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AMORE - regia Francesco Sframeli (2017)

"Amore", regia Francesco Sframeli. Foto Paolo Galletta "Amore", regia Francesco Sframeli. Foto Paolo Galletta

di Spiro Scimone
regia di Francesco Sframel
scena di Lino Fiorito
con Spiro Scimone, Francesco Sframeli, Gianluca Cesale, Giulia Weber
luci di Beatrice Ficalbi
produzione compagnia Scimone Sframeli, in collaborazione con Théâtre Garonne – Tolosa
al teatro Comunale di Casalmaggiore, 21 gennaio 2017

www.Sipario.it, 30 gennaio 2017

Si esce dicendo: «Ma questo è teatro!» e lo si dice presupponendo che molto dello spettacolo dal vivo non lo sia, lo si dice non per gioco di contrapposizione, ma perché Amore di Spiro Scimone e Francesco Sframeli muove l'anima e il cervello di chi vi assiste e lo fa col 'grado zero' del teatro: la parola incarnata dall'attore. Amore è battito del cuore, è parola che scava nell'anima, è il coraggio di guardare nel mistero insondabile della vita e della morte col sorriso allampanato, ereditato da Ionesco e Beckett. Due lapidi in primo piano, sullo sfondo cipressi dipinti che sembrano presi in prestito da un quadro di Carrà. Due vecchietti - Spiro Scimone e Giulia Weber - raccontano il loro amore di gioventù, lei lavora a maglia e interpella lui chiamandolo: 'Amore, ricordi quando...'. Quel loro legame è evocato, ma sa essere ancora presente. Lei gli cambia il pannolone e ricorda quando lui le ficcava la lingua in bocca, fino a quel giorno che dovettero spuntare i pompieri per salvarli... E i pompieri si concretizzano, il capitano (Francesco Sframeli) seduto in un carrello della spesa, spinto dal suo fidato assistente (Giuanluca Cesale). Non ci vuole molto a capire che il legame fra i due è un legame inconfessato, un amore consumato velocemente e dietro l'autobotte... Due coppie, de storie e quell'amore che bisogna cogliere, che sa scaldare ed è unico. Amore racconta quel bisogno di intimità a cui non bisogna rinunciare, perché «le fiamme possono arrivare all'improvviso!... Le fiamme possono divampare all'improvviso!». Amore di Spiro Scimone e Francesco Sframeli è un incendio attizzato dalla forza di un linguaggio apparentemente semplice, quotidiano, ma che sa essere linguaggio evocativo, simbolico, poetico in grado di riverberare i mille significati di quella parola: 'amore' che è un appellativo/vocativo, che è passione e vergogna, che è dedizione e abnegazione, che è voglia di intimità e calore sotto le lenzuola... Le lenzuola diventano sudario, così come le due lapidi si trasformano in due letti matrimoniali. Sia la coppia di vecchietti che quella di pompieri si preparano a un lungo viaggio, è forse quello il giorno della loro morte; è quello un dialogare fra spiriti. Sta di fatto che ciò che accade in scena è un elegiaco e altissimo 'diescettar d'amore' con quel tratto inconfondibile dell'arte poetica di Spiro Scimone in cui il sorriso e l'assurdo sono sfumature della verità dell'anima che solo il vero teatro – nel suo essere finzione – sa far scaturire. In questo senso Amore ti mette di fronte all'eco delle parole, alla complessità di un racconto e di un argomento: l'amore inafferrabile eppure da cogliere al volo. Paradossalmente la normalità di quelle parole e di quei gesti quotidiani di amanti si carica di una forza evocativa che trasforma – visivamente – le lapidi disegnate da Lino Fiorito in letti matrimoniali, così come il carattere antinaturalista della messinscena sa evocare moti di verità. Francesco Sframeli e Gianluca Casale, Spiro Scimone e Giulia Weber sono veri, non sbagliano un tono, non fanno un gesto di più, sanno essere 'spontanei' nel loro assoluto controllo del testo e dello spazio scenico. Il testo stesso è giocato su uno schema contrappuntistico che non permette vie di scampo e che nel suo alternarsi simmetrico regala improvvisi ed emozionanti scarti di 'imprevedibilità', affidata alla apprende condizione irreali che anima il racconto stesso. Amore è 'vero teatro!', laddove la parola verità è il frutto della magia della finzione più dichiarata, è la capacità degli attori e della drammaturgia di affidare alla fabula il respiro inespresso del nostro immenso, eterno bisogno di Amore. Applausi commossi a due artisti Scimone e Sframeli che meritano di essere programmati in ogni teatro, che meriterebbero più attenzione di quello che non ricevono.

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Lunedì, 30 Gennaio 2017 21:18

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