di Lia Levi
adattamento e regia: Manuela Kustermann
con Manuela Kustermann
scene: Haru Manuchi
Roma, Teatro Vascello, dal 8 al 27 gennaio 2008
Settant'anni sono un soffio di tempo. Circa tre generazioni, e meno dell'età media di un uomo. A 70 anni dalla promulgazione delle leggi razziali varate da Mussolini, Manuela Kustermann interpreta e dirige al Vascello il suo adattamento del romanzo di Lia Levi L'amore mio non può. Storia di Elisa che - vedova con una figlia di 5 anni - deve rimboccarsi le maniche, cambiare prospettiva. A dieci mesi dalle leggi, Andrea, il marito, viene allontanato dal suo posto in banca. Ha l'animo del poeta, sopporta la depressione fino al giorno in cui decide di buttarsi dal muraglione del Pincio, in un gesto drammatico e letterario che, si scoprirà alla fine, era l'unico modo di salvare la famiglia. Comunque ad Elisa piace credere sia così, per dare senso all'umiliante "insensatezza" d'essere ebrea. L'amore mio non può è in scena fino a domenica, giornata della memoria. Uno spettacolo "necessariamente" intenso, anche se si ha l'impressione che la protagonista sia una discendente di Elisa, non Elisa stessa, come nei romanzi generazionali della Allende. La Kustermann sembra infatti raccontare più che rivivere, amplificata da inutili microfoni.
Paola Polidoro