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RECITAL DI CANTO - con Jessica Pratt

Jessica Pratt. Foto Teatro alla Scala Jessica Pratt. Foto Teatro alla Scala

Soprano Jessica Pratt
Pianoforte Vincenzo Scalera

PROGRAMMA
Gaetano Donizetti
Eterno amore e fè
La gondola
L'amore funesto
Ne ornerà la bruna chioma (scena e cavatina)
Vincenzo Bellini
Malinconia, ninfa gentile
La ricordanza
Per pietà, bell'idol mio
da La Sonnambula : Ah! Non credea mirarti... Ah! Non giunge
Richard Strauss
Breit über mein Haupt op. 19 n. 2
Befreit op. 39 n. 4
Ich schwebe op. 48 n. 2
Amor op. 68 n. 5
Alfred Bachelet
Chère nuit
Eva dell'Acqua
Villanelle
Léo Delibes
Les filles de Cadix
Ambroise Thomas
da Hamlet: À vos jeux, mes amis
Milano, Teatro Alla Scala 20 maggio 2019

www.Sipario.it, 22 maggio 2019

Non capita spesso che il soprano Jessica Pratt si cimenti in concerti espressamente dedicati alle composizioni vocali da camera, preferendo di regola recital di arie d' opere con i quali esalta le sue capacità vocali di estrema agilità, coloritura e di interprete. Eppure quello, al quale si è assistito al Teatro alla Scala lo scorso Lunedì 20 maggio, in un teatro gremitissimo come non si vedeva per simili eventi, è il punto di arrivo di un percorso sulle arie da camera iniziato nel 2013 con un concerto a Firenze al Teatro Pergola per la locale Società dei Concerti. Era accompagnata allora come adesso al pianoforte dal maestro Vincenzo Scalera uno dei migliori preparatori e accompagnatori in ambito internazionale. Allora in quella occasione il fulcro del programma era costituito da una parte dedicata alla triade italiana del Belcanto (Rossini Bellini e Donizetti) in un sapiente intreccio tra arie d'opera e arie da camera, con alcuni punti fermi quali la selezione delle arie da camera di Vincenzo Bellini. La seconda parte, si posizionava essenzialmente su compositori del tardo romanticismo francese, e su un nucleo di arie cameristiche tipiche della vocalità di agilità quali Alfred Bachelet (Chère nuit); Eva dell'Acqua (Villanellee), Léo Delibes (Les filles de Cadix) che aderivano al meglio alle caratteristica vocali del soprano australiano e esaltarne la fantasmagoria della sua coloritura.
Da questa iniziale esperienza, con appropriate scelta e ampliando il repertorio italiano, Jessica Pratt, ormai consolidatasi nel panorama internazionale del repertorio del Belcanto, approdò a Londra nel 2014 alla Wigmore Hall per gli appuntamenti del ciclo Rosenblatt Recitals Foundation, sempre accompagnata dal maestro Scalera, meritandosi la registrazione del CD Serenade (2015). Il concerto presentato alla Scala, preceduto dall'anteprima a Palermo al Teatro Massimo, appena due giorni prima, tiene fermi alcuni elementi di questo percorso: si inserisce Donizetti, al posto di Rossini, si conferma Bellini; nell'ambito degli operisti francesi la Pratt opta per Ambroise Thomas da Hamlet. À vos jeux, mes amis (La pazzia di Ofelia), tema caro, questo della pazzia, alla cantante a cui ha dedicato un progetto monografico, e vi aggiunge una selezione di Lieder di Richard Strauss. E qui sta la sorpresa che non ti aspetti da parte di un artista che fa della repertorio di belcanto la sua ragion d'essere: un salto in altra dimensione vocale rispetto al consolidato mondo del bel canto o del Grand Operà francese. Una delle caratteristiche delle romanze da camera del repertorio italiano è la destinazione ad una esecuzione conviviale in ritrovi musicali che animavano i salotti culturali dell'Italia ottocentesca. Composte per omaggiare gli amici artisti, per allietare i convivi con una pratica musicale che coinvolgesse anche dilettanti nell'arte musicale, sono di scrittura semplice a riprova del carattere di intrattenimento. Tante di queste melodie le ritroviamo nelle complesse arie e scene liriche delle composizioni operistiche: esempio ne è La Ricordanza sui versi del conte Pepoli di Bellini che transita nei Puritani (libretto dello stesso Pepoli). La scelta, che è stata condotta dall'artista, tra una quindicina di ariette della raccolta strutturata di Vincenzo Bellini e tra l'innumerevole produzione di Donizetti (circa 240 composizioni non organiche), ha evidenziato anche una evoluzione di scrittura musicale che dalle brevi canzoni giunge alla strutturata Ne ornerà la bruna chioma (scena e cavatina) del compositore bergamasco. Per quanto il primo Ottocento italiano sia l'ambiente naturale di Jessica Pratt, come temperamento e come vocalità, sono proprio le arie francesi della seconda metà del secolo e un estratto di 4 Lieder di Richard Strauss, che costituiscono gli esiti più affascinanti del programma. La vicenda delle composizioni vocali cameristiche di Richard Strauss è più complessa. Compose Lieder per quasi ottant'anni, dalla prima infanzia alla stanca ma feconda vecchiaia, dall'epoca