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Davide Visone
LA NASCITA DEL NUOVO TEATRO IN ITALIA 1959 - 1967
Titivillus, 2011, Euro 18.00, pp. 330

Nel raccontare la contemporaneità è giocoforza dare conto delle origini di quel 'nuovo teatro' – la definizione è di Marco De Marinis – che segna la nascita della scena contemporanea italiana, che segna l necessità di giovani gruppi dea la fine degli anni Cinquanta e il primo decennio degli anni Sessanta di porre le basi per scardinare l'idea borghese del rito teatrale. Il volume di Davide Visone racconta le esperienze che hanno ahito in maniera eccentrica rispetto ai codici scenici tradizionali. Visone racconta la storia di un decennio che si presenta come un lungo periodo di gestazione di quello che accadrà nella seconda metà degli anni Settanta per arrivare – con inevitabili trasformazioni e innovazioni – ai giorni nostri, segnando un'esperienza teatrale spesso separata, definita come 'nuovo teatro', teatro di avanguardia o di ricerca. la data di partenza di questa esigenza di innovazione è individuata dall'autore del volume nel 1959 anno in cui esordiscono su una scena minore e sotterranea Carmelo Bene e Remondi e Quartucci, mentre quella di arrivo è il 1967, l'anno del convegno di Ivrea in cui i primi sperimentatori e i critici più attenti all'innovazione diedero una sorta di definizione di questa vocazione al nuovo di una generazione di artisti che fece scuola e che rappresenta un punto di riferimento – almeno teorico e ideale – per molti artisti anche della scena contemporanea. Il volume dunque racconta le origini di quell'urgenza di narrare la contemporaneità, di vivere la contemporaneità in scena che oggi è ancora motivo di dibattito. Si crede che La nascita del nuovo teatro in Italia 1959 – 1967 rappresenti un contributo alla memoria recente di un teatro del fare e del pensare che vive di estetiche mutanti,- Quelle esperienze oggi magari agli occhi dei nuovi artisti possono sapere di antico, ma quella storia è l'origine riconosciuta ma magari anche da disconoscere o dibattere che forse offre un contesto al fluttuare di estetiche e di ricerche della nostra contemporaneità scenica.

Nicola Arrigoni