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ALLEGRE COMARI DI WINDSOR (LE) - regia Valeria Cavalli e Claudio Intropido

Le allegre Comari di Windsor Le allegre Comari di Windsor Regia Valeria Cavalli e Claudio Intropido. Foto Roberto Rognoni.

Con Giulia Bacchetta, Fernanda Calati, Pietro de Pascalis, Cristina Liparotto, Marco Oliva, Andrea Robbiano, Elisa Rossetti, Simone Servergnini, Max Zatta.
Costumi Anna Bertolotti, Assistente ai costumi Stefania Coretti, Sanne Oostervink
Musiche e canzoni Gipo Gurrado, Realizzazione scene Walter Intropido, Betty Pajoro, Marco Pernici
Regia Valeria Cavalli e Claudio Intropido
Traduzione e adattamento Valeria Cavalli, Assistente alla regia Daniela Quarta
Teatro Arlecchino, Voghera 31 gennaio 2013

www.Sipario.it, 1 febbraio 2013

Lo scenario gotico è composto da strutture altissime che seguono delle linee filiformi e verticali. Si impongono maestose fino a delimitare nel punto più alto verso cui tendono, a un soffio dalla graticcia del teatro, due rigide guglie. L'ambientazione ricorda le favole antiche, i castelli popolati da ricchi signori e nobili eleganti. Non ci saranno cavalieri coraggiosi a popolare questa storia, ma uomini mostrificati che affondano il coltello dalla regia in una commedia con i fiocchi. I personaggi in vestiti d'epoca disegnano forme tese all'eccesso, grandi nasi, grandi seni, gobbe e panciotti sproporzionati, inquietano e divertono lo spettatore, conducendolo nella trama aggrovigliata verso un' interpretazione grottesca del testo Shakesperiano. Windsor è un villaggio che sorge tra le nebbie nella campagna inglese, ha una piazza, un municipio, una scuola e la gente trascorre il tempo, in modo rispettabile tra cicalecci da paese, pregiudizi e perbenismi. Piove molto e l'atmosfera ricorda un po' la famiglia Addams, Edward mani di forbice e a tratti il Rocky Horror Picture Show. Rompe la vita tranquilla di Windsor John Falstaff, un uomo che beve, trasgredisce tutti i comandamenti quasi per principio, corteggia le donne con dote e grida a pieni polmoni tra le strade del piccolo paese i vizi ai quali è dedito come ad una vocazione religiosa. La voce fuori dal coro è Anna, coscienza del villaggio, la giovane figlia del parroco, è lei a tracciare una linea di verità con il pubblico. Opinione condivisa da parte degli altri membri della comunità è estirpare all'origine il problema, così sul povero Falstaff si coalizzano le tre megere Alice, Margherita e Signorina. Ed è il classico gioco degli equivoci firmato Shakespeare: lui chiede alle due donne di incontrarsi in modo furtivo, le comari si mettono d'accordo per uno scherzo e tramano di attenderlo a casa, ma nel frattempo sopraggiunge il geloso marito di Alice che teme per l'incolumità della sua donna. Queste ed altre vicissitudini raccontate con minuziosa precisione fisica, testuale e virtuosismi musicati, di quelli di grock, porta Falstaff a prendersi un raffreddore dopo una nuotata in Tamigi. Tutto finisce bene, tra un calice di buon vino e una pacca sulla spalla. I costumi di Anna Bertolotti sono cinematografici, bellissimi, ad ogni personaggio costruisce un dettaglio in linea con l'interpretazione che ne da l'attore; come il fazzoletto di una comare a cui l'attrice si appoggia o il feticcio animalesco aggrovigliato sulla spalla di Anna. Le musiche e le canzoni firmate Gipo Gurrado sono davvero ben fatte, coinvolgono lo spettatore con molta energia. Per finire, i complimenti vanno a tutto il gruppo per il lavoro tenuto in due ore abbondanti di spettacolo, ma soprattutto a Pietro de Pascalis il mattatore, che sporca il suo Falstaff; sa giocare con le sue possibili sfaccettature e non importa che abbia una fisicità improbabile, sopra le righe, ha fatto completamente sua la maschera del personaggio.

Antonella Vercesi

Ultima modifica il Martedì, 23 Luglio 2013 08:44

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