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A TESTA SUTTA - regia Giovanni Carta

 "A testa sutta", regia Giovanni Carta. Foto Pino Le Pera "A testa sutta", regia Giovanni Carta. Foto Pino Le Pera

di Luana Rondinelli
Regia di Giovanni Carta
Interprete: Giovanni Carta
Musiche: Massimiliano Pace
Disegno luci: Massimo R. Beato
Aiuto regia: Silvia Bello
Assistente alla regia: Teodora Mammoliti
Foto Pino Le Pera
Produzione: Accura Teatro in collaborazione con Di Venere e di Marte
al Clan Off Teatro di Messina dal 30 al 31 marzo 2019

www.Sipario.it, 31 marzo 2019

Gli piace a Giovanni distendersi su una panca rettangolare A testa sutta (A testa sotto) e vedere il mondo al contrario. Accorgersi con i suoi occhi azzurri e capelli biondi, d'essere diverso rispetto ai suoi cinque "neri" fratelli con gli occhi neri. Appartenere chissà a quale specie umana. Certamente una specie debole che ammira la zia tingersi di rosso le labbra, che trova piacere a giocare a nascondino o ammuccia ammuccia come ama dirlo in dialetto palermitano, terminando sempre prima la conta perché nel girarsi ha paura di non trovare nessuno e che si diverte a tirare calci al pallone sulla strada vicino casa sua dove padre e madre vivono come possono. È un bravo ragazzo Giovanni, buono o abbunazzato come dicono i vicini, incapace di fare male a qualcuno e sicuro di sé soltanto quando il cugino, anche lui "nero" con gli occhi neri, se lo porta a spasso sul suo motorino, facendolo volare quasi come un angelo, oppure quando su una spiaggia disegna con la sabbia femmine con le minne grosse. Lo fa sentire forte il cugino, normale, non un ragazzo biunnu (biondo) come viene appellato da tutti compreso lui, svezzandolo pure sessualmente con donnine di sua conoscenza. Dove abita Giovanni, in uno di quei quartieri palermitani tipo Zen o Ballarò, la gente non rispetta chi non sa difendersi o non è in grado di lottare. Allora è meglio assentarsi, diventare quasi invisibili, guardare a testa sutta, inventarsi un proprio mondo per continuare a vivere. Giovanni è timido, fragile, col cuore candido, mentre il cugino si comporta come un duro mafiosetto del quartierino. E quando gli dice che dovrà assentarsi per un periodo, gli lascia una pistola raccomandandogli di usarla verso chi cercherà di fargli del male. Dopo un po' torna il cugino. Non sappiamo cosa ha combinato durante la sua assenza. Può anche darsi che sia stato in galera o che abbia compiuto chissà quale crimine. Giovanni gli fa vedere quanto è diventato bravo col motorio e gli dice di salire dietro. Volano i due, felici e spensierati sino a quando ad un incrocio una macchina li investe in pieno. Muore il cugino e Giovanni rimane illeso, sino al giorno in cui un colpo di quella pistola non porrà fine ai suoi giorni. È quanto accade in questo bel monologo di Luana Rondinelli (Premio Fersen 2016 per la migliore drammaturgia), autrice di due lavori recensiti su questo giornale come Taddrarite e Giacominazza, che trova in Giovanni Carta uno scoppiettante regista e protagonista, un po' sopra le righe invero, ma non avrebbe potuto fare altrimenti, in grado di coinvolgere emotivamente il pubblico del Clan Off Teatro di Messina che alla fine lo ha subissato di infiniti applausi.

Gigi Giacobbe

Ultima modifica il Lunedì, 01 Aprile 2019 17:37

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