di Massimo Sgorbani
regia di Benedetta Frigerio
luci Marcello Jazzetti
scena e costume Elisabetta Gabbioneta
con Ruggero Cara
Milano, Teatro Franco Parenti, dal 8 al 30 maggio 2008
miscela mortale
Fu la mancata esecuzione in USA di un'impiccagione perché il condannato era troppo pesante per reggere la corda, a suggerire a Massimo Sgorbani il testo che lo fece conoscere nel 2001. Ma il protagonista del suo Angelo della gravità è un italiano, emigrato in America, che si racconta in un monologo, rivelandosi uno di quei relitti vaganti nei mari della diversità inseguiti da queso autore, al quale il Teatro Franco Parenti dedica questo mese una rassegna. Ecco ora quindi Ruggero Cara raccontarci questa storia di un ragazzo regredito a causa di una passione per il cibo, considerato un dono di Dio grazie anche a qualche confusione per la Comunione, per cui la passione per la crema diviene santificante, come quella per lo sperma con cui nutrire le sue fidanzate; e quindi, invaghitosi di una cicciona come lui e trovandola resistente al suo entusiasmo, la uccide con estrema ferocia, finisce condannato e dalla cella ricrea la sua storia al presente. Con la regia di Benedetta Frigerio, che già aveva diretto una prima edizione con Branciaroli, ora un Ruggero Cara rigonfio ci vomita addosso i suoi eccessi con una compiaciuta dedizione che però esclude ogni margine di ironia.
Franco Quadri
Seduto, fermo al centro di un nero cubo-gabbia il cui fondo è una sorta di scolatoio quasi fosse un tavolo anatomico, reso enorme da un costume informe che lo avviluppa in inquietanti volute, Ruggero Cara è il protagonista dell' atto unico di Massimo Sgorbani «Angelo della gravità», la scena e il costume sono di Elisabetta Gabbioneta. Partendo da un fatto di cronaca, un detenuto statunitense obeso al punto di doversi sottoporre ad una dieta per poter essere ucciso mediante impiccagione, l' autore traccia uno straziante ritratto di adolescente, ragazzo infelice e malato, nel cui animo delirio mistico, scoperta del sesso, onanismo, senso di diversità si mescolano tra orge di cibo e vomiti, in un sentire paranoide che lo porterà al delitto, con l' innocenza e il candore con i quali ha vissuto. Con la regia di Benedetta Frigerio, Ruggero Cara dà vita al suo sventurato «cicciobomba» che oppone alla durezza di un mondo che non lo ama proprio quella corazza di grasso che lo rende diverso agli occhi impietosi della gente. È bravo, sottile e acuto nel rendere le pulsioni che minano l' anima del suo personaggio disperato e solo con una naturalezza che lo fa, nella sua confusa inconsapevolezza, spietato e tenero: un essere attanagliato dalla sua patologia in un dolore esistenziale tragico e di sconvolgente, accesa verità. Teatro Franco Parenti, fino al 30 maggio
Magda Poli