limita il senso. Musiche, luci, e scenografia sono importanti, ad effetto, ben amalgamate fra loro e sostenute efficacemente dalla bravura degli attori, fra cui spicca Federico Manfredi, e dalla regia lineare e pulita di Aldo Cassano. Il pubblico applaude sentitamente nel finale.

Andrea Pietrantoni

Ultima modifica il Martedì, 01 Marzo 2016 11:13

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