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ARTE DI MORIRE RIDENDO (L') - di e con Paolo Nani e Kristjan Ingimarsson

L'Arte di morire ridendo L'Arte di morire ridendo di e con Paolo Nani e Kristjan Ingimarsson

Compagnia Paolo Nani
uno spettacolo di e con Paolo Nani e Kristjan Ingimarsson
organizzazione BAGS Entertainement
Teatro Rifredi, Firenze 17 marzo 2013

www.Sipario.it, 18 marzo 2013

In equilibrio tra la comicità e la poesia

Solo un sipario occupa il centro della scena, dietro e davanti ad esso il mondo della realtà si confonde con quello del teatro. Due clown sono i protagonisti e, oltrepassando questo telo rosso, fanno vivere alternativamente le loro storie personali e il loro "spettacolo nello spettacolo". Di là dal siparietto c'è un pubblico invisibile, al di qua ci siamo noi. Tutto, o quasi, accade a vista; grazie anche agli effetti delle luci, i due interpreti escono e rientrano illudendoci alla perfezione.
Dopo essersi riscaldati con esercizi ginnici e aver testato i propri riflessi, prendono parte alla loro messa in scena. Inizialmente recitano di essere due condottieri, impegnati in chissà quale viaggio marittimo, durante il quale combattono nemici a suon di cazzotti, schiaffi e finte mosse di arti marziali. Gli ipotetici nemici non sono in scena, ma sono evocati dalle musiche, che durante tutto lo spettacolo aiutano nel creare le giuste atmosfere. Tolti i panni di comandanti, indossano con molta fatica quelli di ballerini spagnoli, inventando un tango decisamente alternativo. Tra un cambio e l'altro, "dietro le quinte" si confrontano, scherzano, si prendono in giro. Arriva un giornale, se lo contendono, se lo rubano a vicenda, finché non lo sfogliano insieme e trovano un articolo sul loro spettacolo. Strappando sempre di più il giornale, estrapolano solo ciò che li riguarda, rimanendo con un minuscolo brandello di carta con cui, fieri dell'accaduto, si fotografano.
Pian pianino nella carriera di questi performer arriva il successo, i teatri chiamano in continuazione, il pubblico li acclama, ma una triste notizia accompagna questa grande gioia: arriva una poco rassicurante lettera e una radiografia ai polmoni. Uno dei due soffre di una grave malattia. Come può un clown, vivendo con questa consapevolezza, continuare a far ridere quando lui per primo soffre? Il clown si sente perduto, toltosi il trucco e spogliatosi degli abiti di scena, si abbandona ai sogni e capisce che la vita è ormai alla fine. Dopo qualche remora iniziale, decide di affrontare i suoi ultimi momenti con autoironia, improvvisa completamente lo spettacolo conclusivo e se ne va con il sorriso in volto. La scena finale mostra il collega più giovane, di spalle al pubblico (quello vero), afflosciato in una sedia. L'amico appare sotto forma di angelo a lui invisibile e soffia su una busta di plastica facendola fluttuare in aria per fargli percepire la sua presenza e fargli capire che bisogna sorridere anche alla morte.
Paolo Nani e Kristjan Ingimarsson si dimostrano due interpreti incredibili, capaci di esibirsi con il solo linguaggio fisico e dei suoni. Non sono mimi, sono artisti del corpo. Lo spettatore ad un certo punto perde di vista il confine tra realtà e finzione scenica, giacché i momenti di intimità tra i due clown sono comici quanto quelli costruiti per i loro sketch. Ne è un esempio la scena del pranzo, in cui dopo essersi accomodati con non poche difficoltà, si passano una ciotola di cibo attraverso piccole acrobazie.

Sara Bonci

Ultima modifica il Martedì, 23 Luglio 2013 08:43

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