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ANDROMACA - regia Alessandro Maggi

Andromaca Andromaca regia Alessandro Maggi

di Euripide
traduzione Monica Centanni
con Mascia Musy, Antonio Zanoletti, Federica Di Martino, Stefano Scandaletti, Alessandro Lombardo
regia Alessandro Maggi
Vicenza, Teatro Olimpico, dal 24 al 27 settembre 2009

Corriere della Sera, 4 ottobre 2009
Ma alla fine si «salva» solo Andromaca

Tragedia poco rappresentata, dalla trama complessa, ma affascinante come tutte le opere di Euripide per la profondità con la quale l' autore penetra nell' animo umano, soprattutto in quello femminile, funestato spesso da odi, rancori e invidie esplorandone conscio e inconscio, svelandone le pochezze e anche le illuminazioni d' amore, di passione e di coraggio, Andromaca è andata in scena all' Olimpico con la regia di Alessandro Maggi, la traduzione piana di Monica Centanni e due non indispensabili «innesti drammaturgici». Grandiosamente umano è il personaggio di Andromaca, la sposa di Ettore che, distrutta Troia, viene portata in Grecia dal figlio di Achille, Neottolemo, del quale diventa schiava e e al quale ha dato un figlio. Ermione, figlia di Menelao, sposa legittima di Neottolemo, sterile e gelosa di Andromaca, la vuole uccidere con l' aiuto del padre; le si opporranno il vecchio Peleo e la volontà degli dei. La scena di Leonardo Scarpa, cancella quella di Scamozzi, risulta sovrapposta, un susseguirsi di neri piani materici delimitati sul fondo da un canneto, e in questo luogo non luogo con costumi che ricordano la Grecia Antica, vive una regia dai diversi registri che vanno dall' utilizzo di cori-songs alla Kurt Weill, ad afflati romantici ed enfasi tragiche in senso tradizionale, ad abbozzi comici e ironici col risultato di dare vita a uno spettacolo discontinuo nel quale naufragano la grandezza, la complessità, la modernità straordinaria dei personaggi. Si salva solo Andromaca, alla quale Mascia Musy dà il peso di una donna sola, vittima non doma, vera nelle sue paure, nel suo dolore, ma anche non scalfibile nella sua fierezza. Ben calibrato anche il Peleo di Antonio Zanoletti dalla retorica giusta e stanca, mentre sparisce l' odio, il rancore, la mediocrità quasi piccolo borghese di Ermione.

Magda Poli

Ultima modifica il Martedì, 23 Luglio 2013 09:29

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