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La zattera di Nessuno - di Piera Principe

La zattera di Nessuno - di Piera PrincipePiera Principe
LA ZATTERA DI NESSUNO
Titivillus, 2013, € 12,00, pp. 84

Danzatrice, Piera Principe si ritrova a doversi reinventare l'esistenza. Un grave incidente di macchina a cui sopravvive per miracolo le impone una sosta di dolore e di riflessione da cui riemerge necessariamente diversa. «La professione, le relazioni, i progetti, la mia stessa vita furono messi in serio pericolo dallo scontro in auto con un viaggiatore che procedeva in senso opposto», così dice di sé l'autrice rievocando quell'incontro col destino pochi giorni prima del suo trentesimo compleanno. Un anno intero all'ospedale di Pavia, due anni di sospensione obbligata: un recupero sarà possibile con un lavoro lungo e faticoso, ma Piera non potrà semplicemente rimettere indietro l'orologio come se niente fosse successo.
Da qui parte il secondo tratto del percorso umano ed artistico di Piera Principe, che proprio della fragilità ha fatto il suo punto di forza. «Con quel corpo ricucito è emersa una sensibilità nuova - scrive Marco Baliani nell'introduzione al volume - È così che Piera ha cominciato a percorrere nuove strade poco frequentate dagli artisti di scena, attratta da altri corpi fuori dalla norma, corpi feriti, esclusi, allontanati dalle luccicanti monotonie del consumo corporeo fatto di palestre, lifting, paura d'invecchiare e terrore di morire.» È così che parte il progetto della La zattera di Nessuno che dà il titolo al libro, un laboratorio in forma di viaggio per acqua che si ispira all'Odissea. L'autrice vi si dedica con compagni disabili che, sotto la sua guida, come Ulisse, tappa per tappa percorrono un tragitto di ricerca di sé, quasi un viaggio iniziatico. Ognuno sceglie il suo nome, Piera è Lola per i naviganti della zattera. Ognuno reca con sé un pesante bagaglio che lungo il percorso comune si farà più leggero: chi, come Jessica, porta in viaggio le sue angosce, chi, come Peo, il dolore per la madre mancata da poco, chi piange un fratello morto di overdose. Ognuno ha la sua storia: «Non conosco mia madre, si è vergognata di avere una figlia disabile e mi ha lasciata in un istituto per diciotto anni. Ora vorrebbe vivere con me solo perché ho la pensione», racconta Stella di Mare.
A episodi autobiografici, l'autrice alterna resoconti della sua esperienza del workshop e frammenti di riflessione, conducendo il lettore lungo un cammino denso di sorprese fino ad una conclusione su cui vale la pena di soffermarsi: «Tra i miei viaggiatori disabili ho trovato dei veri maestri. Loro mi hanno indicato un'altra strada. Quel maledetto incidente si trasformò così da disastro a dono.»

Myriam Mantegazza

Ultima modifica il Giovedì, 24 Luglio 2014 11:35
La Redazione

Questo articolo è stato scritto da uno dei collaboratori di Sipario.it. Se hai suggerimenti o commenti scrivi a comunicazione@sipario.it.

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