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COSÌ FAN TUTTE - regia Francesco Micheli

"Così fan tutte", regia Francesco Micheli. Foto Alessia Santambrogio "Così fan tutte", regia Francesco Micheli. Foto Alessia Santambrogio

ossia La scuola degli amanti
dramma giocoso in due atti, libretto di Lorenzo Da Ponte
musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Personaggi ed interpreti: Fiordiligi Gioia Crepaldi, Dorabella Victoria Yarovaya, Guglielmo Pablo Gálvez, Ferrando Matteo Mezzaro, Despina Barbara Massaro, Don Alfonso Andrea Porta, Vincitori Concorso As.Li.Co.; direttore, Giancarlo Capuano;
regia Francesco Micheli
scene e luci Nicolas Bovey; costumi Giada Masi
training e laboratori teatrali Eleonora Moro
Orchestra I Pomeriggi Musicali, Coro OperaLombardia; maestro del coro Giuseppe Califano
progetto laboratorio teatrale "La scuola degli amanti"
attori Sara Dho, Gabriele Genovese, Giancarlo Latina, Irina Lorandi, Helena Mannella, Tomaso Santinon; Coproduzione dei Teatri di OperaLombardia
visto al teatro Ponchielli, Cremona, 28 ottobre 2016

www.Sipario.it, 2 dicembre 2016

Si potrebbe chiamare in causa la necessità o meno di attualizzare le opere, si potrebbe invocare un rispetto filologico, ma ciò servirebbe solamente a trovare una possibile giustificazione a quella che è una regia mal riuscita, a firma di Francesco Micheli. A fronte di un dichiarato amore per il Così fan tutte a cui il regista lega la sua 'militanza' nel mondo della lirica, l'edizione prodotta da OperaLombardia e sostenuta da Fondazione Cariplo è per lo meno discutibile negli esiti. Intorno all'allestimento si è costruito un bel movimento di ragazzi: per ogni tappa dell'opera si è attivato un laboratorio teatrale che ha coinvolto 40 giovani dai vent'anni ai trentacinque nel ruolo di figuranti/attori. Il coordinamento del laboratorio – affidato ad Eleonora Moro – ha fatto sì che fra Brescia, Cremona, Como e Pavia 160 giovani/adulti abbiano partecipato al gioco di inganni e seduzioni messo a punto da Don Alonso per dimostrare che la fedeltà femminile non esiste e che Fiordiligi e Dorabella tradiranno i due innamorati Guglielmo e Ferrando, una volta questi partiti per la guerra. Questa sfida moral-erotica è destinata a chiudersi con lo svelarsi del gioco/inganno e con tutti i protagonisti della vicenda impegnati a cantare la morale finale: «Fortunato l'uom che prende/ ogni cosa pel buon verso/ e tra i casi e le vicende/ da ragion guidar si fa»; come dire non drammatizziamo e se conosciamo le nostre debolezze possiamo comprenderle e conviverci. La ragionevolezza di una possibile attualizzazione del plot deve aver guidato il regista in una semplicistica e un po' banalotta equazione fra giochi erotici nella società settecentesca e onanismo voyeuristico della nostra contemporaneità tutta presa da reality e da social network. Scelta giovanilistica sostenuta – si crede – dalla presenza dei 40 giovani adulti. In realtà l'idea di portare in scena 40 figuranti parte dal sottotitolo dell'opera: La scuola degli amanti e si esplicita nel tentativo (lodevole) di offrire un'esperienza didattica e formativa a giovani che magari non si sono mai stati se non a teatro a vedere un'opera. A questo intento promozional-didattico ha fatto seguito un uso da tappezzeria dei giovani chiamati a fare le belle statuine, a costruire tableaux vivants mimetici rispetto a un racconto trasposto fra un mix di suggestioni paratelevisive ed eccessi di travestimenti e erotismo trasformato nella meccanicità avvilente del pornografico. Ben inteso tutto ciò senza alcuna capacità di scandalizzare o choccare, se non per la sua ovvietà e banalità di fondo. E allora eccoci che la sfida fra amanti di diverso sesso strizza l'occhio a Uomini e Donne, piuttosto che ad Amici o alla Prova del cuoco. Tutto in questo Così fan tutte è eccessivo e colorato, ma come dire non aggiunge nulla al plot, non spiega, si limita a descrivere, a creare una sovrastruttura che nulla interpreta ma si esaurisce nel giocare le estreme conseguenze di una vicenda che vive comunque si leggerezza, di porte socchiuse, di ragionamento come di passione. Tutto questo nella regia di Micheli si perde. È come se il regista avesse sottolineato con l'evidenziatore ogni passaggio del testo con l'esito di rendere tutto uguale, di non fare distinzione alcuna, di mettere in mostra subito tutto, dimenticandosi l'ambiguità del gioco teatrale e che la seduzione – anche quella indotta dall'inganno ludico – si lega a sottintesi, sguardi, mezze verità e seducenti falsità. L'effetto è monotono e monocorde, si fatica a seguire quello che accade, vibratori vaginali branditi come spade, piuttosto che uomini in mutande non bastano a far divertire e alla lunga anzi provocano un assopente stato di noia. Decorosa la prova canora degli interpreti, vincitori del concorso As.Li.Co. I giovani cantanti fanno cose inaudite: si buttano a terra, saltano, si coricano cantando e gorgheggiando e di questo va dato loro merito. La direzione di Gianluca Capuano – nella replica vista al Ponchielli – pare a tratti troppo roboante e meno attenta a quell'eredità monteverdiana e di prassi antica a cui il direttore fa riferimento nei suoi intenti di interpretazione dell'opera mozartiana. Sonori fischi e buu di disapprovazione hanno caratterizzato la 'prima' cremonese, ma a scandalizzare di questo Così fan tutte non sono stati gli eccessi, non stati sono gli ammiccamenti sessuali, ma piuttosto la pochezza dell'idea registica, il compiacimento nello stupire... un compiacimento che alla fine si traduce in noia....

Nicola Arrigoni

Ultima modifica il Giovedì, 22 Dicembre 2016 11:36

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