di Liszt e Bismarck (1864- 1949) a quella di Boulez e delle due Germanie. Tanta longevità e fantasia creativa furono fonte di un lungo corso di capolavori e successi che partono dall'esperienza pienamente romantica della tradizione del Lieder per approdare a vocalità spinte che superano anche la tradizione tardoromantica wagneriana: dal post-romanticismo tedesco, con le note che si aggrumano, diventano più cromatiche, perdono la freschezza schubertiana della melodia per lasciare il posto ad accordi più possenti e bruniti, che non potevano non tenere conto di quanto stava accadendo alla musica dai primi anni del secolo: la destrutturazione dell'impianto tonale. Qui i Lieder vengono letti non solo come parte del cammino estetico tra il mondo di ieri e la modernità (con tutta l'attenzione che Strauss riservò ai poeti suoi contemporanei), ma anche in riferimento a un lessico di motivi poetico-musicali ricorrenti in varie forme, spesso confermati da esempi paralleli nelle opere per il teatro o sinfoniche. E qui sta l'interesse interpretativo del soprano australiano: cantare Strauss con morbidezza, dando il colore della passione ad ogni singola frase, accentuando le variazione di registro senza perdere, quella che è la sua caratteristica, la morbidezza dell'emissione acute sicurezza nei passaggi di tono e tenuta degli acuti. Ciascuna delle 4 arie estratte da singole raccolte testimoniano l'evoluzione della scrittura vocale straussiana, passando da un saldo ancoraggio nella tradizione romantica Breit über mein Hauptop. 19 n. 2, all' infioritura canora Amor op. 68 n. 5. In mezzo ciò che è di tradizione della vocalità tardoromantica ben strutturata, acuta con salti di registro e Jessica Pratt ha saputo, anche in un chiara dizione, esaltare il fraseggio di ogni singola parola e annotazione. Immediatamente ci si è ributtati nelle pagine che si profilano come omaggi alla pura vocalità, Cuore nuit di Alfred Bachelet, dedicato a Nellie Melba, raffinato tributo alla tradizione belcantistica australiana, di cui la Pratt è erede. Nondimeno la Villanelle di Eva Dell'Acqua, aria di baule di ogni soprano di coloratura e che abbia qualche confidenza con le agilità, cosi come Les filles de Cadix di Delibes esigono un agguerrito bagaglio tecnico e una duttilità vocale superiore in cui il soprano fa valere soprattutto un'elegantissima ricerca timbrica, canto morbido ma impalpabile, sfuggente. Da esperto accompagnatore qual è, Vincenzo Scalera si unisce alla Pratt in perfetta comunione d'intenti, senza prevaricare sulla voce con la sua qualità ed esperienza di accompagnatore rimanendo sempre un passo indietro alla diva lasciando a lei il dominio del palcoscenico ma lavorando ad accentuare ogni frase musicale e a sostenerla dell'interpretazione. La chiusura di ciascuna parte è stata affidata ad un'aria d'opera che esemplifica il mondo musicale di riferimento della cantante: il suo preferito Bellini con Ah! Non credea mirarti... Ah! Non giunge, dalla Sonnambula, reso con trasognato trasporto percorso da attese e da sospensioni sul filo della voce: il mondo del sogno e della giovinezza. Alla scena della pazzia di Ofelia À vos jeux, mes amis, da l'Hamlet di Ambroise Thomas, è stata demandata la chiusura ufficiale del programma con simbolo di tutte le eroine dell'opera perdute nella pazzia, protagoniste di un progetto che sta molto a cuore a Jessica Pratt, approdato di recente anche in registrazione. E su questa esibizione il pubblico ha manifestato il suo grande ed entusiasmo nei confronti della prestazione del soprano. Ripetute e insistenti le richieste di bis, con il pubblico che le ha decretato una standing ovation che sono state soddisfate, con l'aria della Linda di Chamounix (Oh luce di quest'anima) e, visto l'insistenza, con la canzone valzer Il Bacio di Luigi Arditi, vera esplosione di arditezze vocali. E un pubblico ancora non ancora appagato dell'esito della serata ha reclamato ancora la presenza in palcoscenico degli artisti, e così alla fine un Glitter to be gay (da Candide di Leonard Bernstein, cavallo di battaglia della Pratt) ha travolto di musica gli spettatori con una esecuzione coinvolgete e brillantissima di nome e di fatto per l'attorialità che l'artista ha saputo conferire al canto. Ma non ancora appagato, l'insistenza del pubblico è stata ancora una volta premiata dalla generosità della cantante che, supportata dal pianoforte di Scalera ha colto nuovamente di sorpresa tutti i presenti regalando, in prima assoluta, uno struggente e malinconico Summertime di Gershwin che di fatto ha fatto esplodere il salone del Piermarini in un delirio. E questa è la Jessica Pratt, capace di sorprende e di incantare il pubblico.

Federica Fanizza

Ultima modifica il Mercoledì, 22 Maggio 2019 23:51

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