Tragedia lirica in due atti e quattro parti, Musica di Vincenzo Bellini, Libretto di Felice Romani
con Alessandro Spina, Damiana Mizzi, Florentina Soare, Fabrizio Paesano, Pasquale Amato
Maestro Direttore Christian Capocaccia, Regia Sam Brown, Scene e costumi Annemarie Woods, Light designer Giuseppe Di Iorio, Movimenti Coreografici Matteo Mazzoni
Orchestra i Pomeriggi Musicali di Milano, Coro del Circuito Lirico Lombardo, M° del Coro Salvatore Sciammetta
Coproduzione Teatri del Circuito Lirico Lombardo, Teatro dell'Opera Giocosa – ONLUS di Savona
Nuovo allestimento progetto vincitore European Opera-Directing Prize 2011 collaborazione con Opera Europa e Camerata Nuova
Teatro Comunale Gabriello Chiabrera di Savona, 21 ottobre 2012
Tra molti scivoloni e una solida intuizione di fondo, è questa la lettura che Sam Brown ha dato ai Capuleti e Montecchi di Bellini, allestimento vincitore dell'European Opera Award 2011 che dopo un controverso debutto a Como ha inaugurato la stagione autunnale del Teatro dell'Opera Giocosa di Savona. Un teatro che rischia molto, portando nella provincia una regia attuale, vicina al Regietheater tedesco, che difficilmente le grandi Fondazioni lirico-sinfoniche hanno il coraggio di proporre.
Il regista britannico traspone la vicenda in un primo Novecento che cade a pezzi (anche se a Savona, non si sa perché, le quinte in tessuto al posto di essere stracciate come a Como sono tutte belle in ordine), popolato da zingari che consumano con la stessa intensità la passione per la bottiglia e quella per i coltelli. A Sam Brown piace l'effetto. E le cose le mette in chiaro fin dalle prime battute: la sinfonia iniziale è ridotta a colonna sonora del festino dei Capuleti, che si ubriacano bestialmente mentre Tebaldo stupra una giovane incitato dai compagni. Tutto è eccessivo: i soldi che passano di mano in mano, il continuo arrampicarsi sul gigantesco tavolo, lo sgozzamento della vittima alla ribalta, con annesso fiotto di sangue, non prima di averla legata come la bestia che penzola dal soffitto.
Neanche Romeo è troppo diverso dai rivali: bulletto un po' erotomane e molto vanesio, prima lega Giulietta e tenta di farla sua con la forza, poi animato dall'amore la scioglie, pur non riuscendo a tenere le mani a posto. E quando dovrà fuggire, circondato dai Capuleti, neanche lui avrà difficoltà a mettere il coltello alla gola dell'amata.
L'edizione funziona soprattutto grazie alla qualità del giovane cast vocale, che solleva le sorti di una regia che calca la mano giocando tutte le sue carte migliori negli studiati eccessi pulp del primo atto, lasciando vivacchiare il secondo in una routine scialba e piuttosto deludente, che non riesce a risolvere la tensione e le aspettative accumulate nelle prime parti.
Le cose migliori Sam Brown le fa vedere nei dettagli, come Lorenzo che in penombra si pulisce le mani del sangue dello stupro, ricordando a Giulietta che nonostante il lirismo della sua aria di sortita (Oh, quante volte, oh, quante), in quel mondo brutale non c'è spazio per la luce. Le cose peggiori stanno invece nelle scene di massa, quando l'eccesso di violenza sfocia in esiti involontariamente farseschi (da dimenticare il finale I, con bastonate e schiaffoni degni del migliore Bud Spencer) e il coro, tutto preso dall'azione, arranca nell'intonazione.
Capocaccia asseconda la regia in maniera puntuale, con una direzione asciutta e senza brividi.
Di livello il cast, guidato da un'ottima Damiana Mizzi (Giulietta) e da un Romeo di buona agilità ma con qualche sbavatura nel registro medio grave (Florentina Soare). Solidi quanto basta Capellio (Alessandro Spina) e Lorenzo (Pasquale Amato). Di bel volume ma talvolta un po' nasale il Tebaldo di Fabrizio Paesano.
Matteo Paoletti