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NORMA - regia Davide Garattini Raimondi

"Norma" - regia Davide Garattini Raimondi "Norma" - regia Davide Garattini Raimondi

di Vincenzo Bellini
Autore Felice Romani d'après la tragédie d'Alexandre Soumet "Norma ou l'Infanticide", 1831
Regia Davide Garattini Raimondi
Direttore d'orchestra Massimo Zanetti
Orchestre de l'Opéra Royal de Wallonie-Liège
Costumi Giada Masi
Scene e Luci Paolo Vitale
Chœurs de l'Opéra Royal de Wallonie-Liège (chef des Chœurs Pierre IODICE)
con Norma Patrizia Ciofi / Pollione Gregory Kunde / Adalgisa Josè Maria Lo Monaco / Oroveso Andrea Concetti / Flavio Zeno Popescu / Clotilde Réjane Soldano
Produzione Jim &Jules / Opéra Royal de Wallonie / Oxymore
Opéra Royal de Wallonie-Liège 28 ottobre 2017

www.Sipario.it,  1 novembre 2017

I movimenti coreografici non sono contemplati, solitamente, durante la sublime sinfonia di Norma. All'Opéra Royal de Wallonie-Liège, invece, il 28 ottobre 2017, la nuova produzione del teatro belga li ha previsti. Orpelli inconsueti, che, soprattutto nell'ouverture, possono far correre il rischio che si alteri il senso di solo ascolto che l'autore ha inteso dare all'apertura del proprio capolavoro.
Tutta l'atmosfera di questa nuova produzione, infatti, è stata pervasa da un gusto per la danza e i movimenti mimici, in un'ambientazione che ha ricordato certi film di fantascienza post-apocalittica anni '80 e '90 del secolo scorso. In realtà, secondo il libretto, ci si dovrebbe trovare in una condizione storica, se non precisa, quanto meno indicativa ed in luoghi altrettanto identificati; ma la messa in scena fantasiosa di Davide Garattini Raimondi è stata comunque complessivamente rispettosa del senso del capolavoro, lasciando ampio spazio agli interpreti.
Patrizia Ciofi al debutto nel ruolo del titolo, è uscita dagli schemi correnti, sia vocali che scenici, rientrando in una personalissima interpretazione. Vocalmente lirica ma scenicamente drammatica, la celebre artista toscana, che detiene con forza tale drammaticità nelle proprie corde, ha dominato la scena. L'espressività dell'artista ha reso una Norma sofferta e sentita; ogni frase non è stata solo cantata ma anche declamata: rilevanti le sue ben note capacità attoriali. Raffinatissima la tecnica: tutto flautato a mezza voce, mai gridato, con una capacità di saper usufruire al meglio di tutto ciò di cui lo studio e l'esperienza l'ha dotata e arricchita. La Norma della Ciofi, dunque, ha perso del tutto l'algido neoclassicismo e l'indole solo guerresca che spesso le sono stati attribuiti ed ha scavato ed espresso tutto un mondo sfaccettato e intenso di umani sentimenti.
Gregory Kunde si è qualificato già all'ingresso in scena come uno dei migliori proconsoli romani apparsi sui palcoscenici di sempre. Il suo Pollione, nel tempo, non ha mai perso lo smalto ed è giunto fino ad oggi a variazioni, compresi i sovracuti, e abbellimenti che il celebre tenore si può permettere senza sforzo. La sua professionalità indiscussa è stata ed è ancora anche sostegno insostituibile per le protagoniste che lo hanno affiancato e lo affiancano. Un Pollione robusto e autorevole, quello del Kunde: questo grandissimo artista sta conoscendo oggi una carriera ancora più sfolgorante che nel passato.
José Maria Lo Monaco ha esibito bel colore vocale ed emissione precisa e curata, porgendo un'Adalgisa credibile, che ben depone a favore di un'ulteriore maturazione del ruolo da parte della giovane e graziosa interprete.
Fin dal suo ingresso, l'Oroveso corretto di Andrea Concetti non ha colto però anche l'autorevolezza che il personaggio dovrebbe possedere ed esprimere.
Adeguati vocalmente l'ottimo Flavio di Zeno Popescu e l'imponente Clotilde di Réjane Soldano. Gradevole il Coro stabile del teatro, diretto da Pierre Iodice, anche se, al primo atto, si è lanciato, nei piano, in un inedito falsetto.
Sul podio il M° Massimo Zanetti ha condotto i giochi con una direzione piuttosto incostante e un palese senso di sottolineature marziali: un'espressione più sinfonica avrebbe giovato all'insieme del capolavoro belliniano. Si è rilevata maggiore attenzione al versante agogico rispetto a quello dinamico da parte del direttore alla guida della bella orchestra dell'Opéra Royal de Wallonie-Liège; il che ha prodotto una secchezza dei suoni che ha offuscato lo splendore dell'orchestrazione belliniana, mancando anche di una corretta fluidità che rendesse giustizia all'ascolto complessivo dal punto di vista orchestrale.
Tornando alla regia citata all'inizio, il Garattini Raimondi ha dunque reso una lettura caratterizzata da una connotazione quasi a-temporale e simbolica e si è sbizzarrito in qualche trovata scenica; ma nonostante l'ininterrotta strage di mimi e comparse perpetrata alle spalle dei protagonisti in corso d'opera, con conseguente copiosa presenza di sangue in palcoscenico, il popolo dei druidi non presentava particolari tratti o atteggiamenti guerreschi di corrusca barbarie. L'insieme registico a tratti, poi, si lasciava sfuggire qualche punto nodale: il duetto "Mira o Norma" sarebbe stato molto più efficace se i pargoletti fossero stati scena anche in quel momento, per esempio.
Il tutto era diluito nel colore blu che invadeva il palcoscenico, alternato col rosso e con improvvisi, nitidi bagliori, che dominava nelle luci curate di Paolo Vitale. La scena, dello stesso Vitale, strutturata su tre piani, se da una parte ha giustamente e simbolicamente ornato i luoghi privati di Norma, di solito squallidi e disadorni, infarcendoli di richami guerreschi di candida classicità citando i bassorilievi della colonna Traiana, dall'altra si è persa nello sfondo in alto in cui campeggiavano improbabili e piatti fondali.
Studiati i costumi di Giada Masi, incrostati di preziose applicazioni e assemblati con materiali innovativi. Indubbia la ricchezza della calotta che ha ricoperto il capo di Norma, altrettanto ricca di luminescenze la tunica di Oroveso, ma i caschetti biondi delle druidesse, per non parlare di quello scuro e cangiante di Adalgisa, evocavano inconsulti flashback stile Barbarella.
Applausi sentiti, ottimo riscontro di pubblico per questa nuova produzione del capolavoro belliniano che mancava dalle scene di Liegi dal 1997.

Natalia Di Bartolo

Ultima modifica il Venerdì, 03 Novembre 2017 08:29

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