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TRAVIATA (LA) - regia Dmitri Tcherniakov

La traviata La traviata Regia Dmitri Tcherniakov

di Giuseppe Verdi – libretto di Francesco Maria Piave
Direttore Daniele Gatti
Regia e scene Dmitri Tcherniakov
Costumi Elena Zaytseva, Luci Gleb Filschtinsky
Con Violetta Valery-Diana Damrau, Flora Bervoix-Giuseppina Piunti, Annina-Mara Zampieri, Alfredo Germont-Piotr Beczala, Giorgio Germont-Željko Lučić, Gastone-Antonio Corianò, Barone Douphol-Roberto Accurso, Marchese d'Obigny-Andrea Porta, Dottor Grenvil-Andrea Mastroni, Giuseppe-Nicola Pamio, Domestico di Flora-Ernesto Petti, Commissionario-Ernesto Panariello
Milano, Teatro alla Scala, dal 7 dicembre 2013 al 3 gennaio 2014

www.Sipario.it, 5 gennaio 2014

Apertura di stagione del Teatro alla Scala in omaggio a Giuseppe Verdi nell'anno del bicentenario della sua nascita con La Traviata, affidata alla direzione di Daniele Gatti ed alla regia di Dmitri Tcherniakov, trasmessa in diretta televisiva nella serata del 7 dicembre e proiettata in contemporanea su centocinquanta schermi cinematografici italiani. La Traviata, oltre ad aprire la nuova stagione, chiude le celebrazioni dell'anno verdiano durante il quale sul palco scaligero si sono susseguite ben sette opere del maestro, nell'ordine Falstaff, Nabucco, Oberto conte di San Bonifacio, Macbeth, Un ballo in maschera, Don Carlo, Aida, consentendo al melomane di seguire il percorso artistico di Verdi dagli anni giovanili con Oberto, concepita a ventisei anni, al Falstaff, l'ultima composizione all'età di quasi ottant'anni.
Tratta dal testo di Alexandre Dumas (figlio) La signora delle camelie e rappresentata per la prima volta alla Fenice di Venezia nel 1853, la storia della mondana parigina Violetta Valery che conosce l'amore nella persona di Alfredo Germont, da cui è convinta a separarsi con immenso dolore dal di lui padre Giorgio Germont per poi morire di tisi tra le braccia dell'amato vanta dei memorabili precedenti sul palco della Scala. Tra tutti il più celebre è senza dubbio l'allestimento del 1955 con Maria Callas nel ruolo di Violetta con regia di Luchino Visconti e direzione di Carlo Maria Giulini. In tempi più recenti da ricordare la rappresentazione del 1990 con direzione di Riccardo Muti e regia di Liliana Cavani, riproposta nelle due stagioni successive e ripresa nel 1995, 1997 e nel 2001, sempre diretta da Muti, nonché nel 2007 e nel 2008 direttori, rispettivamente, Lorin Maazel e Carlo Montanaro.
Nonostante il suo grande appeal, La Traviata non ha mai avuto il privilegio d'inaugurare la stagione prima del 7 dicembre 2013 con l'attuale edizione che vanta al suo attivo l'interpretazione del soprano bavarese Diana Damrau, una Violetta intensa ed appassionata che canta con l'anima, del bel tenore polacco Piotr Beczala nei panni di un Alfredo di cui non è difficile innamorarsi nonché del baritono serbo Zeljko Lucic che rende in modo credibile la figura del padre bacchettone. La regia affidata al russo Dmitri Tcherniakov attualizza la vicenda collocandola in un tempo indefinibile, tuttavia moderno, non certo ottocentesco. Sono le scene da lui stesso curate ed i costumi di Yelena Zaytseva a suggerircelo: abiti appariscenti e sfacciati per i frequentatori delle serate festaiole e casual per l'appartata vita campagnola di Violetta ed Alfredo che hanno lasciato la mondanità parigina. Violetta si presenta spettinata ed in abbigliamento dimesso, Alfredo impasta la pizza e affetta la verdura in una cucina di campagna ben attrezzata, forse a significare agli occhi dello spettatore che la loro passione è stata addomesticata dalla quotidianità.
Invece non è così: la loro passione è ancora viva, prova ne sia la crisi di gelosia di Alfredo nel III atto, quando incontra alla festa Violetta dopo che questa l'ha lasciato, nonché i rinnovati voti d'amore del IV atto quando la donna, ormai in fin di vita, incontra il suo Alfredo che le chiede perdono e che lei non ha mai smesso di amare. «Ma se tornando non m'hai salvato/A niuno in terra salvarmi è dato», canta Violetta spegnendosi tra le sue braccia. «La Traviata racconta di una discriminazione, di un sopruso. La protagonista cerca un riscatto sociale che non le viene concesso. L'opera rispecchia la società francese del tempo con una forte componente maschilista - commenta il direttore Daniele Gatti - Tuttavia è anche un Verdi molto intimo, la sua denuncia è un grido soffocato. Violetta è un Rigoletto con la gonna: è un essere socialmente difforme che canta amore.»

Myriam Mantegazza

Ultima modifica il Lunedì, 06 Gennaio 2014 16:04

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