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DIE ZAUBERFLÖTE - regia Barrie Kosky e Suzanne Andrade

"Die Zauberflöte" - regia Barrie Kosky e Suzanne Andrade "Die Zauberflöte" - regia Barrie Kosky e Suzanne Andrade

Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Opera in due atti

Libretto di Emanuel Schikaneder

Prima rappresentazione
 Vienna, Theater auf der Wieden, 30 settembre 1791
Direttore Henrik Nánási
Regia Barrie Kosky e Suzanne Andrade
Maestro del Coro Roberto Gabbiani

Video Paul Barritt

Ideazione «1927» (Suzanne Andrade e Paul Barritt) e Barrie Kosky

Scene e Costumi Esther Bialas

Dramaturgie Ulrich Lenz

Luci Diego Leetz

Principali interpreti

Pamina Amanda Forsythe / Kiandra Howarth

Tamino Juan Francisco Gatell / Giulio Pelligra 

La regina della notte Christina Poulitsi / Olga Pudova 

Sarastro Gianluca Buratto / Antonio Di Matteo 

Monostatos Marcello Nardis

Papageno Alessio Arduini / Joan Martín-Royo  

Papagena Julia Giebel

Prima dama Louise Kwong*

Seconda dama Irida Dragoti*

Terza dama Sara Rocchi*

L'oratore Andrii Ganchuk*

Primo armigero Domingo Pellicola*

Secondo armigero Timofei Baranov*

* Dal progetto "Fabbrica" Young Artist Program del Teatro dell'Opera di Roma
Orchestra e Coro del Teatro dell'Opera di Roma

con la partecipazione della Scuola di Canto Corale del Teatro dell'Opera di Roma

Allestimento Komische Oper di Berlino
Teatro dell'Opera di Roma dal 9 al 17 ottobre 2018

www.Sipario.it, 15 ottobre 2018

Un'opera che fa appello al mondo mitico e ad un sapere esoterico vuole una sola cosa: trasmutare chi vi entrerà in contatto. I primi ad esser cambiati potrebbero essere gli autori stessi (anche se non è detto). Ma si può star certi che una mutazione nei fruitori, oltre che sperata, è attesa. Si possono quindi ben immaginare le reazioni che il pubblico ebbe quando assistette, per le prime volte, alle rappresentazioni del Flauto Magico di Mozart. Le cronache dell'epoca raccontano di grandi successi. Dopo tutto come dubitarne con un lavoro come quella approntato dal compositore austriaco e da Schikaneder?
Come disse Elémire Zolla in un suo saggio, col Parsifal di Wagner Die Zauberflöte è fra le somme opere liriche d'Occidente: imprescindibile, fondamentale. Vi si narra la storia del percorso iniziatico di Tamino e Papageno attraverso una serie di ardue prove. A costoro toccherà resistere a dure tentazioni, dovranno ostentare un fermo silenzio malgrado la parola rappresenti la soluzione migliore, mostrare coraggio in situazioni terribili che inducono alla fuga. Ma al termine di tale percorso, d'un immenso tesoro disporranno: quello della somma Sapienza. E che sarà da Mozart metaforeggiata attraverso l'unione di Papageno con la sua Papagena e di Tamino con Pamina.
Inscenare boschi fatati, mostri che ad ogni angolo minacciano chiunque li incontri, voli pindarici che si compiono per passare da un luogo all'altro in modo repentino, è tutt'altro che facile. Come di consuetudine, si ricorre a macchine sceniche.
Ma la soluzione proposta da Barrie Kisky e Suzanne Andrade è quella d'abolire ogni argano per occhieggiare al mondo favolistico dei cartoni animati. E come? Ponendo un pannello bianco sul quale, di volta in volta, gli interpreti verranno calati in ambienti differenti e dovranno relazionarsi con le creature ideate da Mozart e Schikaneder. Un allestimento, questo, che richiede una buona capacità di sincronia fra quanto via via turbinosamente proiettato.
Al fine di renderla moderna, all'opera è stata sottratta un'ultima patina di settecentesco sapore, eliminando i recitativi e sostituendoli con didascalie alla maniera del cinema muto. E tutti gl'interpreti, a tal scopo, si sono abbigliati e si son mossi come Charlot o Buster Keaton o le donzelle, cotonate e dall'aria svagata, che quelle pellicole mostravano.
Tutti elementi che, indubbiamente, hanno concorso a divertire il pubblico. E difatti all'Opera di Roma, mentre questa versione del Flauto pian piano si svolgeva, si udiva qualche risata.
Ma la trasmutazione che Mozart e Schikaneder s'attendevano dagli spettatori è avvenuta? In onestà se ne può dubitare. Al di là di qualche vezzosa trovata scenica – simpatica ma che non affascina – il sapore del Flauto magico si gusta con difficoltà in questo allestimento.
E anche la musica del compositore absburgico, sublime e meravigliosa, fatica a decollare, sovrastata com'è da un profluvio d'immagini che distolgono l'attenzione dello spettatore fin quasi a spossarlo.

Pierluigi Pietricola

Ultima modifica il Giovedì, 01 Novembre 2018 08:30

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